I media radicali degli attivisti russi esuli nei paesi baltici

30 Settembre 2019 • In evidenza, Media e Politica • by

Un esempio di contenuto satirico di ARU TV

La crisi ucraina del 2014 ha generato uno scontro serio tra la Russia e l’Europa e ha aperto una nuova fase della guerra mediatica del Cremlino. A ciò si aggiunge la repressione del dissenso interno, che ha portato molti attivisti politici e giornalisti indipendenti a lasciare la Russia per i paesi vicini. Molti professionisti nel campo dei media si sono trasferiti nei paesi baltici, ad esempio, dove è sempre esistita una considerevole minoranza di lingua russa. Queste comunità sono state storicamente servite da mezzi d’informazione in russo che cercavano di non turbare la loro audience, spesso favorevole alla propaganda del Cremlino.

Attivismo mediatico
La natura di questo ambiente mediatico in lingua russa è cambiata a seguito della crisi ucraina, quando diversi media indipendenti sono stati lanciati nei paesi baltici e in altri ex stati sovietici da giornalisti russi in esilio. Uno dei primi e tuttora più conosciuti è Meduza, un sito di notizie indipendente fondato nell’ottobre 2014 nella capitale lettone Riga. Meduza è stato ideato dall’ ex-Direttore del sito di notizie russo Lenta, e il suo target di riferimento si trova chiaramente in Russia. Sebbene Meduza abbia finora ricevuto la maggior parte dell’attenzione, non è affatto l’unico mezzo di comunicazione russo indipendente presente nei paesi baltici. In quel contesto sono nati anche altre nuove testate russe radicali, alcune delle quali hanno adottato metodi molto innovativi per far conoscere ad un pubblico più ampio i risultati dei loro progetti di giornalismo investigativo.

Sfidare gli stereotipi
Queste testate giornalistiche svolgono un lavoro inestimabile nel servire la causa della democrazia nella regione, e proprio per questo motivo e per il loro rifiuto di scendere a compromessi sono divenuti il bersaglio di minacce e attentati da parte delle forze armate filo-Cremlino – di cui parlerò più avanti. Due piattaforme in lingua russa gestite da giornalisti esiliati, il cui lavoro merita di essere meglio conosciuto, sono il canale YouTube ARU TV e il sito web Beware of Them, che pubblica i risultati di indagini sull’abuso dei diritti umani. Entrambe le piattaforme adottano un approccio radicale e impiegano metodi innovativi per trasmettere i loro messaggi. Invece che rinforzare nozioni preconcette sulle minoranze di lingua russa nella regione e dare al loro pubblico quello che pensano si aspetti, sfidano gli stereotipi e cercano di informarlo ed educarlo.

Il logo di Beware of Them

 Una nuova formula

ARU TV è stato creato in Estonia nel 2015 da due rifugiati politici, l’attivista bielorusso Pavel Marozau e il critico di musica rock Artemy Troitsky. Il canale YouTube ha adottato una formula innovativa di presentazione delle notizie, racchiuse in un contesto di critica sociale volto a stimolare la riflessione con l’uso di una satira politica pungente. Successivamente, il progetto ha continuato a sperimentare con varie forme visuali (video musicali animati, meme) e nuovi strumenti di divulgazione.

ARU TV attribuisce inoltre una grande importanza a metodi innovativi e inclusivi di comunicare con la propria audience. In collaborazione con la comunità dei ricercatori (di cui l’autore fa parte, nda), i due fondatori hanno studiato la loro audience cercando di stabilire come diverse tipologie di umorismo (parodia, imitazione, scherno, ironia, nonsense, esagerazione, iper-identificazione, drammatizzazione, spiazzamento) si correlino a certi pattern di comportamento online e abbiano un impatto sulle analitiche come varie forme di engagement o i tassi di conversione.

Denunciare gli abusi
Beware of Them è stato fondato in Russia nel maggio del 2018, ma al momento ha parzialmente sede in Lettonia. In principio il progetto era strettamente legato a vari movimenti di protesta politica ed era nato come database online volto ad identificare membri delle milizie filogovernative, di gruppi paramilitari e di organismi esecutivi coinvolti nelle repressioni contro i manifestanti anti-governativi. In breve tempo il progetto ha espanso lo spettro delle sue attività e nel database sono stati inclusi anche altri gruppi o individui che avessero commesso dei crimini sostenuti dal Cremlino contro la società civile russa o che avessero preso parte a guerre ibride russe all’estero. Nel fare il loro lavoro, i membri del team di Beware of Them combinano degli elementi di giornalismo investigativo con il citizen journalism: in particolare, si servono di foto e video realizzati da testimoni oculari con i loro telefoni o con videocamere mobili per denunciare comportamenti scorretti e abusi perpetrati da parte delle autorità e dai gruppi filogovernativi.

Molestie senza frontiere
Certamente, prendere parte ad un attivismo mediatico così audace non è esente da rischi. Sia ARU TV che Beware of Them sono stati bersaglio di attacchi, che nello spazio post-sovietico non si limitano ai confini statali. Pavel Marozau sostiene che il suo sito sia stato messo offline, in seguito alla pubblicazione di alcuni dei suoi video più forti e audaci, con un attacco hacker sul sito e una serie di attacchi DDoS. Inoltre, al momento delle elezioni presidenziali russe del 2018, dei video musicali animati realizzati da ARU TV sono stati presi di mira da dei gruppi di troll russi. Un video che si prendeva gioco delle autorità russe prima delle elezioni, ad esempio, ha ricevuto un gran numero di dislike, suggerendo fortemente che fosse stato il bersaglio di un’azione mirata. In tempi più recenti. ARU TV non è più stata colpita fortemente da attacchi DDoS grazie alla protezione di Project Shield di Google, concepito per fermare i cyberbulli dal minacciare i mezzi d’informazione che promuovono la democrazia e i siti di news indipendenti.

Il video di ARU TV che, secondo i fondatori del canale, sarebbe stato colpito da una campagna coordinata di trolling

Vendetta dichiarata
Anche i membri del team di Beware of Them sono stati vittime di attacchi in diverse occasioni. Nel maggio 2018, ad esempio, alcuni componenti deviati delle formazioni paramilitari russe e dei cosiddetti “cosacchi” hanno dichiarato vendetta ai fondatori del progetto, minacciandoli di violenza fisica. Nell’ottobre dello stesso anno, invece, Alexander Sherin, un membro del parlamento russo appartenente al partito ultranazionalista LDPR guidato da Vladimir Zhirinovsky, e il canale televisivo Tsargrad di proprietà dell’oligarca conservatore Konstantin Malofeev, hanno chiesto al procuratore capo della Russia di chiudere il sito. La prolungata campagna di harassment ha costretto i fondatori del progetto, Anton Gromov e Victor Oleynik, a fuggire dal paese.

Articolo tradotto dall’originale inglese da Claudia Aletti

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