Abbonamenti, fiducia, pandemia: lo stato di salute del giornalismo digitale

8 Luglio 2020 • Economia dei media, Più recenti • by

L’edizione 2020 del Digital News Report del Reuters Institute di Oxford conferma i maggiori cambiamenti in atto nel percorso verso un ambiente mediatico sempre più digitale, più mobile e più dominato dalle piattaforme, portando anche prove di come che alcuni editori di notizie distintive e premium continuino a vedere una crescita dei loro abbonamenti. Il report suggerisce che la crisi del Coronavirus probabilmente accelererà queste tendenze, ma che al contempo determinerà anche un vero e proprio – ma quasi certamente temporaneo – aumento dell’affidamento a brand giornalistici di fiducia per le news in televisione.

La maggior parte delle ricerche svolte per il rapporto di quest’anno, che si basa su un’indagine in 40 Paesi, è stata svolta a gennaio e all’inizio di febbraio, prima che la crisi colpisse. Tuttavia, il rapporto incorpora anche dati provenienti da indagini aggiornate effettuate in aprile, al culmine della crisi in molti Paesi. Il rapporto registra anche il persistere di alti livelli di preoccupazione nei confronti della disinformazione online e sui social media, con la maggior parte delle persone che ritengono responsabili i politici nazionali piuttosto che gli attivisti, i giornalisti o i governi stranieri.

L’impatto economico della pandemia accelera il cambiamento dei modelli di business
I dati raccolti nel mese di aprile mostrano che la crisi del Coronavirus e il suo impatto sui ricavi della stampa e della pubblicità sta già facendo crescere l’attenzione degli editori nei confronti di strategie basate su abbonamenti, membership e donazioni. Questo ha semplicemente accentuato una tendenza già evidente in precedenza: i dati di gennaio hanno mostrato un aumento significativo della percentuale di pagamento delle notizie online in diversi mercati – tra cui un salto di quattro punti percentuali negli Stati Uniti al 20% e otto punti in Norvegia al 42%. Si sono registrati aumenti anche in altre parti d’Europa, oltre che in America Latina e in Asia.

La considerazione più importante citata da chi si abbona è la particolarità e la qualità dei contenuti seguita dalla convenienza e dal prezzo. Lo scopo o l’allineamento politico di una pubblicazione è anche un fattore chiave per alcuni, soprattutto negli Stati Uniti. Nonostante ciò, il rapporto rivela che un gran numero di persone rimane perfettamente soddisfatto delle notizie a cui può accedere gratuitamente: una percentuale molto elevata di non abbonati (40% negli Stati Uniti e 50% nel Regno Unito) afferma che nulla potrebbe convincerli a pagare.

La ricerca condotta dagli autori del report dimostra che i giornali locali (e i loro siti web) sono molto più apprezzati in alcuni paesi rispetto ad altri. Oltre la metà di coloro che leggono regolarmente i giornali locali in Germania (54%) dice che le testate locali mancherebbero “molto” se non ci fossero più, con il 49% in Norvegia e il 39% negli Stati Uniti che dicono lo stesso. Solo il 25% di chi legge i giornali locali nel Regno Unito sostiene che ne sentirebbe la mancanza.

La disinformazione e il ruolo delle piattaforme
Le preoccupazioni globali sulla disinformazione rimangono elevate. Anche prima del picco della pandemia, più della metà del campione globale intervistato (56%) ha dichiarato di essere preoccupato per la prevalenza di disinformazione in un contesto di notizie. I politici nazionali sono la fonte più frequente di questo fenomeno, anche se in alcuni Paesi – compresi gli Stati Uniti – le persone che si autodefiniscono di destra hanno maggiori probabilità di dare la colpa ai media.

Per quanto riguarda la diffusione di informazioni false attraverso le piattaforme online, nella maggior parte dei Paesi gli intervistati si sono detti più preoccupati per Facebook (29%) rispetto ad altre reti come YouTube (6%) e Twitter (5%). Tuttavia, in alcune parti del Sud del mondo, come Brasile, Messico, Malesia e Cile, la gente si dice più preoccupata per le applicazioni di messaggistica come WhatsApp. Le informazioni false diffuse attraverso queste reti private e cifrate sono particolarmente insidiose, in quanto meno visibili e quindi più difficili da contrastare.

Dichiarazioni imprecise dei politici
Le recenti dichiarazioni di Donald Trump e del presidente brasiliano Jair Bolsonaro hanno ravvivato il dibattito attorno al ruolo dei media – e di piattaforme come Facebook o Twitter – in relazione alla possibilità di bloccare la circolazione di dichiarazioni imprecise o dubbie da parte dei politici.

In tutti i paesi i dati del report mostrano che la maggior parte delle persone (52%) è d’accordo che i media dovrebbero riportare queste dichiarazioni in modo prominente perché “è importante che il pubblico sappia cosa ha detto il politico” invece che non sottolineare l’affermazione (29%) perché potrebbe dare al politico un’attenzione ingiustificata. Questo suggerisce che la il pubblico vorrebbe decidere da sola piuttosto che sentirsi dire cosa pensare da un giornalista – o sentire che l’informazione è stata nascosta.

La fiducia complessiva nei media continua a diminuire
Nel sondaggio di gennaio, in tutti i 40 mercati, meno di quattro su dieci (38%) hanno dichiarato di fidarsi “della maggior parte delle notizie il più delle volte” – un calo di quattro punti percentuali dal 2019. Meno della metà (46%) ha dichiarato di fidarsi delle notizie che utilizza personalmente, mentre la fiducia nella ricerca (32%) e nei social media (22%) è ancora più bassa. Tra i cambiamenti degni di nota registrati negli ultimi 12 mesi vi è stato un calo del 16% a Hong Kong (30%) a seguito delle violente proteste di piazza e un calo del 15% in Cile (30%), che ha vissuto a sua volta diverse manifestazioni di protesta contro la disuguaglianza sociale.

Nel Regno Unito la fiducia è scesa di 12 punti percentuali (28%), a seguito di un’elezione divisiva in cui molti a sinistra hanno dato la colpa ai media, almeno in parte, della loro sconfitta. La polarizzazione politica legata alla crescente incertezza sembra aver minato la fiducia soprattutto nelle emittenti pubbliche, che stanno perdendo il sostegno di fette di pubblico di destra e di sinistra. I sondaggi successivi mostrano che la crisi della posta dalla pandemia ha temporaneamente aumentato i livelli di fiducia nei media nelle prime fasi di isolamento, anche se questo è diminuito di nuovo quando i media hanno intensificato le critiche al governo e alla gestione ufficiale della pandemia.

Il Digital News Report 2020 è disponibile qui.

Articolo tradotto dall’originale inglese da Antonio Nucci.

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