La pistola è ancora nel piatto di spaghetti?

26 Maggio 2008 • Giornalismo sui Media • by

Problemi dell’informazione, Nr. 1, marzo, 2008
EJO-RESEARCH
La strage di Duisburg nella stampa tedesca di qualità
Il 15 agosto 2007 la mafia calabrese  ha ucciso sei italiani davanti ad una pizzeria di Duisburg, in Germania. Il saggio descrive come in particolare  la stampa tedesca di qualità ha trattato il caso e si chiede se le argomentazioni adottate ricalcano in modo palese stereotipi, pregiudizi o cliché.

La pistola nel piatto di spaghetti, il messaggio di copertina dello «Spiegel» negli anni ’70, torna dunque a far parte dell’immagine che i tedeschi hanno degli italiani?Questo saggio delinea un quadro sulla base di cinque esempi selezionati.

Primo: i media di qualità hanno assolto il loro compito di informare, commentare, riflettere fornendo lo sfondo e il contesto. Persino la stampa scandalistica si è guardata dall’utilizzare cliché e stereotipi.

Secondo: gli omicidi hanno reso visibile una lacuna: sotto la pressione dell’attentato del 11 settembre i media per anni hanno dedicato poca attenzione alla mafia e alla criminalità organizzata.

Terzo: gli omicidi di Duisburg hanno avuto un ruolo molto importante nei media e proprio per questo – almeno per un certo periodo di tempo – da parte dei politici c’è stata una grossa disponibilità a collaborare e migliorare le condizioni per la lotta alla criminalità organizzata.

Quarto: clichè e stereotipi soddisfano piuttosto la visione (tedesco-) italiana del fenomeno. In parte per come gli italiani stanno al gioco quando si tratta di scherzare con il romanticismo sui mafiosi per distrarre dalle loro attività e dal mondo parallelo in cui alcuni mafiosi vivono. Il rimprovero che i tedeschi sarebbero rimasti alla vecchia immagine stereotipata per cui la mafia è soprattutto un affare italiano non ha avuto alcun riscontro nella stampa di qualità.

Quinto: entrambi i paesi devono colmare un gap informativo: sanno troppo poco l’uno dell’altro correndo così spesso il rischio di cadere negli stereotipi, e soprattutto di alimentare malintesi. Gli addetti al settore delle rispettive culture che si sono occupati di questo caso  dovrebbero usare le esperienze raccolte e aprirsi al dialogo in favore di una cronaca che corrisponda il più possibile al vero per entrambi i paesi.

Se anche in un primo momento questo studio sul  modo in cui i media tedeschi hanno raccontato la strage di Duisburg ha portato a risultati diversi, ne risulta alla fine uno importante e comune: la stampa tedesca di qualità non ricorre più a vecchi clichè come “spaghetti con il revolver”.

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