La libertà e l’indipendenza dei media, dei valori da difendere

13 Dicembre 2010 • Etica e Qualità, Giornalismo sui Media • by

Il progetto europeo MEDIADEM studia le modalità di sviluppo e di applicazione delle regolamentazioni dei media e i fattori ad esse associati

Un team di ricercatori appartenenti a 14 paesi diversi ha pubblicato i primi risultati dello studio relativo ai fattori che favoriscono o ostacolano lo sviluppo di media liberi e indipendenti. Le nazioni selezionate corrispondono ai modelli del sistema mediatico elaborati da Daniel C. Hallin e Paolo Mancini. La Grecia, l’Italia e la Spagna rappresentano infatti il modello polarizzato – pluralista; il Belgio, la Danimarca e la Finlandia rientrano in quello nordeuropeo – corporativistico, mentre la Gran Bretagna in quello nordatlantico –liberale.

Oggetto della presente indagine sono stati anche i paesi dell’Europa centro-orientale, quali la Bulgaria, l’Estonia, la Romania e la Slovacchia, nonché i paesi candidati all’Unione Europea, ovvero, la Croazia e la Turchia.

Il progetto promosso dall’Unione Europea è in corso dall’ aprile scorso e terminerà nel marzo 2013. Qui di seguito vengono riportati i primi risultati pertinenti la Germania, la Gran Bretagna e la Slovacchia, mentre gli altri sono consultabili nei contributi relativi ai singoli paesi, sul sito Mediadem-Website.

Germania

Nello studio risulta che, sebbene il sistema mediatico tedesco sia caratterizzato da un sistema radiofonico di tipo “duale” ed esistano più di 300 quotidiani, è possibile riscontrare un particolare orientamento verso la cosiddetta concentrazione mediatica, nonché un paesaggio mediatico sempre più plasmato dal passaggio al digitale e dalla convergenza dei mezzi di comunicazione.

Attraverso un reclamo alla Commissione Europea le emittenti radiofoniche private hanno tentato di limitare le attività on-line delle radio pubbliche, il ché ha determinato una sorveglianza molto più rigida da parte del consiglio direttivo. I ricercatori ritengono probabile che le imprese mediatiche private possano interferire nell’attuale sistema di pagamento, riducendo al minimo il servizio pubblico oppure richiedendo di beneficiare anch’esse del privilegio dell’esenzione dalle tasse.

Lo studio sottolinea, inoltre, la piega piuttosto preoccupante che sta assumendo il dibattito sulla neutralità del web. I gestori tedeschi sostengono infatti la proposta di far pagare tariffe aggiuntive per l’invio di quantità molto grandi di dati, compromettendo però uno dei più importanti principi di internet, basato sulla possibilità di trattare tutti i dati in ugual modo.

All’interno del contributo, inoltre, si mette in dubbio se i consigli direttivi svolgano effettivamente la loro funzione di controllo in modo sufficientemente scrupoloso e si pone la necessità di valutare se un’unica istituzione autonoma possa avere un ruolo più efficace al posto dei 14 consigli radiofonici presenti nei singoli Länder. Inoltre, sostengono i ricercatori, in Germania deve essere ulteriormente indagata l’influenza esercitata dai partiti politici sui media.

Gran Bretagna

Stando all’indagine di Mediadem, in Gran Bretagna i media hanno dovuto adeguarsi a una situazione economica particolarmente difficile e a un cambiamento politico radicale. Il partito conservativo di Cameron si impegnerà certamente a deregolarizzare le emittenti radiofoniche private, abrogando i limiti esistenti di proprietà crossmediali e limitando i diritti della Ofcom, l’autorità di vigilanza britannica.

Sebbene i media britannici non siano direttamente influenzati dal governo, sono comunque riscontrabili un’influenza e una pressione indirette sulla struttura complessiva del paesaggio mediatico, nonché la difficoltà di interferire nei media molto potenti, quali ad esempio le testate di proprietà di Murdoch. E’ si vero che i rapporti tra politica e media manchino spesso di trasparenza, ma al sistema britannico deve comunque essere concessa l’attenuante di consentire ancora, nonostante tutto, un elevato livello di libertà di opinione e di stampa.

Slovacchia

Nella Slovacchia, invece, pur non essendo mai esistito un accordo politico sul ruolo dei media all’interno di una società democratica, esiste un mercato liberalizzato dei quotidiani, un mercato radiofonico più o meno regolarizzato e una rete di emittenti pubbliche relativamente indipendenti.

Tuttavia, i contenuti mediatici vengono ancora influenzati dalle autorità governative, in particolare nella radio statale. Molti operatori dell’ambiente sono del resto attivi anche in ambito politico e spesso le carriere vengono influenzate dalle appartenenze partitiche stesse. Non solo, capita anche spesso che i giornalisti passino alle pubbliche relazioni del mondo politico.

In questo Paese si pone la questione della minaccia della libertà di stampa: secondo la ricerca svolta, nel 2009 i media hanno infatti dovuto pagare ai politici slovacchi ben oltre 430.000 euro a causa di sentenze controverse.

In Slovacchia è inoltre riscontrabile una progressiva commercializzazione dei media, soprattutto del mezzo televisivo, e al posto dei telegiornali tendono a svilupparsi sempre più nuovi format che si occupano di tematiche varie, quali conflitti personali, violenza e show business.

Lo studio di Mediadem sostiene infine che, nonostante l’influenza esercitata dalle proprietà dei media e dai politici, nonostante la continua corruzione dei giornalisti, le sentenze controverse e le tendenze globali di commercializzazione, la stampa in Slovacchia ha contribuito allo sviluppo della democrazia.

Traduzione dall’originale tedesco “Vom Wert freier und unabhängiger Medien” di Maria Elena Caiola

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