Il servizio pubblico in discussione

29 Settembre 2016 • Media e Politica, Più recenti • by

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Articolo pubblicato in collaborazione con la Società cooperativa per la radiotelevisione svizzera di lingua italiana (CORSI) in occasione della la giornata nazionale SRG SSR 2016 intitolata “Servizio pubblico – oggi e domani” che avrà luogo venerdì 30 settembre presso l’Auditorio Stelio Molo (c/o sede radio RSI, Via Canevascini 7 – Lugano). Alla giornata parteciperanno anche ricercatori, docenti e studenti dell’Università della Svizzera italiana. Qui il programma completo)

Il servizio pubblico è un’istituzione tipicamente europea che però oggi, in diversi Paesi, è sotto pressione a causa di cambiamenti tecnologici, sociali ed economici. Ad esempio, il servizio pubblico per antonomasia, la Bbc inglese, è oggi messo in discussione e subisce le pressioni del Governo che vorrebbe ridimensionare le funzioni. Da questo punto di vista il dibattito sulle funzioni e il ruolo del servizio pubblico in Svizzera si inserisce in un discorso di respiro europeo che solleva questioni come: c’è ancora bisogno di un servizio radiotelevisivo pubblico? Per rispondere a quali bisogni? Per svolgere quali funzioni? E per soddisfare i desideri e gli interessi di quali cittadini?

In Svizzera, a gennaio 2016, è stata confermata la raccolta di più di 100mila firme a sostegno dell’iniziativa popolare “Sì all’abolizione del canone radiotelevisivo”, lanciata dal comitato “No Billag”, per cui la confederazione “non potrà più riscuotere canoni […] né sovvenzionare alcuna emittente radiofonica o televisiva o, in tempo di pace, gestire emittenti radiofoniche o televisive proprie”. A giugno 2015, con una stretta maggioranza (50,08%) i cittadini svizzeri avevano dato invecce il loro consenso al passaggio da un sistema basato sul possesso di un apparecchio a un canone generalizzato per le economie domestiche e le imprese, con un abbassamento del costo previsto da 460 a circa 400 franchi (a partire dal 2018). La votazione di giugno e la prevista votazione per l’abolizione del canone, tra il 2018 e 2019, riportano senza dubbio il ruolo e le funzioni del servizio pubblico al centro del dibattito.

Per capire meglio le diverse posizioni in campo in Svizzera, rispetto a questo tema, è utile ricordare le principali ragioni d’essere del Servizio Pubblico come sintetizzate da Richeri (2012) e poi approfondite in uno studio comparativo sui diversi modelli di servizio pubblico in Europa a cura di Blasio e Sorice (2014). In primo luogo una ragione d’essere storica e di ordine tecnico: originariamente la scarsità delle frequenze disponibili giustificava il monopolio di trasmissione da parte dello Stato che era chiamato a garantire che tutti cittadini avessero accesso al servizio radio-televisivo. Questa motivazione perde oggi rilevanza, dato che la digitalizzazione e lo sviluppo di Internet hanno portato a una moltiplicazione dei canali e delle piattaforme di trasmissione e ricezione (digitale terrestre, satellite, cavo, iptv).

Una seconda ragione è la funzione culturale e educativa. In Svizzera la legge federale sulla radiotelevisione (Lrtv) afferma che “la SSR deve contribuire allo sviluppo culturale e al rafforzamento dei valori culturali del Paese nonché alla promozione della cultura svizzera […] all’educazione del pubblico […] e all’intrattenimento”.  Una terza funzione attribuita al servizio pubblico è di tipo politico e riguarda la promozione del pluralismo, della partecipazione democratica. In Svizzera secondo la Lrtv alla Ssr, la società di servizio pubblico elvetica, è attribuito un ruolo importante per la democrazia dato che deve contribuire alla “libera formazione delle opinioni del pubblico mediante un’informazione completa, diversificata e corretta, in particolare sulla realtà politica, economica e sociale”.

Per quanto riguarda il pluralismo si sottolinea che la Ssr deve “promuovere la comprensione, la coesione e lo scambio fra le regioni del Paese, le comunità linguistiche, le culture e i gruppi sociali e tenere conto delle particolarità del Paese e dei bisogni dei Cantoni”. Queste ultime due funzioni sono al centro del dibattito tra chi sostiene che abbiano ancora un valore forte per giustificare la posizione dominante del servizio pubblico e chi invece sostiene che non necessariamente queste funzioni debbano essere affidate esclusivamente alla radiotelevisione pubblica. Cerchiamo ora di illustrare le principali posizioni diverse, e fin opposte, nei confronti del servizio pubblico e delle sue forme di finanziamento in un ambito mediale sempre più in trasformazione.

Un servizio pubblico forte
A favore di un servizio pubblico forte si sono schierati il sindacato dei mass media e la commissione federale dei media (Cofem). In particolare, la Cofem analizza le sfide a cui anche i media del servizio pubblico devono far fronte a seguito delle trasformazioni digitali (il documento è consultabile qui). Punto di partenza di tutte le sue riflessioni è la necessità di offrire una pluralità di contenuti mediatici di qualità, prodotti e diffusi il più possibile in modo indipendente. L’obiettivo della radiotelevisione dovrebbe essere quello di garantire un servizio informativo necessario in termini di politica statale e democratica, anche tenendo conto del fatto che la radiotelevisione riveste un ruolo importante nella coesione e nell’integrazione dell’intera popolazione svizzera in rapporto all’estero. Date queste premesse, secondo la Cofem, senza offerte del servizio pubblico, la solida struttura mediatica per la formazione dell’opinione politica sarebbe a rischio, pericolo a cui la Svizzera non dovrebbe esporsi. Tuttavia gli esperti della Commissione federale dei media incoraggiano anche la Ssr a collaborare più strettamente con le aziende private al fine di fornire un contributo maggiore allo sviluppo del settore creativo nell’ambito delle comunicazioni audiovisive e di rafforzare il mercato dei media”.

