I modi in cui paesi democratici e non tentano di mettere sotto controllo il traffico Internet e le informazioni che i cittadini scambiano in Rete diventano sempre più sottili e la spregiudicatezza con cui essi vengono resi pubblici porta, notizia dopo notizia, sempre più in alto l’asticella dell’arroganza. Ne sanno qualcosa gli internauti cinesi che ora dovranno fronteggiare anche l’ultima trovata in fatto di paranoia del potere: la censura a punti dei presunti comportamenti sediziosi sul più popolare social network cinese, Weibo. Il sito, sotto pressioni governative, ha infatti messo in vigore una nuova regolamentazione per tenere sotto controllo i contenuti che gli utenti postano. Come con una patente a punti, ogni iscritto al social network avrà a disposizione 80 punti al momento dell’iscrizione. A ogni comportamento giudicato dubbioso o tendenzialmente sfavorevole al governo di Pechino il punteggio verrà abbassato e una volta raggiunto lo 0, l’account sarà disattivato definitivamente.
Secondo Reporters Without Borders il documento rilasciato da Weibo non sarebbe chiaro nell’attribuire a ogni comportamento “non allineato” un numero di punti preciso ma quel che conta è il principio stesso, la possibilità di misurare la libertà di espressione e sanzionarla di conseguenza fino alla definitiva messa a tacere delle voci dissidenti. Sotto occhio sarebbero, sempre secondo il portale stesso, i contenuti che “diffondono dicerie, disturbano l’ordine sociale o distruggono la stabilità sociale”. Secondo il comma 14 del nuovo regolamento sarebbero vietate (e quindi, eventualmente sanzionate) anche delle abbreviazioni di uso comune come “bo” (“pomodoro”) e “xi” (“stufato”) perché potrebbero alludere a Bo Xilai, politico recentemente estromesso dal Partito comunista cinese. Anche i riferimenti all’artista Ai Weiwei, il cui nome viene spesso indicato con il segno “amore per il futuro”, secondo il New York Times, sarebbe entrato nell’elenco dei comportamenti virtuali pericolosi.
Niente di nuovo per gli internauti cinesi, già abituati a dover affrontare cavilli, regole, blocchi e paranoici controlli della Rete, come già avvenuto, ad esempio, proprio nei giorni dello scandalo che ha visto protagonista Bo Xilai: in quella occasione Sino Weibo aveva disattivato la possibilità di lasciare commenti sulla sua piattaforma proprio per evitare la comparsa di contenuti scomodi. Ma il sistema a punti è una novità assoluta nella fosca storia della censura di Internet: abituando alla misurazione della libertà, i punteggi potrebbero essere un ostacolo importante alla circolazione della libera informazione, funzionando da deterrente per comunicazioni “a rischio”. Come un bavaglio preventivo o un sistema tanto semplice, quanto maleficamente funzionale, di induzione al silenzio.