First is Better! Il segreto del successo di Fanpage

22 Maggio 2013 • Digitale • by

Fanpage, testata giornalistica nativa digitale, è un caso di successo straordinario che nasce da una grandissima attenzione ai social media come dimostrano sia i dati presentati da Vincenzo Cosenza all’ultima edizione del Festival Internazionale del Giornalismo che la classifica mensile di Socialbakers. Abbiamo voluto approfondire le motivazioni intervistando il suo Direttore Francesco Piccinini  a tutto campo sulla struttura organizzativa della testata, le problematiche dell’informazione online in Italia e, ovviamente, sulle strategie che l’hanno portata ad essere la fonte d’informazione con il maggior numero (oltre 1,5 milioni) di fan su Facebook.

Fanpage.it tra le testate d’informazione all digital italiane primeggia per numero di lettori, di utenti unici sorpassando ampiamente tutte le altre testate che hanno una penetrazione di gran lunga inferiore. Quali sono gli elementi chiave di questo successo?

“La forza di Fanpage nasce dalla capacità di costruire un giornale che si muove lungo due assi: la presenza sui social e la capacità di andare ad intercettare un pubblico al quale le altre testate non puntano. Non cerchiamo di doppiare – nei modi e nella sostanza – l’informazione che altri giornali fanno ma puntiamo a differenziarci sia in senso divulgativo che di tematiche. A volte cerchiamo di anticipare le notizie grazie al supporto del social media team che – avendo un osservatorio privilegiato sulla rete – ci permette di anticipare gli altri competitors. Non ultimo un flusso sempre maggiore di notizie video generato dai nostri videoreporter e dai citizen che animano, ogni giorno, la nostra piattaforma di citizen journalism YouMedia”.

Parliamo di organizzazione del lavoro. Di quanti elementi è composta la redazione e come viene organizzata la copertura delle notizie, qual’è il flusso interno della redazione durante l’arco della giornata?

La redazione è composta da circa 45 elementi tra interni ed esterni. Alla quale vanno aggiunte le due anime che sono il cuore del giornale: il social media team (costituito da 9 elementi) e il team tecnico (fatto di 10 sviluppatori). L’apertura è alle 7.30 e la chiusura alle 0.00 e nel corso di questo arco temporale cerchiamo di gestire il flusso di news che è organizzato per redazioni tematiche: da motori a cronaca passando per spettacolo e sport cerchiamo di coprire tutte le tematiche proprie di un generalista”.

Dalle informazioni che circolano le testate all digital, non solo italiane, hanno ancora grossi problemi di redditività e per molte di loro il punto di pareggio appare lontano come emergeva anche dallo studio “Survival is Success” del Reuters Institute for Journalism. Apparentemente è la strada della specializzazione quella che paga. Qual’è la situazione di Fanpage.it sotto questo profilo?

Fanpage ha una stabilità economica assicurata grazie ad un modello completamente free. Ovviamente essendo un giornale indipendente e non legato a partiti la nostra unica fonte di revenue è la pubblicità che, fino ad oggi, ci ha sempre assicurato l’adeguata copertura data da una crescita proporzionale dei fatturati e dell’organico”.

Fanpage.it ha recentemente raggiunto, e superato, il milione e mezzo di fan sulla pagina Facebook ed è la testata di informazione con il maggior numero di fan in Italia surclassando Repubblica e Il Fatto Quotidiano. Come è stato raggiunto questo risultato?

“Come detto in precedenza, l’idea è stata “first is better” e quindi il giornale ha subito creato un’anima e una struttura che prima degli altri sapesse posizionarsi sui social network. Una team di nove persone non è un “vezzo” ma una necessità che – grazie ad un dialogo costante – consente alla redazione di intercettare quelli che sono i trend della rete. Ascoltare il social è un punto fondamentale di un giornale del futuro”.

Restando ai social network, si parla sempre più dell’importanza delle condivisioni sia per la reputazione della testata che per la forza nel generare traffico verso il sito web. Fatto 100 il numero di utenti unici nel giorno medio qual’è la percentuale che arriva da Facebook e da Twitter? Oltre ai questi qual’è la vostra presenza sugli altri social network, quali gli obiettivi ed i risultati?

Il traffico da Twitter – come per altri giornali presso i quali ho lavorato – è pressoché irrisorio. Ma l’errore non deve essere quello di considerare il questo social network – così come gli altri – una mera fonte di traffico. Twitter, per Fanpage, è lo strumento attraverso il quale dialogare con i lettori ma in senso più amprio è una metodologia di giornalismo perché consente di ricevere informazioni. G+  genera sempre più interazione ma un traffico ancora realtivamente basso. Ovviamente, per quanto riguarda la sfera social – Facebook la fa ancora da padrone e genera oltre la metà del nostro traffico quotidiano. Questo, però, non deve farci sedere sugli allori poiché altri network possono esplodere da un momento all’altro e noi dobbiamo esser pronti a cogliere l’attimo”.

Audiweb, nelle rilevazioni di marzo 2013 parla di 350mila utenti unici mentre le vostre dichiarazioni sono di circa un milione di utenti unici nel giorno medio. Come mai anche su una dimensione rilevante quale quella di Fanpage.it  Audiweb pare essere se non inattendibile certamente molto parziale nei dati forniti? Quali problemi pone questa parzialità al momento di operare sul mercato, di relazionarsi con centri media ed investitori pubblicitari e quali i possibili rimedi?

“Audiweb è l’unico ente che certifica i dati e quindi dobbiamo guardare quelli. Certo non è sempre facile confrontarsi con numeri inferiori ma c’è anche l’aspetto di metriche differenti: mentre un censuario – sia esso Analytics, Shinystat o altri – conta i browser unici l’obiettivo di Audiweb è quello di conteggiare le persone. Ovviamente questo crea dei problemi a noi che ci confrontiamo con i centri media ma anche a potenziali investitori che – fortunatamente – alla fine si confrontano con i dati dell’adserver e vedono le proprie impression effettivamente distribuite. Resta un problema, un problema che speriamo venga affrontato presto”.

 La tua esperienza professionale dal giornalismo partecipativo di AgoraVox Italia all’attuale di Direttore di Fanpage.it, passando per quella di Digital Manager del Gruppo Editoriale Caltagirone, ti pongono certamente in una posizione di osservatore privilegiato dell’informazione online nel nostro Paese. Quali i principali problemi da risolvere e quali le prospettive nel medio periodo, da qui a tre anni?

Prima di tutto grazie. L’informazione è vecchia. I suoi attori sono vecchi. L’innovazione non è altro che copiarsi a vicenda – parlo dei grandi gruppi – osservando soprattutto quello che fanno i due leader di mercato. Non esisterà innovazione se tutto procederà così. Sento delle baggianate sull’insostenibilità dei modelli solo pubblicitari: sì, è vero! Sono insostenibili se li guardiamo da un punto di vista di organici di 600 giornalisti e privilegi infiniti. Sono sostenibili se in un’azienda ognuno fa la sua parte e pensa prima a realizzare un prodotto migliore che ad acquistare un’automobile migliore. Perché leggiamo quotidiani su tablet che sono, in realtà, dei pdf? Perché usiamo un tablet come un semplice sfogliatore? Parliamo di oggetti che hanno dei processori di tutto rispetto che sono usati – dai quotidiani – come vassoi per un pdf. Se non cambia l’approccio “salviamo il salvabile” non ci sarà uno slancio verso l’innovazione”.

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