L’Insostenibile Leggerezza
dell’Essere Solamente Online

13 Agosto 2012 • Digitale • by

Già il recente rapporto, realizzato da Nicola Bruno e Rasmus Kleis Nielsen per il Reuters Institute for the Study of Journalism, aveva evidenziato come per le start up all digital dell’informazione del nostro Paese la sopravvivenza fosse da considerarsi un successo.

A queste informazioni, a maggio, si era aggiunta la notizia della necessità di ricapitalizzare da parte di Linkiesta. Elemento che sottolineava ulteriormente le difficoltà di sopravvivenza delle testate solo online nel nostro Paese.

Arrivano ora ulteriori dettagli che rendono davvero cupo il panorama. Secondo quanto riportato da Italia Oggi sia Linkiesta che Il Post sarebbero, riprendendo il titolo del film forse più celebre di Dario Argento, in profondo rosso. A tentare di salvare il quotidiano diretto da Jacopo Tondelli, che nel 2011 ha avuto costi per 1.113.365 euro e ricavi di soli 69.083 euro (accumulando un passivo di oltre un milione di euro) arriverebbe, a titolo non oneroso, Stefano Maruzzi, ex Country Director di Google Italia. Anche il giornale di Luca Sofri non pare che se la passi molto meglio visto che il bilancio 2011 con ricavi per 131.000 euro a fronte di costi per 628.000 euro che hanno dunque generato un saldo negativo di 360.000 euro.

E’ dunque davvero impossibile la sostenibilità per l’informazione online nel nostro Paese?

Il caso di Varese News sembra smentire le previsioni più nefaste con dati Audiweb (vedi tabella) che posizionano la testata locale all digital al di sopra di tutte le altre start up solo online nazionali. Un successo che si basa sul rapporto con la comunità, con il pubblico di rifermento, come ha affermato Marco Giovannelli, Direttore del quotidiano lombardo, durante Digit, la due giorni tenutasi ad inizio luglio dedicata proprio al giornalismo digitale in Italia, sottolineando che: “anche se i numeri, misurati, fanno la differenza. L’autorevolezza fa la differenza. L’ascolto fa la differenza. Il rapporto attivo e partecipe fra giornale e la propria comunità fa la differenza”.

Non è solo questione di stabilire una relazione, che come sempre è la base minima di partenza, ma di trovare forme e modalità diverse di remunerazione.

Anche in questo caso Varese News fa scuola con forme diverse di branded content che integrano i ricavi pubblicitari. Soluzione che nel nostro Paese è stata adottata come una fonte per ottenere delle revenues da Squer.it, nascente piattaforma informativa all digital tutta italiana, e che all’estero sta diventando sempre più diffusa tra diverse testate a cominciare da Huffington Post e The Atlantic.

Un altro aspetto che è opportuno sottolineare è relativo alla inadeguatezza della struttura commerciale di molte testate online italiane che o fanno da se, con tutti i limiti che comporta affidare le vendite a chi non è del mestiere, o in altri casi demandano a concessionarie di pubblicità plurimandatarie, com’è ad esempio il caso del Il Post ma anche di molti altri, la vedita di spazi pubblicitari. Una soluzione che vede sempre una partenza in seconda posizione, quando va bene, nel portfolio e che non può essere che penalizzante per i risultati.

Elemento che è emerso con chiarezza durante la sessione conclusiva del precitato convegno sul giornalismo digitale in Italia, che grazie alla presenza, tra gli altri, di Nicola Amelio,Vice Presidente ANSO – Associazione Nazionale Stampa Online, ha consentito di circostanziare con precisione grazie all’osservatorio privilegiato di oltre 100 testate all digital che fanno parte dell’Associazione.

Pare insomma che l’insostenibile leggerezza dell’essere solamente online non sia solamente legato a fattori esogeni ma anche, o forse soprattutto, endogeni. Ancora una volta ci stiamo lavorando sopra.

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