L’informazione di qualità soffre, anche in Svizzera

14 Ottobre 2013 • Giornalismo sui Media • by

Le Temps, quotidiano svizzero di informazione in lingua francese a diffusione nazionale, è in vendita. Ad annunciarlo la scorsa settimana con un comunicato, i due proprietari Ringier e Tamedia. Si tratta dei due maggiori colossi editoriali svizzeri, con fatturati annuali che si aggirano attorno al miliardo di franchi svizzeri. Con quasi 8mila dipendenti, Ringier punta in particolare ad una espansione internazionale, una strategia multimediale e ad una diversificazione dei suoi prodotti.

Tamedia è invece leader indiscusso nel panorama editoriale svizzero con i gratuiti 20 Minuti nelle tre edizioni e lingue nazionali (1’571’000 lettori, secondo dati Wemf/Remp), e il Tages Anzeiger, secondo quotidiano di qualità più venduto (173.417 copie vendute, dati Wemf), dopo il Blick (179.181 copie vendute, dati Wemf), testata scandalistica di Ringier. Desta dunque grande preoccupazione se anche due aziende così solide perdono interesse in un prodotto di nicchia e di qualità come Le Temps. Nato nel 1998 dalla fusione del Journal de GenèveGazette de Lausanne e Le Nouveau Quotidien, oggi Le Temps conta 40mila copie giornaliere, 115mila lettori e non scrive cifre in rosso, sebbene nell’ultimo anno sia stato soggetto a grandi ristrutturazioni interne che hanno implicato diversi lincenziamenti. Le Temps è stato inoltre il primo quotidiano svizzero a introdurre il paywall e registra 272mila utenti unici al mese (dati NET-Metrix, agosto 2013) e vende 2.357 copie di e-Paper in abbonamento.

Stando al comunicato rilasciato, Ringier e Tamedia, che controllano rispettivamente il 46,2% del capitale, intendono cedere le loro partecipazioni nel quotidiano ginevrino e trovare un unico acquirente. “Tenuto conto delle grandi sfide strutturali che contraddistinguono oggi il mondo dei media un azionista maggioritario è meglio indicato per prendere le decisioni che assicurino la continuità e lo sviluppo della testata”, fanno sapere le due aziende. Nel caso non dovessero essere presentate offerte convincenti, sia Tamedia, sia Ringier esamineranno la possibilità di acquistare la partecipazione dell’altro partner.

Quale futuro dunque per Le Temps, considerato unico quotidiano di qualità della Svizzera romanda, in particolare dallo studio sullaQualità dei mediarecentemente pubblicato dal Fög (Forschungsinstitut für Oeffentlichkeit und Gesellschaft) dell’Università di Zurigo, e per il panorama editoriale della Svizzera francese? C’è chi, come Nick Lüthi sulla Medienwoche, ipotizza un interesse da parte del gruppo della Neue Zürcher Zeitung, visto che Le Temps è l’alter ego in francese del quotidiano in lingua tedesca. Le due testate collaborano da tempo sul piano pubblicitario delle inserzioni con una formula chiamata «BusinessCombi» e la strategia digitale, basata sul paywall e sulla vendita dell’e-paper, è molto simile a sua volta.

L’ingresso di un nuovo attore in un contesto editoriale dominato prevalentemente da Tamedia sarebbe sicuramente positivo per una maggiore pluralità mediatica, in una regione dove, stando alla ricerca sulla “Qualità dei media”, dal 2001 al 2012 si è registrato un notevole calo di diffusione e di vendita dell’informazione di qualità a vantaggio di quella di media o bassa, come i gratuiti e i giornali scandalistici. “Questa stratificazione verso il basso da parte dei media” si legge nella ricerca “è particolarmente avanzata nella Svizzera romanda, seguita dalla Svizzera tedesca e dalla Svizzera italiana: nel confronto tra le arene mediatiche delle diverse regioni linguistiche, la Svizzera romanda presenta la qualità più bassa, soprattutto perché il segmento di qualità elevata (Le Temps) è molto ristretto”. Una tendenza confermata anche dai dati Wemf, secondo i quali il giornale più letto, per numero di lettori, sarebbe il gratuito 20 Minutes (570’000), seguito da Le Matin (317’000) e 24 Heures (204’000).

La verità è che investire nella stampa di qualità non paga più come un tempo, in particolare quella cartacea, a causa degli alti costi di produzione e delle infrastrutture sempre più difficili da sostenere mentre la pubblicità si riduce moltissimo a vantaggio dei gratuiti. Inoltre, all’orizzonte non si intravedono certezze per una strategia online vincente e soprattutto redditizia. Certo, ci sono i primi risultati positivi, sempre secondo i dati Wemf: il quotidiano zurighese Neue Zürcher Zeitung, nel 2012 ha venduto 6.657 copie di e-paper in abbonamento mentre, stando al quotidiano, invece, solo nell’agosto del 2013 le copie vendute sarebbero 22mila. Numeri destinati a crescere ma la strada da percorrere è ancora tutta in salita. In particolare, per l’informazione di qualità che sia sulla carta che sul Web ha bisogno di nuove formule e di una nuova identità. Ma in particolare di persone che ancora credono nel suo valore e nella sua importanza e decidono di investirvi. C’è bisogno di molti più Jeff Bezos e Warren Buffett, anche in Svizzera.

Crediti per la foto: Wikimedia Commons

Articolo modificato in data 15 ottobre, a causa di un errore nella citazione dei risultati di fatturato di Tamedia e Ringier

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