Da Berlino, le news personalizzate di Newscase

5 Agosto 2015 • Economia dei media, Più recenti • by

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Newscase

Berlino – Ubicata in un arioso ufficio nel centro di Berlino, Newscase è una startup giornalistica redditizia e in rapida crescita. Eppure, non vi lavorano giornalisti. Newscase è infatti un aggregatore con una differenza: distribuisce i contenuti di 100 testate partner, pubblicando articoli interi. I lettori possono personalizzare le news che vogliono ricevere, selezionando fino a 15 giornali, come anche varie arie tematiche, per avere un proprio giornale online personalizzato. L’applicazione, che attualmente presenta solo testate tedesche, sta per espandersi su scala globale. Newscase ha infatti recentemente firmato un accordo con la Trinity Media Group per distribuire 30 testate inglesi, compreso il Guardian, e sta anche trattando con altri giornali in Brasile.

News personalizzate
L’idea delle notizie personalizzate non è nuova: è già possibile personalizzare le news con servizi come come Google Alerts o Flipboard. Mentre questi siti portano i lettori sui server delle pubblicazioni originali, Newscase pubblica gli articoli sul proprio domain e nella loro interezza. Ciò significa che si possono anche scaricare i contenuti per leggerli quando si è offline, o addirittura  farseli leggere da una voce con la funzione audio dell’app.

“I nostri target principali, i cosiddetti millennials, fanno i pendolari quotidianamente, hanno poco tempo per leggere le news ma hanno svariati interessi e cercano la diversità nelle notizie”, dice Wanja Oberhof, co-fondatore dell’applicazione, lanciata nel 2012. “Newscase è fatta per loro perché permette agli utenti di creare il loro giornale digitale personale e di leggerlo ovunque si trovino, che siano online oppure no”. “La nostra credibilità editoriale viene dai partner con cui lavoriamo”, sostiene invece Stephan von Wrede, Sales Manager dell’app e uno degli otto membri del suo team. Newscase è attualmente disponibile per smartphone e tablet sia Android che iOS (secondo Von Wrede, gli utenti della Mela sono dieci volte più propensi a pagare per le app).

Come nel caso della startup olandese Blendle, dove i lettori pagano ogni singolo articolo, Newscase richiede il pagamento di un abbonamento. Gli utenti premium, che hanno accesso a tutti i contenuti online inclusi quelli a pagamento, pagano 9.99 euro al mese. L’azienda divide le entrate provenienti dagli abbonati con le testate sulla base di quanti articoli vengono letti. “Loro guadagnano quando guadagniamo noi”, spiega von Wrede, “non ricevono soldi in anticipo, ma vengono pagati quando anche noi veniamo pagati”.

L’azienda, che ha recentemente cambiato il suo nome da Niiu a Newscase, ha anche uno staff di dieci sviluppatori a Goa (India) e un ufficio a New York, dove l’azienda fa parte di un progetto tedesco di accelerazione per startup della durata di sei mesi.

Giornali locali
L’espansione internazionale è un passo logico per Newscase, ci spiega von Wrede. La Germania, in cui il 95% della stampa è locale, è un mercato insolitamente difficile. “Non credo ci sia un altro paese al mondo in cui vi siano così tanti giornali locali”, spiega von Wrede, dicendoci che la maggior parte delle regioni ha un proprio giornale locale. “Se si va in Brasile, bisogna parlare solo con otto testate e si copre l’intero paese, ma in Germania se ne devono incontrare 80”.

La decentralizzazione delle notizie in Germania significa anche che è difficile attrarre l’attenzione a livello nazionale sulle app come Newscase. “Se si lancia un prodotto a Berlino, non si può essere certi che ne vengano a conoscenza anche le persone a Monaco”, sostiene von Wrede, “questo si rivela molto più facile nel Regno Unito, dove bisogna essere presenti solo in quattro o cinque città, inclusa Londra”.

Tuttavia, mentre le news online a pagamento sono un fenomeno affermato in molte parti del mondo, come negli Stati Uniti, in Germania si presentano ancora come un esperimento “chissà dove andrà questo treno carico di contenuto a pagamento?”, si chiede von Wrede.

Articolo tradotto dall’originale inglese da Georgia Ertz

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