Berlino, arriva la crittografia per tutti (giornalisti inclusi)

4 Febbraio 2015 • Digitale • by

Berlino è diventata un mecca per attivisti e cyberattivisti, in un paese già molto sensibile ai temi relativi alla privacy e alla protezione dei dati. Alcuni dei maggiori alleati di Edward Snowden, come la regista di Citizenfour Laura Poitras, il coordinatore del Tor Project Jacob Appelbaum e la giornalista di WikiLeaks Sarah Harrison si sono da tempo trasferiti in città e ritengono la capitale tedesca come la loro home-in-exile.

Inoltre, le criptomonete come Bitcoin, che consentono agli utenti di fare transazioni monetarie online in modo anonimo, hanno una delle maggiori user-base proprio a Berlino. Non è una grande sorpresa, quindi, se alcune delle più interessanti startup che si occupano di crittografia, sugli smartphone in particolare, abbiano sede proprio qui.

La crittografia è un tema molto caldo in Europa. Lo scorso mese, ad esempio, il Premier britannico David Cameron ha proposto di metterla fuorilegge al fine di proteggere la lotta al terrorismo e la sicurezza nazionale: secondo il leader del Regno Unito, alcuni servizi molto popolari come WhatsApp o Snapchat – che di recente hanno adottato protocolli di crittografia più sicuri – potrebbero essere utilizzati dai terroristi. Il responsabile anti-terrorismo della Ue Gilles de Kerchove, invece, ha chiesto alle aziende Internet di collaborare con i servizi segreti al fine di poter controllare email e telefonate protette.

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A Berlino diverse aziende stanno sviluppando delle app di data sharing, sfruttando proprio protocolli di sicurezza piu forti e affidabili, strumenti che giornalisti o chiunque sia sensibile al tema della privacy digitale dovrebbe valutare di adottare, in tempi di sorveglianza digitale.

Wire: Sostenuta dal co-fondatore di Skype Janus Friis, Wire è una delle applicazioni nate più di recente a Berlino. La sua sede principale è in Svizzera ma almeno il 65% dei suoi dipendenti ha sede a Berlino e tutti i suoi server sono situati nell’Unione europea. “Volevamo avere base in Europa, dove leggi per la protezione dei consumatori assicurano che i dati personali degli utenti siano raccolti, conservati e usati e condivisi in modo responsabile”, ha dichiarato Jonathan Christensen, Ceo dell’azienda, contattato via mail.

Disponibile anche su tablet e desktop, l’app consente lo scambio di messaggi, foto, musica e video sfruttando la crittografia end-to-end (SRTP) per le chiamate e TLS (Transport Layered Security) per il transito di dati dagli utenti ai server. In ogni caso, le informazioni rimangono sui server dell’azienda. L’app si inserisce in un trend crescente di servizi dalla funzionalità più complessa e secondo Christensen “lo scambio di messaggi e le comunicazioni digitali si stanno muovendo dall’essere dei silos funzionali, come chiamate o brevi messaggi, all’essere più integrate, robuste e veri e propri hub. Mentre le persone sviluppano delle connessioni a network con le persone cui tengono di più, vogliono anche usare il contesto della conversazione in tutte le modalità possibili e su ogni gadget”.

Per approfondire: Glenn Greenwald, un libro per capire il Datagate, di Philip Di Salvo

Telegram: Questa app consente lo scambio illimitato di messaggi, foto e file di ogni genere. Il servizio, gratuito, è stato lanciato da una non-profit con sede a Berlino che promette di non vendere le informazioni sugli utenti agli inserzionisti. Per gli utenti piu attenti alla privacy digitale, inoltre, Telegram offre anche chat segrete appoggiandosi alla crittografia end-to-end, i cui contenuti non vengono conservati sui server del servizio, che consentono l’autodistruzione e ne proibiscono l’inoltro. Per questo genere di messaggi non è previso il cloud storage e possono essere raggiunti solo dal gadget di partenza. L’azienda è talmente sicura di quello che offre da aver promesso 300mila dollari a chiunque riuscisse a hackerare i messaggi spediti tramite Telegram, lanciando una “cracking competition”.

Telekom e GSMK: I clienti privati e corporate di Deutsche Telekom non devono temere per la possibilità che i loro telefoni vengano hackerati, grazie a una nuova app di crittografia lanciata dall’azienda la scorsa estate. Sviluppata dalla berlinese GSMK (Society for Secure Mobile Communication), l’app consente agli utenti di inviare messaggi testuali e vocali criptati in paesi che bloccano i servizi voce online. L’applicazione funziona con tutti i network telefonici, gira sia su iOS e Android, sia con una sim, che tramite Wi-Fi e persino con un collegamento satellitare. Le servono solo 4.8 kbps, la nuova applicazione di Deutsche Telekom dovrebbe funzionare anche in zone dove la copertura di campo è scarsa.

Shoutr: L’assenza di una Wi-Fi o di connessione mobile non è un problema per questa applicazione che consente ai suoi utenti di scambiare dati ovunque, “nella metro, all’estero e persino sulla Luna!”, come dichiarano gli sviluppatori sul loro sito. Disponibile al momento solo su Android, l’app usa la crittografia WPA2 e, come nel caso di Telegram, i dati scambiati non sono inviati nella cloud. Ogni account è protetto da un pin, ma gli utenti possono anche scegliere di rendere pubbliche le loro informazioni. Le versioni iOS e Windows Phone dovrebbero essere rilasciare a breve.

Zenmate: Originariamente, questa applicazione era disponibile solo su Pc, ma ora consente non solo di criptare i propri messaggi, ma tutto il traffico del proprio smartphone. Nel 2014, Zenmate ha vinto il premio europeo Best Privacy/Security Startup e buona parte della sua crescita iniziale è stata dovuta al suo successo in paesi dove l’accesso a Internet è limitato, come Cina e Iran. Ultimamente, invece, sta registrando una crescita interessante anche in Europa e negli Usa. Uno dei suoi tratti caratteristici è la possibilità di nascondere il proprio IP e fornire una localizzazione ovunque nel mondo. Prima disponibile solo come plugin di Chrome, ora si può scaricare anche su gadget iOS e Android.

Articolo tradotto dall’originale inglese

Photo credits: Yuri Samoilov / Flickr CC

 

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