L’imparzialità conta ancora nel giornalismo online?

15 Settembre 2014 • Giornalismi • by

I media tradizionali devono adattarsi a Internet o potrebbero perdere il contatto con le loro audience più giovani. L’accuratezza e l’imparzialità come valori del giornalismo hanno certamente ancora importanza, ma anche il tono e l’ethos della Rete, insieme ad altri fattori, come una maggiore trasparenza o l’essere più interattivi e open, sono divenuti a loro volta punti fondamentali.

Il panorama mediatico è mutato radicalmente con l’avvento dell’era digitale e i business model cui eravamo abituati sono cambiati o diventati obsoleti, mentre nuove piattafome di storytelling emergono ogni giorno. Il digitale ha cambiato il cuore di quello che fa il giornalismo e, di conseguenza, si è dovuto fare lo stesso con gli standard editoriali.

In un paper realizzato per il Reuters Institute for the Study of Journalism ho posto fondamentalmente due domande: quali standard giornalistici sono ancora adatti in questa nuova epoca e quali di questi formano le basi di un nuovo tipo di giornalismo di cui alcune testate solo online sono state pioniere?

“Accuracy, Independence and Impartiality: How legacy media and digital natives approach standards in the digital age”, questo il titolo del mio studio, si concentra sull’analisi di tre testate tradizionali, il Guardian, il New York Times e la Bbc e su tre digitali BuzzFeed, Quartz e Vice. Complessivamente, l’outlook finale dello studio è promettente. L’arrivo di Internet ha dato alle audience accesso più ampio a una vasta gamma di dati, fatti e opinioni e il Nieman Lab ha pubblicato una buona sintesi dei risultati finali per ogni testata analizzata.

Dal punto di vista della trasparenza, testate native digitali come ProPublica, FiveThirtyEight o Vox rivelano il modo in cui funzionano per generare fiducia presso i loro lettori. Un sito economico come Quartz (di proprietà di The Atlantic) ha invece sistemi innovativi che i lettori possono usare per aggiungere i propri appunti all’interno di un articolo, mentre una testata sportivo-culturale come Grantland ha saputo dimostrare come un organo mediatico dovrebbe apportare correzioni ai propri contenuti offrendo ai lettori anche più contesto.

Dal mio studio è emerso complessivamente che i punti di forza editoriali offerti da questa epoca digitale sono almeno questi:

• L’uso dei link al fine di rafforzare la trasparenza e l’accuratezza
• Maggiori possibilità di contestualizzazione e puntualità per le correzioni
• La possibilità di includere più voci, con il fine di rafforzare il pluralismo
• La trasparenza in aggiunta (e non in sostituzione) dell’imparzialità

Ma esistono anche alcuni rischi:

• La velocità e la viralità possono mettere a rischio l’obiettività e l’accuratezza
• L’assenza di una struttura lineare si traduce nel fatto che i contenuti siano appiattiti. La distinzione tra diverse tipologie di articoli è difficile per quelle testate votate all’imparzialità
• Il native advertising e il crescente uso di giornalismo PR-driven potrebbero portare le audience a compiere scelte non correttamente informate

Tra le conclusioni del mio paper vi è l’osservazione che una terza forma di giornalismo sia emersa. Si tratta di una formula che combina i migliori standard tradizionali con approcci innovativi per raggiungere i nativi digitali. Questo trend è già stato riconosciuto in precedenza da Emily Bell del Tow Center for Digital Journalism e dalla firma del Guardian Frederic Filloux in alcuni loro interventi.

Testate native digitali come Quartz, Vox o ProPublica stanno costituendo una nuova forma di giornalismo che combina integrità editoriale a un tono e un modo di presentare i contenuti che è puramente “del Web”. Per le organizzazioni mediatiche tradizionali, si fa quindi sempre più importante, da questo punto di vista, il ridefinire i propri standard. Senza adattarsi, queste rischiano di perdere il contatto con le loro audience, le quali sceglieranno tra la vasta offerta presente online.

Per rafforzare la fiducia e l’integrità giornalistica in questa fase, le testate devono quindi dare priorità ad alcuni aspetti fondamentali: cercare maggiore trasparenza, favorire forme aperte di giornalismo e trovare una voce “del web”, una voce che potrebbe essere rappresentata meglio dall’autorevolezza di singoli reporter o firme note e rispettate nel Web. L’era di Internet richiede anche contenuti che siano altamente condivisibili sui social media, pur restando accurati. I media dovranno adattare i loro standard abituali per renderli funzionali alle esigenze di un’era ibrida, affinché questi rafforzino un giornalismo accurato, robusto, ma capace di far proprio il tono e l’ethos della Rete.

Il report completo è consultabile sul sito del Reuters Institute, qui.

Photo credit: Free Press / Flickr Cc

 

 

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