Aggiornamento del 7 febbraio:
L’AgCom informa, tramite comunicato stampa, di aver bloccato l’autorizzatzione, precedentemente concessa, a PoliticAPP. A causa del “rilievo assunto dall’iniziativa”, si legge nel testo, i sondaggi sarebbero disponibili a un “pubblico potenzialmente molto vasto con inevitabili effetti di diffusione incontrollata dell’informazione”. Anche Swg e la sua app dovranno quindi attenersi al blackout elettorale imposto ai mezzi di comunicazione di massa. Una conferma ulteriore di quanto la legislazione su questi termini sia lacunosa e imprecisa. E necessiti di aggiornamento.
Con le elezioni politiche italiane ormai alle porte si avvicinano anche i quindici giorni di black-out elettorale in cui sondaggi di opinione e le intenzioni di voto non possono essere pubblicati o trasmessi dai media: dal 9 al 25 febbraio, infatti, fino alla chiusura dei seggi, non sarà possibile leggere alcun tipo di rilevazione demoscopica relativa alle elezioni per non influenzare il voto e le decisioni dei cittadini. Il coverage delle prossime politiche, però, potrebbe essere aiutato da uno strumento nuovo. PoliticAPP è infatti un’applicazione mobile per smartphone e tablet (disponibile a 9,90 euro per iOS e Android) che pubblicherà i risultati dei sondaggi fino anche nelle due settimane precedenti le elezioni. L’app è realizzata dall’istituto di ricerca Swg ed è già uno dei protagonisti più discussi della campagna elettorale. Come è possibile leggere sul sito dello stesso Swg, l’applicazione renderà disponibili sui mobile device “indagini sull’opinione pubblica realizzate ad hoc da SWG e, in alcuni casi, da fonti italiane ed europee citate (ISTAT, EuroStat, OCSE, BCE, altri enti pubblici, eccetera)”. Il servizio è possibile grazie a un’interpretazione dell’articolo 8 della legge 28/00 che specifica (o meglio non specifica) proprio i limiti di pubblicazione dei sondaggi nei giorni precedenti il voto. Nel testo della legge, infatti, non è indicato a quali mezzi si estenda il divieto ma, stando a quanto dichiarato dall’AgCom a Swg, esso si “riferisce unicamente ai mezzi di comunicazione di massa”. Un’applicazione mobile, continua l’AgCom nella sua comunicazione riportata da Swg su YouTube, “non si può definire tale” in quanto “essa potrà essere fruita esclusivamente da un target definito di clienti paganti, da coloro che abbiano deciso di acquistarla”.
I professionisti dell’informazione potranno quindi accedere ai sondaggi sui propri cellulari, ma non, ad ogni modo, pubblicarli su un “mezzo di comunicazione di massa” per non violare la legge. Dal canto suo Swg si premura a questo proposito di specificare come non sarà responsabile di ogni utilizzo di PoliticAPP non conforme al proprio disclaimer o alle disposizioni dell’AgCom. L’applicazione è comunque interessante per due motivi; da un lato conferma come le app e i mobile device siano ormai strumenti di comunicazione a tutto tondo per la fruizione di contenuti anche su un piano professionale, tendenza confermata anche dal New York Times in tempi recenti. Dall’altro, allo stesso tempo, certifica come la legislazione sia ancora una volta in ritardo rispetto agli usi e alle abitudini tecnologiche dei cittadini. La definizione di “mezzo di comunicazione di massa” è oggi più che mai labile e come ha fatto notare Lorenzo Longhitano su Wired, è impossibile pensare che nel 2013 le informazioni che PoliticAPP mette a disposizione de suoi utenti non finiscano sui social network o genericamente in Rete ed essere quindi disponibili a chiunque. Un cittadino che twitta i risultati dei sondaggi a partire da un’app sul suo smartphone si sta comportando come un organo di comunicazione di massa? E qualora una persona comune riferisse su un social network i dati di uno dei sondaggi resi noti da PolitcAPP violerebbe la legge? Sono confusioni che stridono con un altro dato emblematico: il 29% degli italiani, infatti, come riporta Demos in un recente studio, afferma di discutere di politica in Rete.
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