Anthony Farris / Flickr CC
Una nuova proposta di legge per la regolamentazione dei commenti online è stata descritta come un attacco alla libertà di stampa in Albania. Ai sensi del testo, gli amministratori di media digitali che pubblicano o consentono la pubblicazione di commenti che “ledono l’onore, la personalità o la reputazione di una persona” potrebbero essere accusati e trascinati in contenziosi penali.
Il parlamentare che ha introdotto la proposta, Majlinda Bregu, ha fatto riferimento a un caso recente a suo dire emblematico. Nel caso “Delfi vs. Estonia”, gli amministratori di Delfi, uno dei portali di news più popolari in Estonia, sono stati condannati per aver pubblicato commenti insultanti contro una persona. Il caso è stato portato fino alla Corte europea per i diritti dell’uomo che, di recente, ha confermato la decisione del tribunale estone sostenendo che, nonostante Internet giochi un ruolo importante nel sostenere la libertà di espressione, “le responsabilità in casi di contenuti diffamatori o di altra natura illegale devono, in principio, essere mantenute e costituiscono un rimedio efficace contro le violazioni dei diritti della personalità”.
Bisogna però notare come la sentenza della Corte si applica esplicitamente a quei “portali gestiti professionalmente, operati su una base commerciale e non su un modello non moderato di forum online e chat” e non ha un effetto legale immediato e le sue implicazioni nel lungo periodo non sono ancora del tutto chiare.
In Albania, la società civile e i giornalisti hanno reagito energicamente al tentativo di regolamentare i commenti online. Gjergji Erebara, un blogger albanese molto noto, ad esempio, ha descritto la proposta di legge come “una seria violazione della libertà di espressione”, un punto su cui si è d’accordo anche il “People’s Advocate” Igli Totozani che, invece, ha sostenuto che qualora lo stato bloccasse l’informazione su Internet vi sarebbe un conseguente impatto dannoso sullo stato della libertà di espressione in Albania.
Mentre il dibattito politico attorno alle possibili nuove regole continua, i giornalisti albanesi e gli editori digitali, come sta avvenendo anche in altri paesi, si stanno chiedendo quale sia il modo migliore di gestire i commenti ai contenuti online, se pubblicarli tutti in modo non controllato o se introdurre qualche forma di auto-regolamentazione.
Il dibattito è diventato progressivamente più urgente, dato che il numero di albanesi connessi continua a crescere e ha raggiunto ora quota 2 milioni, un numero che sta mettendo in crisi il primato della televisione come primo medium di informazione nel paese.
Secondo un sondaggio dell’Albanian Media Institute, sei dei dieci media online più utilizzati in Albania non applicano alcun tipo di moderazione ai commenti dei lettori e per almeno tre motivi: finanziari, perché le redazioni non hanno le risorse per far fronte al lavoro di moderazione; mancanza di guidelines, perché buona parte delle testate non si è ancora data un codice etico o di autoregolamentazione; traffico, dato che la maggior parte delle testate incentiva i commenti non filtrati perché sono convinti che questi siano un traino per il traffico ai loro siti.
Secondo Igli Gjelishti, però, editor del sito di news albanese più popolare, top-channel.tv, questa ultima argomentazione non è sostenuta dai fatti e il suo sito, ad esempio, non ha avuto una sezione per i commenti fino al 2014. Un altra preoccupazione è che, come dimostrato da alcune testate che invece hanno introdotto dei sistemi di moderazione di recente, vi sia stato un netto deterioramento nel modo in cui i commenti vengono filtrati e vagliati, con un netto calo di qualità nel modo in cui la questione viene gestita.
Ad esempio, shekulli.com.al, uno dei maggiori siti di news nel paese, fino al 2013 era solito rimuovere tutti i commenti giudicati “non etici” e sostituirli con un nota. Ma, come è per molti altri siti albanesi, quel filtro non viene ora più applicato.
Altre testate, invece, stanno introducendo alcune forme di auto-regolamentazione e standard etici chiari, con risultati molto buoni. Shqiptarja.com, ad esempio, è stato uno tra i primi a provare a dotarsi di un codice etico per i suoi giornalisti che includesse anche una parte su come moderare i commenti. Shqiptarja è inoltre la prova che la buona moderazione e la gestione dei commenti dei lettori non sono un problema per il traffico ai siti, dato che i suoi numeri sono in crescita costante e hanno posizionato la testata tra i primi dieci siti nazionali per numero di visite in appena tre anni. Il dibattito, intanto, continua.
