Nel marzo del 2020 la popolare app cinese WeChat contava 1,17 miliardi di utenti confermando così il proprio successo e con un bacino di utenza inferiore solo a pochi altri servizi mobili online come quali Facebook, WhatsApp o Messanger. WeChat (in cinese “微信”,micro-messaggio) è un’applicazione mobile utilizzata su smartphone e lanciata da Tencent, azienda di base a Shenzhen, che, dopo JD e Alibaba, è la terza azienda più ricca in Cina nel settore dei servizi Internet e la sesta al mondo grazie a un valore di mercato di oltre 460 miliardi di dollari.
In generale, Tencent è anche una delle aziende digitali con il più alto valore di mercato a livello mondiale. WeChat è definita sia una piattaforma che un’infrastruttura applicabile in diversi ambiti tra cui il giornalismo, tanto da sostenere nuove pratiche di giornalismo partecipativo come il “metavoicing”, una combinazione che smussa la differenza tra produzione e consumo delle notizie.
Spesso associata ad una “rivoluzione digitale”, l’ascesa di WeChat può essere invece interpretata come il risultato di un lungo processo avviato verso la fine degli anni Novanta con la fondazione della stessa Tencent. La tesi che, insieme ai miei co-autori Gabriele Balbi e Paolo Bory, sosteniamo in un articolo pubblicato di recente sul journal Global Media and Communication sostiene che l’azienda di Shenzhen abbia nel tempo investito su quattro strategie quali la mobilità, l’idea di convergenza, un approccio legato al mondo ludico e giovanile e a una serie di dinamiche che sono proprie dell’ambiente digitale cinese. Queste quattro “scelte costitutive”, così come le abbiamo definite nel nostro articolo, hanno influenzato la cultura aziendale di Tencent nel lungo periodo e hanno poi influenzato anche la nascita della stessa WeChat nel 2012.
L’accesso nomade
Tencent può essere definita un’azienda specializzata nel settore della comunicazione mobile, il suo mercato principale alla fine degli anni Novanta era infatti quello dei cercapersone (pagers). L’idea di Ma Huatang, CEO di Tencent fin dalle origini, era infatti quella di sviluppare un “sistema wireless di cercapersone” (“无线网络寻呼系统”, in cinese), un’intuizione supportata da un ingente investimento finalizzato all’acquisto di 100 server locali, che resero il prodotto di Tencent più affidabile e veloce rispetto alla concorrenza, nonché il sistema mobile preferito da oltre il 95% dell’utenza cinese.
Nonostante il successo del personal computer e una flessione del mercato dei cercapersone, Tencent ha comunque continuato negli anni a investire sulla mobilità. La conferma più evidente in questo senso è offerta dall’applicazione di messaggistica istantanea OICQ (rinominato successivamente QQ a causa di dispute legali con ICQ di proprietà di AOL, nda), un servizio che permetteva di salvare i dati legati alle proprie conversazioni online, permettendo di riaprirle e utilizzarle su dispositivi diversi.
Convergendo
Anche l’enfasi con la quale viene oggi celebrata la multifunzionalità di WeChat non è da definirsi del tutto nuova. È infatti possibile ricordare come a livello tecnico, già nella primavera del 2001, Tencent lanciò Mobile OICQ (“移动OICQ”, in cinese) un applicativo compatibile con diversi standard mobili quali GSM, SMS e WAP, e sviluppato grazie alla collaborazione con China Telecom e capace di garantire uno scambio di messaggi tra dispositivi mobili e PC.
Da registrare sempre nel corso dei primi anni Duemila, anche un secondo tipo di convergenza, legata ai servizi. Durante la diffusione del Web 2.0 in Cina, Tencent ha infatti investito in maniera significativa su altri servizi tra cui blog, social network (come Qzone, diventato il terzo social network con più iscritti al mondo in pochi anni), gaming e motori di ricerca. Non da ultimo, già nel 2005, l’azienda rilevò il client di posta elettronica Foxmail il cui programmatore era Zhang Xiaolong, successivamente ideatore di WeChat. L’obiettivo finale era quello di garantire agli utenti Tencent una serie di servizi che li accompagnassero nel corso di tutta la loro giornata. Un obiettivo realizzato pienamente: secondo un sondaggio pubblicato dalla rivista 互联网周刊 nel 2007, infatti, due terzi degli utenti internet in Cina utilizzavano servizi Tencent nell’arco delle 24 ore.
