“Coopetizione” per stimolare la convergenza

13 Dicembre 2011 • Digitale, Editoria • by

La SSG SSR e le case editrici dovrebbero collaborare invece che combattersi

La vita può riservarci molte sorprese, in questo caso due: in estate  Hans-Peter Lebrument aveva spaventato tutti noi scienziati delle scienze della comunicazione scrivendo a proposito di  “Qualità come garanzia di successo duraturo” nella postilla della sua associazione Flash extra  che ” nel campo dei media e della comunicazione si è imposta la parte peggiore degli scienziati del settore”. Il loro lavoro è inutilizzabile poiché “poco sistematico,  fondato su una ricerca discutibile, su criteri di formazione professionale ancor più discutibili dai quali scaturiscono risultati poco comprensibili”.

Un paio di mesi più tardi il colpo di scena: l’associazione di Lebrument invita quattro rinomati scienziati della comunicazione dell’associazione dei media svizzeri “O-Ton” per un incontro a Zurigo per riflettere insieme sulle possibili soluzioni nel conflitto tra la SSR e gli editori privati nel mercato on-line. Ed ecco la seconda sorpresa: i quattro esperti invitati durante l’incontro sono giunti, senza averne parlato prima, a conclusioni molto simili.

Roger Blum, Heinz Bonfadelli, Kurt Imhof – di recente criticato dagli editori per il suo annuario “Qualità dei media” – e il sottoscritto abbiamo suggerito agli editori di sedersi allo stesso tavolo con la SRG per progettare insieme un futuro convergente dei media a vantaggio di entrambe le parti. Invece di contendersi i quattro soldi che la futura pubblicità online potrà procurare e di farsi la guerra riguardo la propria presenza in rete, gli editori e la SRG, visto che le risorse si ridurranno ulteriormente,  dovrebbero puntare  a un’adeguata ripartizione dei compiti che garantisca un’ampia offerta editoriale e dunque il miglior servizio possibile agli utenti dei media svizzeri.

Il futuro dei media è online e lì convergono i vecchi media la TV, la radio e la stampa. Bisogna andarci piano nel chiedere di limitare la SRG in rete, se si vuole mantenere un “servizio pubblico” in tempi come questi, in cui gli introiti pubblicitari migrano verso il web, diminuisce la disponibilità dello stato a sostenere finanziariamente il servizio pubblico e le redazioni sono sempre meno in grado di svolgere i compiti affidati loro dallo stato.

In ogni caso in Svizzera la vera minaccia alla molteplicità di mezzi di comunicazione non viene dalla SSR ma dall’estero, non solo da pesi massimi come  Google, Apple e Facebook, ma anche dai grandi gruppi editoriali europei come Bertelsmann/RTL, Springer, Mediaset/Mondadori  e da Tamedia, il più grande gruppo editoriale privato svizzero.

Se si vuole conservare un giornalismo di alto livello e la “Swissness” è consigliabile guardare avanti nel mondo di internet e cercare possibili sinergie.

“Coopetizione” è la parola d’ordine.  La coopetizione è possibile anche in un regime di concorrenza. come dimostra l’esempio dalle ditte di software in California. I concorrenti diventano e  si dedicano a ciò che fanno meglio. La SRG potrebbe fornire le immagini in movimento per le pagine web delle case editrici, il podcast e la corrispondenza dall’estero, le notizie economiche e la copertura dei media, ovvero quello che gli editori dei giornali stanno fortemente riducendo o non riescono a fare . Insomma la SRG potrebbe mettere a disposizione tutto ciò che i cittadini hanno già pagato con il canone di ricezione.

Da parte loro gli editori dei giornali, in cambio di un compenso adeguato, potrebbero fornire testi da mettere sulla piattaforma web della SRG e far valere la loro forza  nell’ambito della cronaca regionale e locale. Notizie che per altro  già forniscono alle grandi agenzia di stampa.

Traduzione dall’originale tedesco “Mit Coopetition Konvergenz gestalten” a cura di Alessandra Filippi.

I profitti pubblicitari derivati dall’offerta on-line  rimarranno comunque un campo di battaglia marginale, poiché i notiziari sul web offrono guadagni molto ridotti.

Chi avesse avuto occasione negli ultimi tempi di prestare orecchio al direttore generale della SRG Roger de Weck o al capo della  RSI Dino Balestra avrà colto riflessioni sfuggite a molti editori.

De Weck viene dal mondo della stampa, era capo redattore del Tages-Anzeigers e del Die Zeit.

Con un  interlocutore come lui gli editori dovrebbero riuscire a dare forma in maniera attiva al futuro dei media svizzeri. A condizione che vengano abbandonate un paio di contrapposizioni che  appartengono al passato.

E forse anche convincere il grande presidente che i consigli degli accademici non sono del tutto inutili e addirittura possono indicare il cammino da seguire.

 

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