Fact-checker da tutto il mondo si sono riuniti il 23 e il 24 luglio alla City University di Londra per discutere i problemi e le sfide del loro mestiere. L’aumento del numero di siti web dedicati alla verifica delle notizie nel mondo (da 44 a 64 in un anno) parla in nome del giornalismo trasparente. Veterani del mestiere e curatori di nuovi siti si sono incontrati in occasione del secondo Global Fact-Checking Summit, un evento da cui sono emersi molti insegnamenti e consigli su come andare avanti, ma ci sono ancora domande senza risposta che necessitano di essere discusse.
Metro di classificazione: sì o no?
I metri di classificazione erano diventati il marchio di alcuni siti di fact-checking come i Pinocchio del Washington Post o le “Pants on Fire” del Truth-O-Meter di PolitiFact. La percentuale di siti che usano sistemi di questo tipo è aumentata circa dell’80%, ha dichiarato Bill Adair alla conferenza londinese, ma non tutti scelgono questa strada. L’argomento principale contro l’utilizzo di un metro di classificazione per le notizie verificate è che rischia di semplificare una questione complicata e può anche essere più questionabile da parte dei critici. D’altro canto, il metro può diventare un utile sintesi di giornalismo in profondità ed è condivisibile persino con persone che non leggerebbero pezzi approfonditi di policy.
Ratings give dense public policy clarity and punch. @AngieHolan of @PolitiFact at #globalfact
— Ivana C Bajrovic (@ivanavicvic) 23 Luglio 2015
“Il metro è anche utile come ulteriore strumento che aiuta a tornare al contenuto e a categorizzarlo, permettendo di tenere traccia dei suoi sviluppi, delle questioni conesse e dei suoi cambiamenti”, ha sottolineato a questo proposito Juan Moreno Romero dello spagnolo El Objectivo. Se si decide di adottare un sistema di classificazione, il punto fondamentale è farlo nel modo giusto.
Classificare nel modo giusto
Come ha sottolineato Alexios Mantzarlis dell’italiano Pagella Politica, il metro di classificazione potrebbe diventare ciò che più attrae l’attenzione su questo lavoro, almeno all’inizio; per questo è essenziale farlo correttamente. Il consiglio più comune è di avere una chiara metodologia e definizioni semplici dei diversi livelli di categorizzazione e renderle più pubbliche e trasparenti possibile.
Come reagire alle critiche
L’attività di fact-checking attrae facilmente critiche, principalmente dalle persone a cui non piace che questo venga eseguito nei loro confronti. Laura Zommer dell’argentino Chequeado e Angie Holan di PolitiFact hanno discusso delle strategie migliori per reagire a un’ondata di critiche. “Per il nostro fact-checking seguiamo un metodo che include diversi passaggi ed è accessibile ai nostri lettori tramite il nostro sito web: chiamiamo o scriviamo alla persona che stiamo esaminando per avere il suo punto di vista sin dall’inizio e abbiamo una procedura per agire in caso commettessimo degli errori. Copriamo un’ampia selezione di temi e personaggi, abbiamo uno staff diversificato, anche dal punto di vista ideologico, cosa che è particolarmente importante dato il nostro ambiente altamente politicizzato”. “Leggiamo anche i lavori dei colleghi prima di pubblicare e prestiamo molta attenzione nello scegliere con chi lavorare e a quali eventi partecipare”, ha detto Zommer.
“Se si sa di avere sbagliato, bisogna ammetterlo subito, senza paura”, ha affermato Holan, spiegando che PolitiFact usa un tag “correzioni e aggiornamenti” per evidenziare tutti gli articoli che sono stati modificati, al fine di renderli immediatamente riconoscibili. “Quando incassiamo delle critiche da una persona di spicco tendiamo a rispondere a dipendenza del contenuto della critica, ma a volte non c’è nulla da dire” ha aggiunto Holan,“bisogna assorbire le critiche in quanto gruppo, mai personalmente, e non bisogna lasciare andare a casa nessuno scoraggiato: i membri del team si devono sostenere a vicenda”.
Great advice from @Mantzarlis: “Never ever make your fact-check about the person, but always about the statement” #GlobalFact
— Federica Cherubini (@fedecherubini) 23 Luglio 2015
Come riuscire ad essere obiettivi in un ambiente ostile
In alcuni contesti il fact-checking è senza dubbio più difficile che in altri. Questo è certamente il caso dell’Ucraina, dove accanto ad una vera guerra, se ne combatte anche una di informazione. Tetiana Matychak, responsabile di StopFake ha condiviso alcuni consigli su come il suo sito è riuscito a restare obiettivo in un contesto molto complesso:
- Verificare tutte le informazioni che si ricevono, per quanto possano apparire veritiere
- Mai usare opinioni o dichiarazioni ufficiali come prove
- Smascherare falsi da entrambe le parti coinvolte nel conflitto
- Se non è possibile smascherare un falso, metterlo da parte
- Cooperare con molti giornalisti e blogger
Come rendere il fact checking sostenibile: trovare nuove fonti di reddito
Probabilmente la questione più discussa nel giornalismo oggigiorno è quella sulla sostenibilità e sulle fonti di reddito, e i fact-checker non ne sono esenti. Il 70% dei siti riceve finanziamenti da organizzazioni non-profit o da fondazioni, mentre il 17% è parte di un’organizzazione mediatica tradizionale e solo il 13% ha una base di guadagno, stando ai risultati del sondaggio sulle organizzazioni di fact-checking svolto da Alexios Mantzarlis proprio al summit di Londra. Chiedere ai lettori di pagare, vendere il contenuto o la propria esperienza fanno parte delle principali fonti di reddito per i fact-checker, ha sottolineato a questo proposito Mantzarlis. Fare pagare i lettori in molti casi significa fare campagne di crowdfunding per l’intero sito oppure per progetti specifici.
Mevan Babakar ha condiviso qualche insegnamento che il britannico Full Fact ha tratto dalla sua campagna di successo “Let’s fact check the elections”, che ha raccolto ben 33mila sterline da 1297 sostenitori nel febbraio 2015: “essere brevi, chiari e concisi. Se non si riesce a spiegare l’obiettivo della campagna in una frase, è meglio ricominciare. Bisogna usare esempi concreti di come si vogliono usare i soldi raccolti. Non sottostimare l’importanza della campagna di marketing”.
Un’altra opzione di raccogliere soldi è vendere la propria esperienza: molte aziende mediatiche non possiedono più personale o esperienza per eseguire il lungo lavoro del fact checking ed è qui che i siti di smascheramento possono subentrare e vendere il loro contenuto.
Articolo apparso originariamente su Poynter.org il 24/07/2015, tradotto dall’inglese da Georgia Ertz. Ri-pubblicato per gentile concessione. Copyright 2015 The Poynter Institute
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