Lo stato di crisi dei giornali italiani

7 Ottobre 2009 • Digitale, Editoria • by

Osservatorio europeo di giornalismo, 07.10.2009

La crisi congiunturale e di sistema che coinvolge la stampa italiana mette a dura prova la tenuta dello status quo. I grandi gruppi editoriali hanno chiuso la semestrale con perdite consistenti e stanno approntando piani di ristrutturazione che colpiscono direttamente le redazioni dei giornali. E la seconda parte dell’anno non sembra dare indicazioni in controtendenza. Sono centinaia i giornalisti italiani che nell’arco dei prossimi due anni lasceranno le redazioni dei quotidiani nazionali e locali.

Il gruppo Sole 24 Ore nei primi sei mesi dell’anno ha registrato una perdita di 9,2 milioni di euro contro un utile di 21,6 milioni di euro registrati nello stesso periodo del 2008 e i ricavi pubblicitari sono crollati del 27,2%. Interventi strutturali e organizzativi mirano a un piano di contenimento dei costi che prevede risparmi per 40 milioni di euro. Esuberi riguardano 200 dipendenti su un totale di 2279, di cui circa 40 giornalisti .

Conti in rosso anche per Rcs Mediagroup che archivia la prima metà dell’anno con una perdita netta di 65 milioni di euro contro un utile di 36,5 milioni del primo semestre 2008. Il contesto di calo generalizzato dei consumi e di marcata recessione economica – spiega il gruppo editoriale – ha determinato, nel primo semestre 2009, un’accentuazione del calo delle diffusioni dei quotidiani a pagamento. Ancora più critica la situazione sul fronte pubblicitario, che nel secondo trimestre non ha evidenziato alcun segno di recupero rispetto alle performance fortemente negative già realizzate nel primo.

Il piano di ristrutturazione per Rcs approvato lo scorso maggio, che prevedeva per il Corriere della Sera la riduzione di 90 giornalisti, si è oggi ridotto a 49, ma costituisce un’assoluta novità per il quotidiano milanese. De Bortoli, direttore del giornale, si è sempre espresso per una riduzione complessiva dei costi che consentisse di avviare, contemporaneamente, innovazioni e progetti di sviluppo editoriale legati anche a una maggiore integrazione multimediale. Repubblica non è da meno ed il piano messo in atto la scorsa estate prevede un taglio di ben 84 giornalisti prepensionabili. Stessa sorte accompagna La Stampa che ha aperto a settembre lo stato di crisi con conseguenti riduzione del corpo redazionale e altrettanto sta accadendo in numerosi giornali locali come il Mattino , il Gazzettino, l’Eco di Bergamo.

In generale si è convinti che il futuro quadro competitivo del settore editoriale nel medio periodo si presenterà profondamente mutato e premierà soprattutto le società meglio attrezzate in termini di struttura e prodotti che saranno pronte a cogliere le nuove opportunità di mercato, derivanti anche da mutamenti tecnologici e dai nuovi modelli di business emergenti.
“La crisi è ancora grave perchè la pubblicità va malissimo. L’unica che sale è quella su Internet”, dice il presidente della Fieg, Carlo Malinconico. Il settore, colpito da una caduta della pubblicità, non vede gli auspicati segni di ripresa e, secondo le indicazioni che provengono dalla Fieg, potrebbe registrare un’ulteriore caduta nei prossimi mesi. Nel frattempo il governo ha stanziato 20 milioni di euro per far fronte ai prepensionamenti nell’editoria quotidiana e periodica cui avranno diritto coloro con età non inferiore a 58 anni e almeno 18 anni di contributi.

Considerato che il piano governativo per il momento permette la copertura economica con oneri a carico dello stato per un prepensionamento complessivo di 290 posizioni e che i giornalisti attualmente attivi con un età superiore ai 58 anni sono circa 500, vuol dire che l’età media redazionale si abbasserà in modo abbastanza consistente. Ma sarà un’operazione per certi versi virtuale, poiché una parte di quei prepensionamenti riguarda giornalisti noti, con grande esperienza, che manterranno in essere collaborazioni esterne.

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