Da Jeff Jarvis ai critici del New York Times l’intuitivo e brillante libro a fumetti di Brooke Gladstone, giornalista e nota conduttrice radiofonica di On the media, è stato accolto negli Stati Uniti come un’opera intelligente e di successo.
Per la forma certamente, quella originale del cartoon a cura dell’artista Josh Neufeld ma anche per i contenuti che esprime. ” The Influencing machine” infatti ripercorre gli ultimi due millenni della storia dei media, partendo dai quotidiani ai tempi della Roma di Giulio Cesare passando per la Penny Press arrivando fino alla manipolazione del giornalismo moderno negli Stati Uniti e all’era del web. Tutto questo però senza sposare l’idea per cui il giornalismo di oggi è peggiore di quello di ieri e i media sono i manipolatori dell’informazione.
Sostiene la Gladstone infatti che i media siamo noi, essi non sono che lo specchio della nostra società, della nostra civiltà. Riflettono insomma ciò che siamo, ciò che vogliamo ritrovare in loro: i nostri valori, i nostri principi, le nostre priorità. Dunque non è la “macchina”che temiamo, il media in sè, ma il riflesso che questo emana e proietta perchè altro non è che la nostra immagine. Inutile quindi accanirsi contro di loro, contro la cattiva influenza che eserciterebbero su di noi e il nostro stile di vita. In fondo, dice la Gladstone, “abbiamo i media che ci meritiamo”.