Un servizio pubblico ridimensionato a favore dei privati
Le critiche sollevate nei confronti del servizio pubblico possono essere sintetizzate come segue: il servizio pubblico è rappresentato come una macchina al centro del sistema mediatico nazionale, di cui assorbe grandi risorse economiche a discapito delle imprese private che nell’opinione dei detrattori sono più efficienti e indipendenti da influenze politiche; usufruendo del canone oltre che di risorse derivate dalla pubblicità, il servizio pubblico godrebbe di un ingiustificato vantaggio competitivo producendo un effetto di distorsione sul mercato radiotelevisivo;  i contenuti e i programmi del servizio pubblico sono accusati talvolta di omologarsi a quelli del settore privato; sono messe in discussione le forme di finanziamento sia la pubblicità sia il canone o altre forme di “prelievo” spesso vissute come vessatorie e non giustificate alla luce del prodotto offerto.

Queste posizioni sono anche sostenute in uno studio dell’Università di San Gallo, secondo cui in Svizzera la posizione dominante sul mercato mediatico della Ssr si estende anche ai mercati dei fornitori e della produzione (tecnica, creativa), comportando una riduzione delle capacità innovative nel settore radiotelevisivo svizzero. Inoltre le sovrapposizioni sia a livello delle trasmissioni d’informazione che, soprattutto, a livello dell’intrattenimento, limitano e rendono più difficile lo sviluppo delle emittenti private.
Della stessa opinione anche l’organizzazione Stampa Svizzera che nasce con l’obiettivo di tutelare gli interessi delle aziende dei media privati in Svizzera.

In un comunicato del giugno 2015 l’organizzazione aggiunge anche che l’espansione della Ssr online “distorce la concorrenza e restringe il mercato […] fa concorrenza con piattaforme informative gratuite ai portali privati che finanziano le loro piattaforme con abbonamenti online e con la pubblicità e che devono trasformare i giornali tradizionali in offerte online”.  Alcuni editori vedono una soluzione in un “sistema duale con eccezioni”, in cui la Ssr sia finanziata esclusivamente dal canone, mentre la pubblicità sarebbe lasciata ai soli privati. Tuttavia uno studio svolto dall’Università di Zurigo (2011) sottolinea che oltre il 90% dei contenuti online della Ssr “rispetta ampiamente le condizioni fissate nella concessione dell’emittente”. (Lo studio è consultabile qui).

La terza via collaborativa
Il servizio pubblico e gli operatori privati, si muovono oggi in un mercato sempre più internazionalizzato. Lo confermano i dati divulgati dalla Ssr, ma anche studi privati come quello realizzato dalla fondazione Avenir Suisse, think tank di dichiarata ispirazione liberale e favorevole all’economia di mercato. Per Avenir Suisse la risposta a questi cambiamenti del mercato è una radicale riforma del sostegno statale ai media che farebbe della Ssr un fornitore pubblico di contenuti mediali nelle lingue nazionali finanziati esclusivamente dal canone e utilizzabili gratuitamente dai media privati.

La Ssr sottolinea però che, proprio in questa situazione di mercato, imporre nuove restrizioni normative o finanziarie alla Ssr non farebbe altro che rafforzare ulteriormente la posizione sul mercato svizzero dei concorrenti internazionali, che dispongono di risorse considerevoli e di un margine di manovra illimitato. Secondo dati Ssr, “in Svizzera si ricevono all’incirca 200 canali televisivi esteri, pari a una quota sul mercato elvetico di oltre il 60%. Su una popolazione di 8 milioni di persone, 5 milioni consultano giornalmente Google e 3,4 milioni possiedono un profilo Facebook. La nostra piazza mediatica appare quindi ancora più globalizzata di quella finanziaria”. (comunicato, 23 ottobre 2014).

La via di uscita sarebbe invece la cosiddetta “coopetition”: una cooperazione limitata e inserita comunque nell’ambito di una vera competizione. Il concetto presuppone che si lavori meglio se ci si completa a vicenda. Lo sostiene anche Roger de Weck, Direttore generale Ssr e in un intervento del gennaio 2016 traduce questo concetto in una serie di proposte concrete di collaborazione da perfezionare con i partner interessati. Le proposte di collaborazione della Ssr per i privati: dalla messa a disposizione del materiale audiovisivo prodotto dalla Ssr alla offerta di formazione professionalizzante per i colleghi delle aziende private, dalla condivisione delle tecnologie sviluppate da Ssr con i privati (Hybrid broadcast broadband TV, Swiss TXT, player SSR) allo sviluppo comune di piattaforme e tecnologie nuove.

Come conclude De Weck “tutte le aziende del settore sono in una fase di riorganizzazione in cui devono reinventarsi e ritrovarsi. In questo contesto, la Ssr non è certo il problema principale delle aziende mediatiche private: questo punto di vista è peraltro condiviso da numerosi editori. La Ssr non è né il problema principale, né la soluzione a tutti i mali. Essa vuole contribuire, tramite collaborazioni eque, a rafforzare la piazza mediatica svizzera quadrilingue nei confronti della concorrenza internazionale”.

Articolo pubblicato originariamente su Per.Corsi, Aprile 2016 (pp. 14-16)

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