La XIII edizione di Glocal che si è conclusa recentemente ha riscosso, anche quest’anno, un notevole successo sia in termini di partecipazione che in termini di contenuto. Dall’1 al 10 novembre, Varese ha ospitato numerosi incontri e dibattiti che hanno dato vita a spunti di riflessione, dialoghi e conversazioni tra esperti e pubblico. Il programma del festival è stato ricco di incontri dedicati a temi di giornalismo contemporaneo, alla digitalizzazione e soprattutto all’impatto dell’intelligenza artificiale (IA).
La discussione di quest’ultima è stata al centro della maggior parte dei panel presenti: alcuni esperti hanno affermato che l’IA, per quanto avanzata, non sarà mai in grado di sostituire “la penna” di un giornalista umano, nonché il suo senso critico e la sua intuizione. Altri, invece, ricordando l’episodio della giornalista in Romandia licenziata e “sostituita” dall’IA, hanno dipinto uno scenario più distopico, paragonandolo a una nuova rivoluzione industriale e un futuro molto più drammatico.
Verso un uso responsabile dell’IA
Numerosi incontri, tuttavia, hanno preferito orientare lo sguardo non tanto su futuri ipotetici quanto sull’adattamento del giornalismo alle nuove tecnologie attuali. In questo senso, ChatGPT (il più discusso) e altri chatbot sono stati presentati come strumenti potenzialmente utili per l’attività giornalistica. In alcuni panel, l’uso dei chatbot come supporto concreto per semplificare e ampliare le attività giornalistiche ha cominciato a essere visto non più come un’idea futuristica, ma come una risorsa già applicabile nel presente.
Oltre agli aspetti legati a un utilizzo pratico dell’IA, una parte significativa del dibattito si è focalizzata sugli aspetti etici e sulle garanzie e possibilità di un utilizzo responsabile. Proprio la responsabilità è stata al centro del tema sul cambiamento del ruolo del giornalista nell’era dei social media, grazie ad approfondimenti di esperienze di manager, editor e giornalisti di Will Media, Torcha e Chora – tre media che si distinguono per un uso innovativo della tecnologia e che utilizzano piattaforme digitali, reel, meme e persino podcast per diffondere contenuti a un pubblico giovane e diversificato.
Le nuove tendenze del pubblico
Il ruolo del pubblico, di chi fruisce l’informazione è stato sicuramente il tema principale di molti incontri di questo festival, stimolato soprattutto dalle domande e dagli interventi dei partecipanti, favorendo così un confronto più diretto con gli esperti. La segmentazione del pubblico nell’apprendimento delle notizie, legata alle diverse modalità di fruizione dell’informazione, si sta sempre di più diversificando, influenzata sia da un fattore anagrafico che dai mezzi digitali di informazione stessi. Negli ultimi anni però, non solo il pubblico si è segmentato all’interno dei diversi media, ma sembra essersi creata un’ulteriore diversificazione in base a interessi e richieste di notizie, creando così “pubblici all’interno di pubblici”.
Un elemento cruciale emerso durante il festival è stato il ruolo sempre più attivo e consapevole del pubblico nell’ecosistema mediale attuale. Gli spettatori non si limitano più a essere meri consumatori di contenuti, ma hanno l’opportunità di scegliersi i contenuti che prediligono. Questo nuovo paradigma pone una sfida significativa: i media devono trovare un equilibrio tra il soddisfare le richieste del pubblico e mantenere un approccio etico e professionale nella selezione e nella trattazione delle notizie. Inoltre, la crescente frammentazione dell’audience ha spinto molti media a sviluppare strategie di personalizzazione dei contenuti per rispondere a esigenze e interessi specifici. Tuttavia, questa tendenza ha suscitato dibattiti se il pubblico rischia di essere esposto solo a informazioni che riguardano solo i propri interessi, o che addirittura confermano solo le proprie convinzioni, limitando così la possibilità di un confronto critico e di un’integrazione sociale.
La sfida, emersa in diversi panel, è quella di utilizzare le nuove tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale, non solo per soddisfare le preferenze individuali (o economiche delle aziende mediali), ma anche per promuovere una cittadinanza informata, capace di navigare in un panorama mediatico complesso. Insomma, di utilizzare le tecnologie emergenti in modo responsabile.
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