I social media sono utilizzati in modo massiccio dai giornalisti e non, ma spesso l’engagement con questi strumenti è piuttosto debole. A sostenerlo è Mandy Jenkins, general manager dell’iniziativa per il giornalismo locale di McClatchy The Compass Experiment e Presidentessa della Online News Association (ONA). La carriera di Jenkins è radicata in questo territorio, dato che la giornalista è stata in passato la prima direttrice di Storyful, social news editor dell’HuffPost e managing editor del progetto Thunderdome di Digital First Media. Durante una lezione da lei tenuta all’interno della serie Demystifying Media alla University of Oregon, Jenkins ha proposto sette strategie che i giornalisti potrebbero far proprie per utilizzare i social media in modo più efficace.
1) Farne uno strumento per l’engagement delle comunità
Non è mai stato più semplice per i giornalisti poter monitorare gli ambiti da trattare e interagire con le loro fonti e le loro audience. La maggior parte della comunità ha infatti una presenza attiva sui social, ma circa il 78% degli adulti negli Usa non è mai stato interpellato da un giornalista di una testata locale. A essere intervistati sono per lo più maschi bianchi, di mezza età e con una buona educazione. Risolvere il problema significa anche trovare nuovi modi di interagire con altre community, sia faccia a faccia che online. Uno studio del Center for Media Engagement della University of Texas di Austin ha scoperto che più un giornalista interagisce con i commenti del pubblico, più il tono di questi migliorerà. “Prendersi il tempo di interagire con chi commenta è davvero un ottimo modo per i giornalisti per coinvolgere le community”, ha detto Jenkins a questo proposito durante la sua lezione.
2) Usarli per mostrare come funziona il giornalismo
Con la fiducia nei confronti dei media al minimo, i social media possono essere utilizzati per spiegare al pubblico i processi della professione. L’Enid and Eagle, il quotidiano (con 40mila lettori giornalieri) della città di Enid in Oklahoma, ad esempio, ha usato recentemente Facebook per chiedere ai lettori quali storie vorrebbero leggere. Troppo spesso diamo per assodato che il pubblico sappia come funziona il giornalismo. Cose semplici, come fare live-tweeting da una seduta del consiglio comunale, condividere quello su cui sta lavorando o chi si sta intervistando, possono essere utilizzate per mostrare che tipo di lavoro fa parte della pubblicazione di un articolo. Jenskins ha spiegato che, per quanto questo genere di post potrebbe sembrare banale per la maggior parte dei giornalisti, di certo non lo è per i lettori: il risultato, ha detto Jenkins, potrebbe essere la creazione di connessioni più forti con chi legge e una maggiore trasparenza, in particolare sul piano locale.
3) Farne una macchina di feedback
I giornalisti spesso vedono i social media solo come piattaforme promozionali, quando in realtà sono anche strumenti per ottenere input prima, durante e dopo la pubblicazione di un contenuto. Evitare i troll potrebbe essere difficile, ha spiegato Jenkins, ma ci sono persone vere “là fuori” con domande legittime cui i giornalisti dovrebbero provare a dare risposta, anche per migliorare il loro stesso lavoro. “Perché avete parlato con questa persona e non con questa?” o “Perché avete seguito questa storia e non questa?” sono domande importanti, da tenere in considerazione e a cui rispondere, ha spiegato Jenkins. “Usate i social come condotto per i feedback sul vostro lavoro“, ha spiegato.
4) Da un punto di vista visuale, usateli in modo attraente
Le piattaforme social offrono molti strumenti per rendere i post quanto più visuali possibile. “Un medium visuale ti spinge a essere meno verboso e a esprimere le tue opinioni meno di frequente”, ha detto Jenkins, “e lo fa affinché tu possa utilizzare solo le parole e il contesto più rilevanti”. Occorre, però, stare attenti a non esagerare. A questo proposito, Jenkins ha consigliato di diffondere al meglio i post sui social e di usare solo le grafiche che sono importanti e/o che possano avere un impatto presso l’audience cui sono rivolte.
5) Usare i contenuti delle audience
I contenuti generati dalle audience (Ugc) o quelli che testimoniano degli eventi sono pilastri per molte redazioni e possono essere un ottimo strumeno risolvere le questioni di approvvigionamento delle fonti, per coprire le breaking news o riempire i “buchi” di contenuto. I membri delle community potrebbero avere video o fotografie che i giornalisti possono incorporare nella loro copertura. Se si decide di seguire questa strategia, ad ogni modo, è importante non solo indicare correttamente i crediti per i contenuti, ma coinvolgere le fonti per farle parlare della loro esperienza. “Ci sono persone che cercano ardentemente di partecipare alla vita pubblica”, ha spiegato Jenkins durante la sua lezione, “dovremmo incoraggiarle, in particolar modo se viene fatto in un modo positivo”.
6) Non seguite solo giornalisti
“È molto facile perdersi in una bolla sui social media”, ha spiegato Jenkins. L’esempio più ovvio sono i giornalisti che seguono solo i loro pari e gli opinion leader sui social. È importante sì osservare i competitor e imparare – interagendo anche con gli altri giornalisti – ma non bisogna andare fuori bordo. “Interagite con persone reali e smettete di cercare di impressionare i colleghi”, ha consigliato Jenkins. Al contrario, siate certi di “parlare ai lettori e con chi condivide roba reale”. Rimanere incastrati in una bolla professionale è fin troppo facile e potrebbe avere un impatto negativo sul lavoro dei giornalisti.
7) Un reminder: non tutti usano i social media
Non date per scontato che tutti siano attivi sui social. Come ha ricordato Jenkins, Twitter è una grande trappola per i giornalisti per quanto riguarda l’analisi del sentiment pubblico. Uno studio del 2019 del Pew Research Center ha mostrato come solo il 22% degli adulti statunitensi sia attivo sulla piattaforma: esiste un’audience enorme che non la usa per nulla.
Ogni semestre, la University of Oregon invita speaker dall’academia e dall’indstria dei media a partecipare alla serie di seminari Demystifying Media. Mandy Jenkins è stata John S. Knight Fellow fellow alla Stanford University nel 2018, dirige la Online News Association e nel 2019 è Journalist in Residence alla University of Oregon. Di recente, è stata nominata general manager di The Compass Experiment. Nella sua lezione ha parlato della sua carriera, dell’engagement con le audience e di come i giornalisti possano usare i social.
Articolo tradotto dall’originale inglese
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