Sono 439 milioni le persone che oggi usano un tablet nel mondo, stando ai numeri riportati da Mary Meeker di Kpcb nel suo annuale intervento “Internet Trends”, all’ultima Code Conference (Erano 195 milioni quelli venduti nel 2013, secondo Gartner). Sempre secondo Meeker, c’è da prevedere che questo numero sia destinato a crescere ancora nel prossimo futuro.
Dunque è lecito chiedersi, nonostante il futuro meno a breve termine di questi dispositivi sia imprevedibile anche a causa della competizione con smartphone, phablet, wereable e laptop, quali siano i contenuti con i quali giornalisti e redazioni possano conquistare la fedeltà dei possessori di tablet. Secondo un nuovo studio realizzato da David Dowling e Travis Vogan dell’Università dell’Iowa, potrebbero essere i multimedia packages à la “Snow Fall” del New York Times: “contenitori cognitivi” nei quali i contenuti multimediali extra contribuiscono a mantenere l’attenzione del lettore concentrata su una storia piuttosto che lasciarla libera di vagare su altre pagine Web.
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Per capire come mai i packages potrebbero essere un cavallo vincente nella corsa al tablet, bisogna però fermarsi un momento a esaminare il comportamento di chi li possiede. Dowling e Vogan lo fanno, ricordando che secondo i dati di Localytics, per esempio, chi ha un tablet passa più del doppio del tempo navigando su app di news che di altro tipo. Non solo: sono anche più inclini, secondo una ricerca di Pew del 2012, a leggere articoli di approfondimento.
Dowling e Vogan, nel loro paper, illustrano l’esempio di Longform: “Nel 2012, il 65% dei lettori di Longform ha letto per intero ogni storia lunga più di 2000 parole che avevano cominciato”. Ancora più interessanti i “dati demografici” di Longform, riportati nello studio: il 50% degli utenti è sotto i 34 anni, il 30 legge soprattutto attraverso smartphone e tablet, mentre il 42% ha frequentato una grad school.
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Tuttavia, è interessante anche andare a vedere quando e dove le persone si dedicano al proprio tablet. Nel 2011, l’azienda di marketing Comscore ha rilasciato uno studio che mostrava un picco nell’uso di iPad e affini nelle ore serali, soprattutto tra le 9 e mezzanotte. I partecipanti a una ricerca del 2012 della Forrester Research, invece, hanno invece dichiarato di adoperare il tablet in salotto o in camera da letto. Appena il 24% ha affermato di impiegarlo anche o solo al lavoro.
Questa tendenza è confermata da due ricerche di marketing più recenti, quelle presentate lo scorso anno da RealityMine e SalesForce: al tablet ci si dedica la mattina presto o a sera tardi. Si tratta dunque di un dispositivo che può essere considerato, almeno in parte, come “lean back”, usato ovvero in momenti in cui ci si rilassa, con il quale si consuma un contenuto, che sia un video, un libro o un multimedia package. Del resto lo stesso Steve Jobs, quando nell’aprile del 2010 presentò l’iPad, lo fece seduto su un divano.
Non a caso, contenuti abbastanza “lean back” sono proprio anche i progetti multimediali presi in esame dallo studio dell’Università dell’Iowa: “Snow Fall – The Avalanche at Tunnel Creek” del New York Times (2012), “Out in the Great Alone” di Grantland (2013) e “Lost Soul” di Sport Illustrated (2013): lunghi articoli di approfondimento con media, quali foto, video o mappe, usati come parti integrante della narrazione.
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Tuttavia anche questi packages richiedono un minimo di azione da parte di chi legge: scrolling, tapping, sliding e ancora una maggiore interattività richiedono altri progetti, più articolati o più immersivi. Qui è dove i tablet si dimostrano per davvero dispositivi particolarmente idonei ai packages e viceversa. I packages, infatti, non richiamano solo il concetto di “lean back”, ma anche quello di “lean forward”: sono idonei all’interattività, alla partecipazione, all’azione e creazione da parte dell’utente.
Non stupisce dunque che organizzazioni come il National Film Board of Canada stiano sperimentando sempre di più con progetti immersivi e interattivi, adatti all’uso/consumo via iPad, come testimoniano i due docugame “Circa 1948” o “Fort McMoney”.
Packages tablet-friendly o tablet-only, quindi, potrebbero essere sempre più comuni in futuro e potrebbero forse contribuire anche alla diffusione di questi dipositivi. Attualmente, spiegano Dowling e Vogan, i prezzi elevati dei tablet e il digital divide hanno reso il mercato dei delle tavolette dominio di pochi privilegiati.
Tuttavia, concludono i ricercatori, “la tendenza verso la produzione di massa di tablet in meniera più costo-efficace sembra promettere un abbattimento di costi tale che in futuro possano essere tanto diffusi quanto sono oggi gli smartphone. L’accesso alla banda larga, inoltre, si sta espandendo, sono diverse le città che hanno investito in servizi di Internet gratuito”.
Photo credits: Arne Kuilman / Flickr CC
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