Blog e giornalismo, l’era della complementarietà

30 Maggio 2007 • Digitale • by

di Marco Faré
Ejo-Research, maggio 2007

C’è chi li ama e c’è chi li odia. C’è chi pensa che siano il mezzo di comunicazione del futuro e chi li considera una moda e in quanto tale transitoria. In realtà i blog sembrano entrati in una nuova fase: quella della complementarietà con i media tradizionali. È quanto emerge da una ricerca condotta da Marco Faré, con la supervisione di Marcello Foa e la collaborazione di Francesco Uboldi, per conto dell’Osservatorio europeo di giornalismo, un centro studi della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università della Svizzera italiana.

I giovani preferiscono il blog
Ormai è un dato consolidato: i giovani leggono più i blog di quanto leggano i quotidiani o di quanto guardino le notizie in televisione. Quelli della fascia d’età 18-34 stanno abbandonando i giornali (negli Usa addirittura con punte del 50%) e, secondo la Online Publisher Association, solo il 17% di chi ha meno di 25 anni ritiene che la lettura dei giornali sia importante nella propria vita. Gli editori sono posti di fronte a scelte radicali: ignorare questa tendenza o elaborare nuove strategie per non perdere il contatto con la generazione dai cui ranghi uscirà la classe dirigente del futuro. Il blog è lo strumento che consente di raggiungere questo fine: consente agli editori di assecondare le abitudini di lettura dei giovani e di fidelizzarli, capitalizzando la tendenza all’abitudinarietà: se un lettore è abituato a leggere i blog del Figaro e del Times, aumentano le chances che frequenti anche il sito, soprattutto con l’evolversi dei gusti e delle esigenze. La tendenza da parte delle principali testate ad ospitare dei blog nel proprio portale rientra in questo processo.
Selezione naturale
Fino a oggi, infatti, le ricerche si sono concentrate sull’espansione straordinaria della blogosfera: stimati oggi intorno ai 38 milioni, i blog nel mondo tendono a raddoppiare ogni sei mesi. Tuttavia, la maggior parte di questi blog viene rapidamente abbandonata e solo pochi sono quelli che hanno realmente successo. Questo significa che all’interno della blogosfera è in atto un processo di selezione naturale che consente da un lato di individuare e analizzare i blog di rifierimento, dall’altro di distinguere sempre più facilmente l’informazione buona da quella inaffidabile.
Ruoli ben distinti
La funzione dei media tradizionali resta indiscutibile e per ora insostituibile; ma i blog ne hanno una propria. Tendono non a sostituirsi, ma ad integrarsi ai primi: sono il “cane da guardia” di giornali e tv ma al contempo hanno successo soprattutto quando le loro denunce o le loro segnalazioni vengono riprese dai mezzi di informazione tradizionali. Utilizzano un linguaggio disinvolto e personalizzato che quest’ultimi non possono permettersi. Si sta creando una circolarità tra i due mondi: blog famosi vengono ospitati su portali di grandi testate, i giornalisti imparano a monitorare i blog come fonte d’informazione, i bloggisti a loro volta a monitorare costantemente i media e a seguire notizie e fatti che sfuggono al radar dei cosiddetti “mainstream” media.
Opportunità pubblicitarie
Le inserzioni sui blog rappresentano ancora una percentuale irrisoria del mercato pubblicitario. Anche qui emerge la complementarietà. Se è chiaro che le inserzioni rivolte a un pubblico generalista restano ancorate ai grandi media, i blog consentono di raggiungere un pubblico giovane e di sperimentare nuove tecniche di marketing e di comunicazione commerciale.
Nascono figure professionali
L’esperienza americana induce a considerare la possibilità che in futuro nasca un nuovo mestiere, a fianco di quello del giornalista: quello del blogger professionista. Negli Usa ci sono almeno due esempi interessanti: Nick Denton e Jason Calacanis che stanno avendo successo dopo aver creato network di blog specializzati, alimentati da squadre di blogger regolarmente retribuiti. Il blog rappresenta una porta di accesso al giornalismo. In altri casi favorisce lo sviluppo di nuovi modelli come quello, ancora embrionale e dunque ancora da verificare, del citizen jourrnalism.
In conclusione, blogosfera e mediasfera stanno imparando a convivere, adattandosi l’una all’altra, in un mondo dove c’è bisogno di entrambe.