Articolo tradotto dall’originale inglese
Albania: i commenti e le libertà dei media
20 Luglio 2015 • Media e Politica, Più recenti • by Rrapo Zguri
Anthony Farris / Flickr CC
Una nuova proposta di legge per la regolamentazione dei commenti online è stata descritta come un attacco alla libertà di stampa in Albania. Ai sensi del testo, gli amministratori di media digitali che pubblicano o consentono la pubblicazione di commenti che “ledono l’onore, la personalità o la reputazione di una persona” potrebbero essere accusati e trascinati in contenziosi penali.
Il parlamentare che ha introdotto la proposta, Majlinda Bregu, ha fatto riferimento a un caso recente a suo dire emblematico. Nel caso “Delfi vs. Estonia”, gli amministratori di Delfi, uno dei portali di news più popolari in Estonia, sono stati condannati per aver pubblicato commenti insultanti contro una persona. Il caso è stato portato fino alla Corte europea per i diritti dell’uomo che, di recente, ha confermato la decisione del tribunale estone sostenendo che, nonostante Internet giochi un ruolo importante nel sostenere la libertà di espressione, “le responsabilità in casi di contenuti diffamatori o di altra natura illegale devono, in principio, essere mantenute e costituiscono un rimedio efficace contro le violazioni dei diritti della personalità”.
Bisogna però notare come la sentenza della Corte si applica esplicitamente a quei “portali gestiti professionalmente, operati su una base commerciale e non su un modello non moderato di forum online e chat” e non ha un effetto legale immediato e le sue implicazioni nel lungo periodo non sono ancora del tutto chiare.
In Albania, la società civile e i giornalisti hanno reagito energicamente al tentativo di regolamentare i commenti online. Gjergji Erebara, un blogger albanese molto noto, ad esempio, ha descritto la proposta di legge come “una seria violazione della libertà di espressione”, un punto su cui si è d’accordo anche il “People’s Advocate” Igli Totozani che, invece, ha sostenuto che qualora lo stato bloccasse l’informazione su Internet vi sarebbe un conseguente impatto dannoso sullo stato della libertà di espressione in Albania.
Mentre il dibattito politico attorno alle possibili nuove regole continua, i giornalisti albanesi e gli editori digitali, come sta avvenendo anche in altri paesi, si stanno chiedendo quale sia il modo migliore di gestire i commenti ai contenuti online, se pubblicarli tutti in modo non controllato o se introdurre qualche forma di auto-regolamentazione.
Il dibattito è diventato progressivamente più urgente, dato che il numero di albanesi connessi continua a crescere e ha raggiunto ora quota 2 milioni, un numero che sta mettendo in crisi il primato della televisione come primo medium di informazione nel paese.
Secondo un sondaggio dell’Albanian Media Institute, sei dei dieci media online più utilizzati in Albania non applicano alcun tipo di moderazione ai commenti dei lettori e per almeno tre motivi: finanziari, perché le redazioni non hanno le risorse per far fronte al lavoro di moderazione; mancanza di guidelines, perché buona parte delle testate non si è ancora data un codice etico o di autoregolamentazione; traffico, dato che la maggior parte delle testate incentiva i commenti non filtrati perché sono convinti che questi siano un traino per il traffico ai loro siti.
Secondo Igli Gjelishti, però, editor del sito di news albanese più popolare, top-channel.tv, questa ultima argomentazione non è sostenuta dai fatti e il suo sito, ad esempio, non ha avuto una sezione per i commenti fino al 2014. Un altra preoccupazione è che, come dimostrato da alcune testate che invece hanno introdotto dei sistemi di moderazione di recente, vi sia stato un netto deterioramento nel modo in cui i commenti vengono filtrati e vagliati, con un netto calo di qualità nel modo in cui la questione viene gestita.
Ad esempio, shekulli.com.al, uno dei maggiori siti di news nel paese, fino al 2013 era solito rimuovere tutti i commenti giudicati “non etici” e sostituirli con un nota. Ma, come è per molti altri siti albanesi, quel filtro non viene ora più applicato.
Altre testate, invece, stanno introducendo alcune forme di auto-regolamentazione e standard etici chiari, con risultati molto buoni. Shqiptarja.com, ad esempio, è stato uno tra i primi a provare a dotarsi di un codice etico per i suoi giornalisti che includesse anche una parte su come moderare i commenti. Shqiptarja è inoltre la prova che la buona moderazione e la gestione dei commenti dei lettori non sono un problema per il traffico ai siti, dato che i suoi numeri sono in crescita costante e hanno posizionato la testata tra i primi dieci siti nazionali per numero di visite in appena tre anni. Il dibattito, intanto, continua.
Articolo tradotto dall’originale inglese
Tags:Albania, censura, censura dei media, commenti online, Corte europea dei diritti dell’uomo, giornalismo online
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