Radio, nessuna notizia dall’estero

1 Aprile 2014 • Giornalismi, Ricerca sui media • by

L’Italia è un paese autoreferenziale che non ascolta quello che accade fuori dai suoi confini anche radiofonici. Questa è la conclusione, a voler sintetizzare parecchio, di un articolo (di cui chi scrive è autore insieme a Giuseppe Morello, nda) pubblicato dalla rivista internazionale European Journal of Communication. Secondo i risultati dello studio, le radio italiane danno pochissima importanza alle notizie dall’estero.

Abbiamo svolto un’analisi del contenuto delle edizioni dei giornali radio di 5 emittenti nazionali, pubbliche e private (RTL 102.5, Radio24, Radio1, Radio Capital, Radio 105)  e 1 macro-regionale (Radio Popolare). Cinque emittenti sulle 6 analizzate hanno un’identità costruita attorno all’informazione, in maniera più o meno forte (molto forte Radio24, Radio Popolare e Radio 1, un po’ meno RTL 102.5 e Radio Capital).

Le notizie cosiddette di “cronaca” sono il tema dominante dell’informazione radiofonica italiana, indipendentemente dal tipo di emittente e l’attrazione per questo argomento colpisce tutte le redazioni indistintamente. L’identità e la linea editoriale delle radio analizzate si costruisce così attorno alle notizie che occupano il secondo posto: RTL 102.5, Radio105 e Radio Capital con lo sport, Radio24 con la politica e l’economia, Radio1 con la politica, Radio Popolare con gli esteri. A parte Radio Popolare, che rappresenta un’eccezione ma raggiunge anche un numero limitato di ascoltatori, su scala nazionale la rilevanza delle notizie dall’estero è marginale su tutte le emittenti prese in esame.

La notizia della relativa irrilevanza degli esteri nell’agenda delle radio italiane può sembrare una non-notizia, tanto siamo abituati alla sovrabbondanza di cronaca e di politica su tutti i media italiani. Infatti, una ricerca del 2012, condotta dall’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza sul contenuto dei telegiornali di 5 paesi europei (Spagna, Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia) trasmessi durante tutta la durata del 2011, riporta dati molto simili a quelli da noi trovati. Mentre nei telegiornali degli altri 4 paesi europei studiati gli esteri occupano in media il 19% delle notizie, in Italia trovano spazio solo per l’8%. Mentre in Spagna, Francia, Germania e Gran Bretagna gli esteri sono il genere di notizia dominante, in Italia è soltanto il terzo, o addirittura l’ottavo, se si prende in considerazione solo Rai Uno. Nei tg italiani dominano la politica interna e il gossip, mentre le notizie di cronaca nera superano di 5 punti la media europea, mentre quelle sull’emigrazione occupano il 6% dell’agenda contro il 2% della media dei paesi europei studiati, paesi che convivono da molti più anni di noi con il fenomeno dell’immigrazione e all’interno dei quali vivono molti più immigrati che da noi.

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Nelle redazioni giornalistiche di radio e tv italiane si pensa, probabilmente, che le notizie di cronaca siano più utili per catturare la preziosa attenzione degli ascoltatori per convertirla poi in pubblicità, però non si spiega allora perché in altri paesi europei, dove vigono le stesse regole commerciali, i media riescano a stare sul mercato fornendo maggiore informazione dall’estero e meno cronaca. Nemmeno il web è una soluzione, perché i siti web delle radio da noi studiate, a parte l’eccezione di Radio24, non sono che vetrine autoreferenziali dei contenuti della radio stessa: nessuno di loro punta sull’informazione in tempo reale, dando per scontato che la battaglia delle news online è già stata vinta dai giornali.

Eppure, se soltanto dessimo un occhio a cosa fanno oltre confine, ci accorgeremmo che dalla Bbc a Radio France passando per altre emittenti private europee, i siti web delle radio news&talk e all-news sono dei veri rulli informativi che competono con le testate tradizionali per spartirsi la richiesta di informazione digitale proveniente dal pubblico. Le radio analizzate credono ancora di essere delle radio e non dei media multipiattaforma (come invece sta tentando di fare RTL 102.5) e credono ancora di avere nella trasmissione del suono il proprio core business, quando invece oggi, in un ecosistema dove le persone fanno esperienza del mondo soprattutto attraverso la mediazione degli schermi, i contenuti sonori sono solo il punto di partenza intorno al quale costruire contenuti più complessi, audiovisivi, fotografici, testuali.

Per la realizzazione della content analysis, è stata registrata un’intera settimana di trasmissioni, dal 23 al 29 gennaio 2012 e dalle 1008 ore raccolte ne sono state estrapolate 75 sulle quali si è concentrata la nostra analisi. La decisione di campionare una settimana intera è dovuta a due motivi: la radio ha un ciclo settimanale all’interno del quale i programmi si dividono tra quotidiani e del weekend, per poi ripetersi per tutta la stagione ogni settimana nello stesso modo. Inoltre, esisteva un precedente autorevole, un famoso studio del 1979 commissionato dall’Unesco sulla copertura delle notizie dall’estero in 29 paesi del mondo, che aveva analizzato anche la radio e si era concentrato su una settimana di programmazione radiofonica e televisiva (Sreberny-Mohammadi, Nordenstreng, Stevenson, Ugboajah, 1985).

Nella settimana da noi analizzata non sono accaduti fatti di cronaca estera eccezionali (catastrofi naturali, attentati, conflitti internazionali) tali da richiamare un’attenzione particolare dei media. Le notizie individuate nelle 693 edizioni di giornali radio analizzate sono state divise in sette macro categorie: notizie di cronaca (nera e bianca); cronaca politica; sport; notizie di servizio (traffico e meteo); notizie economiche; esteri; notizie di cultura e società.

Secondo i risultati dello studio, in Italia, per tutti quelli che si informano soprattutto attraverso i canali tradizionali della radio e della tv, le notizie dall’estero sono soltanto un’eco lontana, qualcosa che accade ai margini dell’Impero, fuori dai confini, dove vivono i barbari con le loro barbare abitudini. Esiste soltanto un altro paese simile all’Italia nella sua autoreferenzialità, ma è un paese di 300 milioni di abitanti. Gli Stati Uniti. Una volta, un suo vecchio presidente, si coprì di ridicolo perché non sapeva dove fosse l’Afghanistan. Ecco, non vorremmo anche noi fare quella fine, vero?

Bonini, Tiziano, and Giuseppe Morello. “No news from abroad: A comparative content analysis of news issues on Italian radio.” European Journal of Communication (2014)

Photo credits: morberg / Flickr CC

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