Per una teoria copernicana delle informazioni

21 Febbraio 2011 • Editoria • by

La gran parte delle organizzazioni editoriali che hanno compiuto il passaggio all’online, integrando quest’ultima forma di comunicazione alla carta stampata e alle opportunità recenti del digital newspaper, tendono spesso a ragionare in modo conservativo. Si è in qualche modo ostaggio del modello passato in base al quale il contenuto viene associato a un contenitore, sia esso il giornale di carta, il sito online o l’iPad. Tuttavia inizia farsi strada una concezione diversa nel modo di gestire i contenuti: non più associati a un contenitore, ma distribuiti in modalità che possano essere coerenti con gli interessi specifici dei lettori. Il vecchio modello, per quanto rivisitato, tende, sempre e comunque, a creare le condizioni che forzano l’utente ad accedere a contenuti previa quota di pagamento: per acquistare la copia stampata, per scaricare l’iPad edition. Formule che difficilmente possono essere applicate al web.

Per quanti tentativi si siano fatti, la gran parte dei siti generalisti è arrivata alla conclusione che la politica del paywall non corrisponde a criteri di reale fattibilità, è una politica suicida. L’approccio all’online deve necessariamente prefigurare una disponibilità a essere aperti, individuare gli strumenti che permettano di distribuire propri contenuti cogliendo le opportunità che nascono dalla propagazione delle notizie nell’ecosistema dell’informazione digitale. In questa visione non è il contenitore, il website, a essere il centro dell’universo, ma il contenuto. Deve essere in qualche modo sovvertita la teoria tolemaica dell’editoria, dove il contenitore è il centro del sistema informativo, e applicata, invece, la teoria copernicana in base alla quale i contenitori sono satelliti al contenuto ed è quest’ultimo a essere il centro reale della galassia informativa. Se ci si converte alla teoria copernicana dell’editoria si può essere coerenti con le potenzialità offerte dalla distribuzione dei contenuti in rete. In un certo modo significa procedere a una progressiva disintermediazione tra contenuto e contenuti nella consapevolezza che le abitudini di lettura nell’era di internet sono drammaticamente diverse dal passato: si tende a leggere in una logica orizzontale e non verticale, la network experience pervale sulla product experience. Viene meno l’informazione a silos dell’era pre internet, assume rilevanza la distribuzione e propagazione dell’informazione.

Esisterà sempre meno un rapporto univoco – lettore-giornale, lettore-web – poiché tenderà a prevalere una modalità di lettura che interseca una pluralità di fonti di informazione determinata dagli interessi dei lettori. Un percorso che può essere attuato nelle modalità più diverse e che vede già oggi delle pratiche attuazioni. Twitter, Facebook, aggregatori di notizie, instant newspaper, le possibilità di tradurre in termini reali la formula copernicana dell’editoria sono molteplici e, in parte, ancora tutte da scoprire. Un utente può oggi essere aggiornato in base a  una selezione di macro e micro argomenti attivando filtri, alert, utilizzando applicazioni popolari come Facebook e Twitter. In questo caso sono i contenuti che vanno all’utente e non viceversa, come nel vecchio modello.

Vi sono giornali che hanno iniziato a rendere disponibili news alert circoscritte a singole sezioni del giornale: economia, sport, spettacolo, politica, cronaca locale che si materializzano in canali Facebook o Twitter dedicati. Il lettore si costruisce così una sorta di giornale informativo ad hoc, selezionando ciò che a suo parere può essere considerato il meglio del meglio di quanto viene pubblicato in rete. La scommessa è rendere sempre più fruibile con semplicità, efficacia ed efficienza questo modello. L’editoria cavalcherà questa opportunità? O prevarrà, invece, la tentazione di imporre logiche che appaiono ormai superate? Quanti credono ancora nella teoria tolemaica dell’editoria e quanti in quella copernicana?

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