Art&Press: quando il giornale è un’opera d’arte

4 Maggio 2012 • Giornalismo sui Media • by

Può un giornale diventare un’opera d’arte? L’arte si è sempre confrontata con i media e non si contano gli esempi di come l’attualità e il presente si siano trasformati nell’oggetto dell’espressione artistica. Ma cosa succede quando i giornali diventano la base – o il materiale stesso – di un’opera? La mostra Art & Press in cartellone alla Martin Gropius Bau di Berlino fino al 24 giugno esplora le potenzialità dei giornali come strumento – oltre che contenuto – artistico, offrendo una carrellata sui maggiori esempi in un lasso di tempo che dalla seconda metà del diciannovesimo secolo si spinge fino alla stretta contemporaneità. L’esposizione, il cui claim è “arte, verità, realta” raccoglie opere seguendo due filoni distinti: un primo dove fatti realmente accaduti e la loro narrazione diventano il contenuto, il significato, delle opere e altre in cui, al contrario, i giornali o i media in genere vengono utilizzati come materia della rappresentazione se non esplicitamente come materiale del lavoro creativo.

Alla prima categoria e all’ambito della testimonianza appartengono ad esempio le opere di Gerhard Richter della serie Banalitaet des Boesen realizzate con scatti tratti dalle pagine di cronaca di quotidiani. Sullo stesso piano opera anche il lavoro senza titolo che il cinese Ai Weiwei ha realizzato appositamente per la mostra berlinese: si tratta di un’installazione realizzata con alcuni pezzi di ferro prelevati dalle macerie della Beichuan High School, una scuola crollata nel 2008 durante un terremoto per i suoi difetti di costruzione.

Oltre 1000 studenti sono deceduti nel corso della tragedia e la notizia è stata accuratamente insabbiata dai media cinesi. L’opera di Ai Weiwei risolve l’ingiustizia dando, finalmente, la notizia che non venne data all’epoca dei fatti. Da questo punto di vista sono anche eccezionali gli scatti di Andreas Gursky che in Nha Trang immortala una fabbrica cinese nella sua totale desolazione. Quelle del fotografo tedesco sono immagini dal forte valore documentario cui la messa in scena e la perizia delle scelte estetiche donano l’aura dell’opera d’arte.

Ma il contenuto non è a suo stesso tempo giornalistico? Al secondo filone, quello dove i media e i giornali cartacei in particolare sono sfruttati come strumenti di veicolazione delle opere, si inseriscono però le opere migliori dell’intera mostra. A cominciare da Doppelpferd, opera di Joseph Beuys che sfrutta come tela una pagina della Frankfurter Rundschau in cui è pubblicato uno scritto dello stesso artista. Dimanche, le journal d’un seul jour è invece la celebre prima pagina ad opera di Yves Klein in cui appare la foto di un uomo che salta nel vuoto; molto interessante anche l’installazione A Mallarmé dell’italiano Mario Merz costruita attorno a una distesa di copie del quotidiano La Stampa. Eccezionale Newsweek, opera dell’artista belga Denmark che mette in mostra un’intera annata dell’omonimo settimanale americano, pieghettata a quadratini di medesima misura.

Colpiscono anche per potenza evocativa i lavori di Robert Gober e Annette Messager: il primo con Untitled del 1992 riesce, semplicemente impilando una serie di risme di quotidiani, a creare un’opera la cui significanza si evince dal fatto che i giornali non possono essere in nessun caso elementi neutri o semplici oggetti cartacei mentre la seconda con Dancing Newspaper (2010),  facendo svolazzare una pagina di quotidiano sopra un ventilatore imprime in un’installazione tutto il paradosso della carta stampata: anche riportando la notizia più importante, il giornale rimarrà sempre un oggetto volatile, dal consumo estremamente breve. Marine Hugonnier, invece, sfrutta le prime pagine del Guardian dedicate alla crisi degli ostaggi in Iran come base della serie Art for modern architecture e i suoi motivi geometrici.

A suggello di tutto, l’installazione muraria di Barbara Kruger, a sua volta realizzata ad hoc per la Martin Gropius Bau: enormi titoli di giornale occupano l’intero perimetro di una sala dell’esposizione, giocando con i linguaggi dei media, le loro dinamiche e il rapporto dei lettori con l’information overload. Con oltre 100 opere esposte, Art&Press è un viaggio preciso nel rapporto tra media e arte. Il percorso storico, inoltre, insieme a mostrare l’evoluzione delle correnti artistiche, narra anche i cambiamenti che hanno interessato l’industria dell’informazione. A sugello di tutto, il secondo piano: qui sono esposti, tra gli altri, lavori di Paul Cèzanne, Renoir, Degas e Max Beckmann che ritraggono i media in contesti quotidiani. Coerentemente con il Leitmotiv della mostra sono fruibili tramite iPad.