Non sembra poi essere così scontato che l’integrazione delle strutture editoriali offline-online sia la migliore delle risposte per tutti quei giornali che vogliono sviluppare un’attività su web mantenendo in essere il business cartaceo. Negli Stati Uniti iniziano a esservi pareri contrastanti e alcuni, in base alle esperienze finora realizzate, sono dell’idea che sia meglio prendere le distanze dal modello di convergenza sinora prospettato e considerato come miglior approccio per sfruttare al meglio le risorse. Tra questi Jane Stevens, esperto del mondo della comunicazione, che nel suo blog dichiara di essere arrivato alla conclusione che la scelta più corretta sia quella di imprimere un drastico cambiamento, separando le risorge digitali da quelle della stampa.
Deconverge. Spin off print from digital. Separate management. Separate P&L. Separate buildings. Separate ad and content staff.
Un anno fa, dice Stevens, avrei trovato del tutto fuori luogo pensare una cosa del genere, ma oggi mi sono ormai convinto del contrario. La vera innovazione in ambito digitale è possibile solo creando strutture separate. A questo proposito Stevens cita Clark Gilbert, Ceo di Deseret News. Gilbert, nei suoi studi condotti presso Harvard Business School sui fenomeni legati alle transizioni che l’industria ha dovuto affrontare nella recente storia di internet, sottolinea che di fronte a cambi paradigmatici di settore, solo il 9% delle aziende riesce a sopravvivere.
L’unico modo perchè un mercato come quello editoriale, esposto a conflitti di ordine congiunturale e strutturale, possa sopravvivere è avanzare ipotesi di modelli di business del tutto originali. La realtà dei fatti – aggiunge Gilbert – è semplice: non possono più esistere all’interno di una stessa organizzazione due differenti culture. Il rischio nel perseguire un modello integrato è trovarsi di fronte a un’organizzazione che spreca inutilmente energie. Le aziende editoriali che vogliono creare le premesse per un futuro digitale ricco di opportunità e, nello stesso tempo, continuare a mantenere profittevole la carta, sebbene in una dimensione di progressiva contrazione, secondo quanto afferma Stevens, sono quelle intraprendono un percorso il più possibile indipendente.
Il problema di fondo, per una struttura editoriale ibrida che ha al proprio interno attività miste online-offline, rimane però la produzione di contenuti. Come ovviare a questo problema? Sovvertendo la gerarchia editoriale facendo sì che il flusso del processo non preveda il web come capolinea dell’informazione, ma al contrario sia il punto di smistamento dei contenuti. Un modello all’interno del quale la carta agisca in un’ottica di adattamento dei contenuti generati dalla controparte digitale.
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