Nel suo articolo, pubblicato il 31 dicembre 2011 sul quotidiano The Times e poi messo a disposizione degli utenti in rete su Twitter (dove è scaricabile gratuitamente in formato pdf), il creatore di internet Tim Berners-Lee insieme al professor Nigel Shadbolt, responsabile del Web e Internet Science Group presso l’Università di Southampton e direttore designato dell’Open Data Institute, ha esposto le ultime novità in materia di Dati accessibili a tutti. Ben due anni fa i due avevano tenuto a battesimo il sito internet data.gov.uk, grazie al quale quello del Regno Unito è stato il primo governo europeo ad aver accettato la sfida degli Open Data, cioè archivi di dati riguardanti i contribuenti, liberamente accessibili a tutti, senza restrizioni di copyright, brevetti o altre forme di controllo che ne limitino la riproduzione. Una scommessa che oggi Berners Lee considera vinta: “quando i dati sono stati rilasciati sono subito seguite le applicazioni: da quelle per trovare tramite cellulare un dentista del servizio sanitario nazionale, alle aziende che utilizzano i dati disponibili sulla spesa per consigliare le autorità locali su come ottenere il miglior rapporto qualità-prezzo.
Queste applicazioni aperte stanno creando nuove occasioni di business per i loro sviluppatori e grandi risorse per tutti i cittadini. Prendiamo, per esempio, i programmi per cercare un autobus che sono stati sviluppati entro poche settimane dal rilascio dei dati e non sono costati un centesimo al contribuente”.
Nella relazione d’autunno del Ministero dell’economia e delle finanze (Chancellor’s Autumn Statement 2011) del 29 novembre scorso, si legge che l’Open Data darà una spinta agli investimenti nel campo della ricerca medica e della tecnologia digitale, coinvolgendo molte piccole e medie imprese. Aiutando così a realizzare l’ambizione del Primo Ministro di creare una vera e propria “Tech City”, uno dei più grandi centri tecnologici del mondo“.
In un momento di austerità e crisi economica globale il ruolo dei dati pubblici è importante per stimolare l’innovazione e la crescita: “tutto questo permetterà agli sviluppatori di applicazioni, alle società di software e alle aziende produttrici di tecnologia di realizzare prodotti e servizi che possono avere una ricaduta positiva sull’economia” spiega Berners Lee nell’articolo sul Times. Un recente rapporto, della “Review of recent studies on PSI re-use and related market developments”, ha tracciato una stima del valore corrente totale, diretto e indiretto, del settore dell’informazione pubblica, che si aggira intorno ai 140 miliardi di euro all’anno per i 27 Paesi membri dell’UE. Dal quale si evince che nel Regno Unito le informazioni pubbliche valgono circa 16 miliardi di sterline l’anno. Un mercato che può crescere ulteriormente: “i nuovi beni e servizi che saranno creati dai dati del ventunesimo secolo offriranno enormi opportunità e, naturalmente, nuove sfide. Ci sono quelli che temono un database di stato – al quale hanno accesso solo i potenti per spiare e curiosare. In realtà internet e web, così come il costo sempre minore di personal computer sempre più potenti, hanno democratizzato l’accesso ai dati che raccolti a livello centrale, se distribuiti, sono un nuovo bene pubblico, una nuova risorsa economica e sociale”.
E in Italia? Da due mesi è nato il portale data.gov.it ma nessuno sembra essersene accorto. La notizia è rimasta nell’ombra, poco è stato fatto dalla pubblica amministrazione a livello promozionale. Un buon esempio è invece il portale della Regione Piemonte (piemonte.data.gov) il primo nel suo genere in Italia e anche altre regioni stanno seguendo le sue orme. È solo l’inizio e c’è ancora molto da fare per aumentare la qualità e la quantità dei dati disponibili e per superare la mentalità di quei vecchi funzionari pubblici che non credono che i dati siano patrimonio della collettività.
Intanto l’Europa prova a inserire una marcia in più, con un comunicato stampa del 12 dicembre scorso dal titolo emblematico, “Trasformare i dati dei governi in oro” nel quale ha annunciato una nuova iniziativa dell’Unione Europea sugli Open Data. Verrà infatti modificata la direttiva del 2003/98/CE sull’utilizzo dei dati delle amministrazioni pubbliche introducendo modifiche che garantiscano una fruizione a più ampio raggio. Si prevede ad esempio, di estendere la direttiva a biblioteche, musei e archivi, nonché di ridurre i costi di riproduzione e divulgazione delle informazioni. Inoltre entro la primavera del 2012 sarà istituito un portale dove poter trovare tutti i dati elaborati dalla Commissione Europea e dagli altri organi dell’Unione.