Corriere del Ticino, 23.09.2011
Queste le parole di Peter Horrocks un anno fa (nel frattempo i followers di twitter della BBC da 0,6 milioni sono passati a 1,8 milioni) ai suoi giornalisti per esprimere il cambiamento culturale in atto nel mondo del giornalismo. Un’espressione forte per far intendere che un giornalista oggi non è completo, non è in grado di leggere gli eventi nella loro complessità e nella velocità con la quale accadono se non ha familiarità con i social media e le loro dinamiche.
Dalla Primavera araba al caso Strauss Kahn, allo scandalo estivo del domenicale inglese di Murdoch News of the World e alle rivolte urbane di Londra, la tesi di Horrocks trova conferma: in tutti questi casi, se anche la notizia inizialmente è stata data dai media tradizionali (come nel caso delle intercettazioni telefoniche di News of the World è stato il Guardian), ad agire da detonatore, a imprimere velocità alla notizia, a diffonderla a macchia d’olio e a creare attenzione, discussione e mobilitazione intorno ad essa sono stati i social network.
«È l’ultimo esempio di come i social media possono agire da forti acceleratori delle crisi politiche» ha commentato il giornalista Peter Apps in una analisi della Reuters dal titolo «Press barons lose information monopoly in Twitter era» (Nell’era di twitter i baroni della stampa perdono il monopolio dell’informazione) in merito alla vicenda del giornale di Murdoch.
E se l’impatto dei media sociali sulle recenti vicende è stato enorme, altrettanto lo è stato sulla cultura redazionale nelle aziende editoriali rivoluzionando radicalmente il loro modo di raccogliere, interpretare, verificare e pubblicare le notizie.
Il Boston Globe ha dato il via al progetto redazionale «Information Radiator» (Radiatore di informazioni) che punta ad incrementare la diffusione delle informazioni all’interno del giornale, accrescere la familiarità della redazione con il nuovo mondo e incoraggiare un maggior numero di redattori ad utilizzate Twitter. Una delle novità è l’account@BostonUpdate/bostonglobe che tramite un wall screen informa i redattori via tweet 24 ore al giorno e permette loro di vedere tutti i collegamenti e i rapporti che Twitter consente di realizzare al giornale e ai suoi giornalisti.
La BBC news invece per aiutare i giornalisti a sfruttare al meglio le potenzialità dei social media nel rispetto dei valori (etica, privacy, anonimato) e della linea editoriale della testata ha creato un documento contenente delle linee guida da seguire nel lavoro redazionale quotidiano.Perchè i social media ricoprono ormai un ruolo fondamentale nell’attività giornalistica: aiutano a reperire molte più informazioni, spesso anche qualitative, a sentire più voci e a contattare più velocemente i testimoni di una vicenda; danno la possibilità di avere un contatto diretto e continuativo con il pubblico e di coinvolgere audience diversi, soprattutto giovani; sono una piattaforma per pubblicare e diffondere i contenuti.
Togliendo con questo una prerogativa importante ai media tradizionali, che vedono dare le «breaking news» su Twitter, pubblicare i primi fotogrammi di un eroe caduto su facebook e il primo video sulle rivolte in Siria postato su youtube. Ma lasciandogli anche la competenza più importante: quella della selezione e della verifica delle fonti, delle notizie e l’approfondimento.
Persino un quotidiano svizzero tradizionalista come la Neue Zürcher Zeitung si è accorto dell’importanza dei social media. Da qualche tempo anche sulla sua homepage campeggia vistoso il logo di facebook.
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