Per la prima volta in Italia pubblicate le registrazioni audio dei verbali degli interrogatori
La vicenda del delitto di Avetrana si è trasformata in uno squallido gioco al massacro dei sentimenti cui si sono prestati molti media italiani. Per la prima volta in Italia su web e Tv sono state pubblicate le registrazioni audio degli interrogatori. E’ un caso che crea un precedente che si vorrebbe non si ripetesse. Ma probabilmente è un metodo che serve a compiacere un pubblico che non desidera tanto comprendere quanto soddisfare una curiosità morbosa che nulla aggiunge alla verità. E’ un precedente che avrà un seguito, fa audience.
La decisione di pubblicare le registrazioni spettava ai direttori delle testate. Molti hanno deciso per il sì, Repubblica, per esempio, così come lo stesso Corriere della Sera. Qualcuno ha detto di no. Tra questi Mario Calabresi, direttore de La Stampa, che in quest’articolo ne spiega le ragioni. Eccone alcuni passaggi:
….. queste voci non raccontano niente di diverso o di nuovo rispetto a quanto è stato scritto finora. Ma allora – si potrebbe obiettare – dov’è il problema? Credo che esista una sostanziale differenza tra il riportare un fatto, il raccontarlo mettendolo nel suo contesto esatto o invece nel gettarlo in faccia a chi ascolta senza alcuna mediazione. E’ in quella differenza che è nato il giornalismo, che ha trovato un senso e una ragione d’esistere.
Ieri mattina – grazie al lavoro dei nostri giornalisti – abbiamo avuto gli audio degli interrogatori di Avetrana, le voci di Michele e Sabrina Misseri, con la confessione dettagliata e tormentata da parte dello zio dell’omicidio di Sarah Scazzi. Non era mai capitato di avere la possibilità di ascoltare in tempo reale un interrogatorio, divulgato fuori da ogni regola prima ancora dei rinvii a giudizio e di qualunque decisione della magistratura.
Ci siamo chiesti cosa farne e se metterli subito sul sito web, sicuri di fare un record di contatti. Ne abbiamo discusso e abbiamo deciso di buttarli, perché non aggiungevano nulla a quello che avete già letto fino a oggi, perché non servivano a chiarire nulla e perché potevano essere utili solo a solleticare le morbosità, a infilare la testa più in fondo nel pozzo.
….. in America mai si sognerebbero di divulgare l’audio di un interrogatorio, anche se hanno messo da tempo in rete le telefonate dell’11 settembre, ritenendo che questo servisse a ricordare il dramma, ma mai è stato mostrato un solo cadavere dei morti delle Torri. Perché non si tratta di censurarsi, ma di valutare e di non far prevalere soltanto il criterio degli ascolti, del numero di copie vendute o dei click su internet.
Ma accanto a considerazioni etiche e professionali la pubblicazione dell’audio degli interrogatori solleva problemi da un punto di vista giuridico. Valerio Spigarelli, presidente dell’Unione delle Camere Penali, afferma: “il codice di procedura penale vieta la pubblicazione integrale degli atti delle indagini preliminari in una fase come questa. … Il fatto che atti delle indagini preliminari vengano diffusi in maniera non legittima è un’annosa consuetudine contra legem in questo Paese: non è la prima volta che succede. Certo è clamoroso che si sentano non soltanto gli interrogatori degli indagati quando sono tali, ma addirittura le dichiarazioni delle persone informate sui fatti, tra l’altro con un danno evidente alle indagini. Sarebbe bene rammentare a tutti – ha concluso – che esiste, al di là del segreto professionale che pure sopravvive in questo Paese, comunque un dovere di riservatezza che non può essere violato….”
Parole al vento, è più di un mese che circolano i verbali degli interrogatori, ora arrivano anche le registrazioni. Da chi vengono diffusi i file? Dalla Procura, dagli avvocati? I giornali intanto hanno fatto la loro scelta. Come dice Francesco Costa, giornalista de Il Post “i direttori che hanno deciso di pubblicarli (ndr i file) si sono giocati la credibilità di qualsiasi lamentazione passata, presente e futura riguardo i plastici di Bruno Vespa, i turisti morbosi, la poca sobrietà nel raccontare la cronaca nera, i fanatici dell’orrido, il giornalismo di scarsa qualità e via dicendo”.
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