“I media non dovrebbero essere coinvolti in questo tipo di conflitti” afferma la giornalista Birgit Kaspar, corrispondente da Beirut per importanti emittenti pubbliche tedesche come la ARD. “Quanto è accaduto ai media di Hariri è imperdonabile. Lo scopo degli Hezbollah è stato quello di umiliare Hariri e la maggioranza mettendo a tacere il loro organo di propaganda”.
Non sono stati colpiti solo gli strumenti di propaganda: si tenta di mettere a tacere anche i singoli giornalisti che, come il direttore di Future News TV Nadim Numla, ricevono pesanti minacce di morte.
Ora che l’accordo tra la maggioranza antisiriana libanese e l’opposizione sciita è stato firmato c’è da chiedersi se anche per l’informazione tornerà la normalità.
Secondo la Kaspar “la situazione è tornata a essere quella di sempre, in cui l’informazione è diretta e vivace ma anche fortemente politicizzata, visto che i media sono per lo più finanziati dai partiti mentre poche sono le voci indipendenti. Per avere uno sguardo obiettivo sulle notizie che riportano stampa e media libanesi è necessario infatti leggerne, vederne e ascoltarne diversi. Tra l’altro bisogna precisare che quelli di Hariri sono stati gli unici media colpiti.”
Dunque anche per i giornalisti sembra essere tornata la quiete. “La scorsa settimana” – racconta Birgit “mio marito ed io non siamo usciti di casa per via dei cecchini appostati lungo la strada. Ma ora il pericolo è passato”. Ciò di cui invece si lamenta in qualità di giornalista è l’atteggiamento dell’esercito Hezbollah nei confronti dei media e dell’informazione. Infatti, oltre ai diretti attacchi all’impero editoriale di Hariri, ciò che negli scorsi giorni ha davvero messo in crisi la libera e obiettiva informazione è stata la reticenza degli Hezbollah: “non vogliono parlare con noi giornalisti. Non c’è modo di ottenere un’intervista o una dichiarazione diretta. Sono loro a decidere quando e cosa dire attraverso il loro media Al-Manar o altri canali di comunicazione. Pare, inoltre, che ottenere informazioni da loro sia più difficile per i media occidentali che per quelli arabi. In questo modo ci costringono a lavorare con fonti anonime. Anche i civili – soprattutto quelli che vivono lungo i confini – sono così spaventati che non vogliono essere registrati e tanto meno che siano fatti i loro nomi.”
C’è chi pensa che le azioni dell’esercito Hezbollah possano minare e mettere a rischio la libertà intellettuale e il pluralismo che da sempre contraddistinguono il Libano dagli altri paesi del Medio Oriente. “Gli Hezbollah non hanno invaso il paese e non intendono prendere il potere. Dunque non vedo come possano minare la libertà di pensiero e di espressione nel Libano. Non dimentichiamoci che è stato Rafiq Hariri – il primo ministro assassinato – a mettere il bavaglio alla libertà di stampa in questo paese, così come i siriani quando sono stati qui”.