Il ritorno del giornalismo narrativo

21 Marzo 2016 • Digitale, Più recenti • by

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“The Firestorm”, un multimedia package del Guardian

Dopo il grande successo di Snow Fall, il multimedia package che è valso un premio Pulitzer al New York Times, molti progetti simili sono stati pubblicati dai maggiori giornali e siti di news. Ciò che tutti questi servizi condividono è la combinazione di elementi multimediali con uno stile di scrittura accattivante, per creare una narrazione che coinvolga il lettore. Ma questo tipo di giornalismo è davvero innovativo o vi è una certa continuità con la produzione precedente? In un recente studio apparso su Journalism, Susan Jacobson, Robert E. Gutsche Jr (Florida International University) e Jacqueline Marino (Kent State University) hanno analizzato 50 esempi di multimedia package recenti, sostenendo che questo fenomeno rappresenti una nuova ondata di giornalismo narrativo. Lo studio, non a caso, si intitola “The digital animation of literary journalism”.

Per approfondire: Digital Storytelling: è ancora “effetto Snow Fall”, di Caterina Visco

Come fanno notare i ricercatori, l’utilizzo di tecniche letterarie per attrarre pubblico e creare un coinvolgimento emotivo nel consumo di news non è in alcun modo una novità recente. Questo approccio è comparso numerose volte nella storia del giornalismo, con diverse variazioni ma con lo stesso scopo. Come il giornalismo investigativo e quello immersivo, il giornalismo narrativo è caratterizzato da una certa lunghezza e da un certo livello di approfondimento. Quello che lo contraddistingue è la forte presenza della voce dell’autore all’interno del racconto, unita a uno stile di scrittura tipico della narrativa.

Oggi, grazie allo sviluppo delle tecnologie digitali, si è giunti all’integrazione tra elementi multimediali e tecniche narrative classiche. Questo connubio permette una narrazione immersiva che conduce il lettore attraverso la storia in modo più coinvolgente, come nel caso di un film o un racconto, a differenza di quanto generalmente accade nel consumo di contenuti testuali online, caratterizzato invece dall’ipertestualità e dalla frammentazione della notizia. Per lo svolgimento della ricerca gli autori hanno selezionato 50 esempi da una lista di multimedia package di alta qualità e longform. I contenuti inclusi nel campione sono stati tutti pubblicati fra il 2013 e il 2014 e provengono da quattro paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Australia e Canada.

Basandosi sulla letteratura esistente, il paper identifica quattro aspetti fondamentali che costituiscono il giornalismo narrativo: (i) la narrazione di un evento attraverso una ricostruzione scena per scena, con azioni, dettagli ed enfasi sul peso emotivo; (ii) la presenza di dialoghi scritti inseriti nel tempo reale di svolgimento della storia; (iii) la presentazione delle fonti della notizia come personaggi di un racconto e (iv) la creazione di tensione drammatica per coinvolgere il lettore.

Per approfondire: “Return to Elwha”: come nasce un multimedia package, di Caterina Visco

Gli autori hanno poi tenuto in considerazione le componenti digitali come foto, audio e video, illustrazioni, animazioni, mappe, infografiche interattive e visualizzazione dei dati, ma anche il punto di vista della narrazione e il formato della storia. I tre formati principali dei multimedia package analizzati sono lo scorrimento orizzontale, la vista a pagina singola e lo scorrimento a parallasse, in cui alcuni elementi rimangono sulla pagina più a lungo di altri quando si scorre verso il basso.

I risultati (riassunti anche nell’infografica in calce all’articolo, a cura dell’autrice, ndr) mostrano chiaramente che la netta maggioranza dei package del giornalismo narrativo analizzati adotta la ricostruzione scena per scena come elemento fondamentale della narrazione. Lo sviluppo dei personaggi è il secondo strumento più utilizzato, presente nell’84% dei progetti, seguito dalla tensione drammatica e dal dialogo diretto. È interessante notare che quasi tutti gli esempi usano una combinazione di almeno tre di questi elementi. Due terzi dei pezzi analizzati adottano la narrazione in terza persona; i restanti sono scritti in prima persona o alternando i due punti di vista. A testo e immagini, presenti in tutti le narrazioni, si aggiunge nella maggior parte dei casi anche l’utilizzo di video. Per quanto riguarda i formati, invece, gli autori non hanno riscontrato una netta preferenza tra scorrimento orizzontale e verticale, mentre quello a parallasse è risultato essere presente in quasi un terzo dei casi.

Come menzionato in precedenza, gli autori concludono che l’adozione dei multimedia package rappresenti a tutti gli effetti una nuova ondata di giornalismo narrativo. Le componenti digitali di questi progetti non sono semplicemente aggiunte al testo, ma interagiscono con tutte le altre contribuendo alla costruzione del significato. Un elemento ulteriore da considerare nel dibattito corrente sulla necessità, per le redazioni, di combinare capacità tecnologiche con le tradizionali competenze giornalistiche. Sarebbe inoltre estremamente interessante indagare sull’effettiva ricezione di queste narrazioni da parte degli utenti, poiché è ragionevole ipotizzare che l’esperienza di lettura possa variare significativamente in persone con età e background culturali e socio-economici differenti.

Per approfondire: Multimedia packages, al meglio sui tablet, di Caterina Visco

Infine, un’altra rilevante considerazione riguarda i rischi di questa forma di giornalismo narrativo. Da una parte è chiaro che queste tecniche possono semplificare la comprensione di informazioni complesse per un vasto pubblico, d’altro canto è necessario considerare il rischio di perdere in neutralità quando si riportano i fatti. Partendo da queste premesse, scegliere accuratamente le storie da raccontare con questo tipo di narrazione diventa cruciale.

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I risultati del paper. Infografica a cura di Sara Bellicini

Questo articolo, e la relativa infografica, sono stati redatti nel contesto del corso “Quality of Journalism and Social Responsibility of the Media” del Master in Gestione dei Media dell’Università della Svizzera italiana

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