A cosa serve la formazione giornalistica?

12 Giugno 2014 • Cultura Professionale, Ricerca sui media • by

Parlando a una conferenza sul futuro della formazione giornalistica, presso la Ryerson University a Toronto, Robert Picard, direttore del Reuters Institute for the Study of Journalism di Oxford, ha parlato in modo a dir poco sincero: in un ambiente dove “il giornalismo professionale sta perdendo buona parte della sua funzionalità e della sua significanza per la società”, infatti, formare i giornalisti del futuro è una sfida sempre più complessa.

Di sicuro, ha continuato l’economista dei media, “nessuno sa come insegnare il futuro”, ma un docente universitario, “deve aiutare gli studenti a scoprirlo, interpretarlo e navigarlo a loro modo”. Secondo Picard, “questo non è impossibile e viene fatto ogni giorno in altri settori professionali, nella finanza, nell’ingegneria e nelle scienze biomediche, con un focus sulla conoscenza fondamentale e le pratiche, sui mezzi per scoprire nuova conoscenza e nuove pratiche e su come usare le tecnologie e queste competenze in modo innovativo e per ottenere questi obiettivi”. Comunque, nonostante i “150 anni trascorsi da quando la formazione giornalistica è entrata nelle università”, ha continuato Picard, “non è ancora stata sviluppata una base di conoscenza condivisa”, che invece servirebbe molto per realizzare tutto questo.

Nell’attuale crisi, la formazione giornalistica è messa in pericolo anche per il fatto di essere troppo allineata con alcuni tra le maggiori vecchie aziende mediatiche. “I docenti di giornalismo non dovrebbero prendere parte in progetti che principalmente sfruttano i loro studenti”, perché una relazione troppo accomodante tra le teoria e la pratica tradizionale del giornalismo potrebbe rendere ancora più difficile l’adattamento alle nuove realtà. In paragone con gli Usa e il Canada, ad esempio questo è un problema ancora più urgente in Germania, dove le università di Amburgo e Lipsia hanno ridotto i propri rispettivi programmi in giornalismo, mentre una vasta parte della formazione in questo settore è ancora offerta da scuole private che sono integrate all’interno di grandi gruppi mediatici come Springer, Burda, Gruner + Jahr, Holtzbrinck e Rtl.

Inoltre, dato che i corsi in entrepreneurial journalism stanno diventando di moda, secondo Picard, assistiamo anche all’ascesa di un nuovo fenomeno: “pochi di questi programmi sono tenuti da qualcuno che sia mai stato davvero un imprenditore”, ha spiegato il professore dell’Università di Oxford, “molti dei docenti insegnano agli studenti solamente come essere dei freelance”. Sfortunatamente, l’esperienza insegna come, persino per gli studenti più talentuosi, anche questo obiettivo non possa più essere facilmente ottenuto.

Per approfondire: un articolo di Robert Picard su come il digitale sta cambiando l’organizzazione delle redazioni

Articolo pubblicato originariamente in tedesco su Tagesspiegel, il 10 giugno 2014

Photo credits: City College Norwich / Flickr CC

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