I più importanti eventi storici degli ultimi anni, come la Brexit, le elezioni presidenziali negli Stati Uniti e la pandemia, si sono dovuti confrontare con diverse ondate di disinfomazione. A febbraio, l’inizio della guerra in Ucraina ha riacceso il flusso delle fake news, e sebbene a livello mediatico si parli costantemente del conflitto, ciò che viene mostrato al pubblico non è sempre attendibile, soprattutto quando le informazioni si basano su ciò che circola sui social media.
La disinformazione è come una nebbia che avvolge lentamente ciò che sta accadendo in Ucraina, con un numero crescente di persone in diverse parti del mondo che cadono preda di questa manipolazione mediatica, molto spesso inconsapevolmente.
Questa critica situazione ci ricorda ancora una volta come sia fondamentale garantire al pubblico gli stessi strumenti e le stesse strategie di verifica dei giornalisti, in modo da poter verificare in prima persona l’attendibilità delle informazioni.
Videogiochi e disinformazione
Oggi, alla luce delle sempre più numerose strategie di disinformazione presenti online, discutere di questi argomenti è diventato di fondamentale importanza. Ciò è particolarmente evidente nell’ attuale ondata di fake news che interessa il conflitto in Ucraina. A differenza dei precedenti flussi di disinformazione, in questo caso si sono iniziati ad utilizzare anche i videogiochi, e sfortunatamente alcuni giornalisti sono già caduti nella trappola.
Un esempio eclatante in tal senso è quanto accaduto ad un emittente televisivo rumeno due mesi fa. All’origine del problema un video in cui si pensava fossero presenti delle immagini della guerra in Ucraina. Subito visualizzato migliaia di volte su Facebook e YouTube, si è poi scoperto come le riprese del video fossero tratte in realtà da un videogioco, “ARMA 3”. Al momento della verifica il canale televisivo aveva già diffuso le immagini, aumentando ancora di più i sospetti e la confusione su quanto il video mostrasse.
Le manipolazioni di TikTok
TikTok è stato un altro terreno fertile per per la diffusione di fake news sulla guerra in Ucraina. Dagli ultimi dati sembrerebbe che i video con contenuti alterati siano stati visti più di 30 milioni di volte, e quelli presumibilmente provenienti da una città ucraina abbiano raggiunto 5,8 milioni di visualizzazioni in 24 ore.
Inoltre, secondo uno studio di NewsGuard, entro pochi minuti dall’accesso all’applicazione, i nuovi utenti di Tik Tok entrano subito in contatto con false infomazioni sulla guerra, pur non cercando nulla in merito al conflitto in Ucraina.
Infiltrarsi tra le procedure di fact-checking
Un’altra tattica preoccupante di questo attacco all’informazione pubblica è la manipolazione delle identità dei fact-checkers. Secondo un’indagine dell’emittente internazionale tedesca DW, il sito WarOnFakes, che si presenta come un servizio di fact checking, svolge in realtà attività di supporto alla propaganda russa. Il sito è stato citato in un tweet del Ministero della Difesa russo, che presenta “WarOnFakes” come un gruppo di esperti e giornalisti. DW però, esaminando l’attività e la struttura del sito web, ha scoperto come non vi sia alcuna informazione in merito ai proprietari del sito o all’identità dei fact checkers che pubblicano gli articoli. Nel frattempo la fama del sito aumenta ogni giorno di più, venendo utilizzata come una delle fonti principali dal governo russo.
Affrontare la disinformazione
Come dimostrato in questo articolo, la battaglia alle fake news è notevolmente aumentata nel mondo digitale di oggi. La sua rapida crescita richiede che il pubblico diventi sempre più abile nell’analizzare e giudicare la veridicità contenuti che trovano. Situazioni critiche come la pandemia o la guerra in Ucraina ci ricordano l’importanza di seguire la strategia delle tre domande per combattere la disinformazione – delineata in un precedente articolo dell’Osservatorio Europeo di Giornalismo. Essenzialmente, la strategia incoraggia il pubblico a identificare l’autore e a verificarne la credibilità, a controllare più fonti sulla storia e a domandarsi se l’informazione si basi su delle prove, prima di accettarla e condividerla.
Per i giornalisti vi è invece la responsabilità professionale di vigilare più attentamente contro la propaganda e la disinformazione che circolano, ma anche di contribuire a rivelare i contenuti dannosi dei media stessi. Con sempre più giornalisti in tutto il mondo che cadono preda della disinformazione, pubblicando di conseguenza contenuti non attendibili, c’è un chiaro bisogno per i giornalisti di concentrarsi maggiormente sulla gestione e la verifica delle fonti delle notizie.
Anche i dirigenti delle redazioni dovrebbero contribuire in tal senso. Ad esempio fornendo ai giornalsiti una formazione professionale sulle strategie e i programmi che possono essere utilizzati per verificare foto, video e altro materiale presente online. Inoltre bisognerebbe aumentare il numero di redattori presenti nelle redazioni, in modo tale da migliorare la precisione e il controllo delle informazioni.
Questi sforzi dovrebbero essere una parte fondamentale del funzionamento delle odierne redazioni, al fine di proteggere l’integrità della professione giornalistica e prevenire la circolazione di pericolose fake news.
Articolo tradotto dall’originale inglese.
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Tags:disinformazione, fake news, propaganda di guerra, social media, Ucraina