Come l’UE combatte la cyber-censura oltre i suoi confini.
Nel dicembre dello scorso anno, sulla scia dell’entusiasmo occidentale per la portata delle rivolte della Primavera araba, l’Unione Europea, grazie soprattutto al supporto della Vice-Presidente della Commissione Neelie Kroes, lanciò la No Disconnect Strategy, un programma volto a combattere la censura digitale fuori dai suoi confini tramite supporto economico e logistico agli attivisti digitali e campagne per la tutela dei diritti umani e la libera Rete. Proprio la Kroes, che è responsabile dell’Agenda digitale della UE e da sempre si occupa di temi relativi alle ICT e della comunicazione, è stata la principale promotrice di questa campagna e recentemente è intervenuta sul suo blog per renderne pubblici i primi risultati. Almeno due i principali obiettivi raggiunti: una buona opera di fund raising per la realizzazione di strumenti tecnologici e progetti anti-censura e la promozione di linee guida per il rispetto dei diritti umani nel settore industriale delle tecnologie per la comunicazione.
Più nel dettaglio, fa sapere la Kroes, lo scorso 4 giugno sono stati messi a disposizione 3 milioni di euro per il finanziamento di progetti che riguardino queste tematiche. Entro il prossimo 20 luglio chiunque, anche senza essere un cittadino europeo, abbia in cantiere progetti anti-censura o di utilizzo delle tecnologie digitali per l’attivismo in favore dei diritti umani e della democrazia potrà presentare la sua candidatura allo European Instrument for Democracy and Human Rights e concorrere all’assegnazione di questi fondi. Allo stesso tempo, su un piano prettamente tecnologico, rimangono al centro dell’attenzione anche i test delle tecnologie ICT da utilizzare in contesti a rischio: già dallo scorso marzo, proprio in supporto alle soluzioni sviluppate all’interno della No Disconnect Strategy, la UE aveva posto al centro del suo operato questo tipo di attività, ritenendole fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi stessi del programma. Nel suo ultimo post la Kroes ha ribadito questo concetto confermando che i fondi messi a disposizione potranno essere assegnati anche a progetti di questo tipo.
“La No Disconnect Strategy” è più che tecnologia” è tornata a ribadire la politica olandese. Già lo scorso dicembre il commissario europeo aveva spiegato come i campi di interesse della UE per la lotta alla censura digitale guardassero più in là del solo aspetto tecnico: “tecnologia, educazione, cooperazione e intelligence” sono infatti i suoi focus principali. A questo scopo le attività recenti hanno interessato anche la stesura di linee guida per i settori industriali della comunicazione e delle ICT per il rinforzo della corporate responsability nei confronti dei diritti umani. A questo proposito, ci aggiorna la Kroes, è stato redatto un primo paper (la discussione del quale è pubblica e online fino a fine giugno, qui) per stimolare il dibattito. Si tratta di uno degli snodi fondamentali nella lotta alla censura digitale: quanti vantaggi potrebbero ottenere, ad esempio, gli attivisti siriani se alle aziende europee (e italiane) fosse vietato di vendere la propria tecnologia a regimi che la utilizzeranno con fini autoritari?
Infine, la Kroes è tornata su un’altra delle possibilità – purtroppo concretizzatasi in Egitto, ad esempio – sfruttate dai regimi autoritari per zittire il dissenso online: l’oscuramento dell’intera Internet tramite un massiccio programma di messa offline. Cosa può fare l’Unione europea affinché ciò non avvenga? E come può ottenere le informazioni necessarie a evitare che ciò si perpetui ed eventualmente intervenire? Sarà, questo, il prossimo focus delle attività europee contro la censura digitale.
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