Le vere notizie? Arrivano da pochi e selezionati giornali

9 Marzo 2010 • Cultura Professionale, Giornalismo sui Media • by

Uno studio del Nieman Lab rivela come il dibattito in rete nasca da un’informazione originale prodotta da redazioni tradizionali

“Le notizie non le porta la cicogna. Per quanto il mondo dei blog e l’informazione del citizen journalism siano ormai realtà adulte e costituiscano una ricchezza per tutti, i fatti di cui tutti parlano restano quelli scovati e raccontati dalle redazioni tradizionali“. Così afferma Marco Bardazzi, giornalista della Stampa, commentando uno studio del Nieman Lab, autore Jonathan Stray, studio in cui si analizza una notizia internazionale per vedere quante testate hanno fatto un lavoro originale per raccontarla, e non un semplice copia e incolla da altre fonti.

Come racconta Bardazzi, Stray si è concentrato sulla storia delle irruzioni degli hackers cinesi nei server di Google, che un’inchiesta giornalistica del New York Times ha fatto risalire a due college in Cina controllati dal governo. Da un’analisi di 121 versioni diverse della stessa storia circolate su media di vario genere, è emerso che 13 testate (l’11%) avevano fatto un qualche lavoro di ricerca autonomo e solo sette (6%), incluso ovviamente il New York Times, avevano una storia che si poteva dire completamente farina del loro sacco, per la quale avevano interpellato direttamente le fonti. Tutti gli altri, dai blog alle testate minori, si erano limitati a rilanciare il lavoro fatto da questi sette media principali, tra i quali figurano anche il Washington Post, il Wall Street Journal, Bloomberg e Guardian.

La blogosfera – continua Bardazzi – ci arricchisce tutti sul piano intellettuale e della capacità di scambiarci informazioni. Ma il plancton delle notizie che alimenta l’intero ecosistema e senza il quale crolla tutta la catena alimentare, viene ancora oggi prodotto nelle redazioni tradizionali. Per questo è importante – conclude il giornalista della Stampa – che emergano presto dei modelli di business seri che permettano alle redazioni di continuare a fare il loro lavoro potendo affrontare i costi che comporta. Altrimenti i nostri oceani dell’informazione, senza il plancton, scopriranno di trovarsi a corto di argomenti su cui discutere e magari litigare.

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