Sempre giovane
Il successo di Tencnet ha da sempre fatto leva su un bacino di utenza anagraficamente giovane. Un aspetto generale che caratterizza storicamente Internet in Cina, definita nel 2007 da Guo Liang, Professore dall’Accademia della Scienze Sociali, come una “autostrada del divertimento”, un chiaro rimando all’espressione “autostrada dell’informazione” coniata dal vice Presidente degli Stati Uniti Al Gore per definire la nascente rete dei primi anni Novanta.
Tencent ha da sempre coinvolto direttamente una comunità di tecno-entusiasti puntando chiaramente sulla creazione di una vera e propria comunità fin dai suoi albori. Testimonianze in tal senso sono il confronto con i propri utenti nella formazione del nuovo logo e il lancio di un sistema di pagamenti online tramite una moneta virtuale (QQ币), nel 2001. Anche in seguito, Tencent ha poi investito sulla promozione di servizi indirizzati a un pubblico giovane, fino al recente successo dei massive multiplayer online game (settore in cui Tencent detiene il primato mondiale) e, proprio su WeChat, dei “mini game”.
Sinizzazione
La nostra tesi sostiene che il successo di WeChat abbia fatto leva sul processo di sinizzazione che consiste nel riadattamento della cultura digitale “occidentale” al contesto sociale, politico ed economico cinese. Questo processo, fondamentale per giustificare il successo di WeChat, ha anche in passato condotto a dei casi di plagio e scontri legali con aziende statunitensi. Il caso più evidente si verificò nel 2001 quando AOL querelò Tencent per aver nominato il proprio servizio “OCIQ”, un nomemolto simile sia nella veste grafica che nel nome a ICQ, allora il più popolare servizio di messaggeria istantanea al mondo. L’esperienza di Tencent in merito alla capacità di innovazione è stata ed è ancora oggi oggetto di discussione in Cina.
Allo stesso tempo, teorie come la costruzione sociale della tecnologia ma anche studi più recenti che evidenziano il ruolo delle culture aziendali nella diffusione di innovazioni tecnologiche, hanno dimostrato che tradizioni culturali, simboli e valori sono fondamentali per l’integrazione di nuove tecnologie in contesti sociali diversi. In questo senso, ciò che definiamo “sinizzazione” non è – come la parola potrebbe suggerire – un modo per reinterpretare e promuovere un processo di innovazione, ma al contrario assegnare a determinati prodotti e servizi specifici ruoli e significati in nuovi contesti culturali.
Nessuna rivoluzione, nessuna magia
Grazie a un apparato di fonti mai considerato e tradotto dal cinese, la nostra ricerca ha permesso di dimostrare come il successo di WeChat non sia improvviso e dovuto solamente alle caratteristiche distintive di questa applicazione. Al contrario, WeChat è il prodotto di una mentalità e cultura aziendale che è rimasta costante negli anni e che nasce nell’azienda madre Tencent. Un contributo che, si spera, possa anche essere utile a offrire una lettura di WeChat svincolata dal “nuovismo” (ovvero dal concentrarsi solo sulle nuove meraviglie tecnologiche, nda) o da una visione dei media cinesi incentrata solo sul controllo esercitato da parte degli organi politici. Perché la storia conta per capire il presente (e la rilevanza globale di WeChat), per porsi domane (come siamo giunti a questo potere socio-economico delle piattaforme digitali?), e anche per capire un paese complesso come la Cina.
A questo articolo hanno collaborato anche Gabriele Balbi e Palo Bory, autori del paper pubblicato da Global Media and Communication, disponibile qui.
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