Sempre più necessarie e imprescindibili che mai, anche se possono sembrare relitti del passato, la Nieman Fellowship di Harvard e la Reuters Fellowship della Oxford University in settembre festeggiano quasi contemporaneamente i loro rispettivi anniversari. Il più antico e rinomato programma midcareer per giornalisti di tutto il mondo è quello di Harvard, che compie quest’anno l’onorevole età di 75 anni. La sua controparte europea a Oxford può invece pregiarsi di essere attiva, e con notevole successo, da ben 30 anni.
In questi tempi, in cui le email si sostituiscono alle lettere postali e i lettori leggono tweet invece che lunghi articoli di giornale, tempi in cui una visione completa delle questioni globali viene trascurata e la comunicazione pubblica rischia di soffocare in una poltiglia di notizie superficiali, manipolate dalle relazioni pubbliche, questi programmi della durata di un anno offrono ai giornalisti l’opportunità di “tirare il fiato”.
Di fatto, queste fellowship permettono ai giornalisti di occuparsi di progetti investigativi o di ricerca senza essere costantemente sotto la pressione delle deadline e della routine di redazione, lasciando loro spazio per dedicarsi finalmente a iniziative per le quali, nei loro luoghi di lavoro, mancano solitamente sia le risorse finanziarie che il tempo libero per occuparsene. Per David Levy, Direttore del Reuters Institute for the Study of Journalism di Oxford: ”il nostro programma si ispira molto a quello della Nieman Fellowships”, anche se c’è una “piccola” differenza che distingue le due iniziative: “i partecipanti al programma Nieman sono sempre per metà cittadini americani, noi siamo molto più internazionali. Al massimo, il 10% dei nostri partecipanti è britannico. Inoltre i nostri fellow, da qualche anno, devono confrontarsi col giornalismo scrivendo un Research Paper, attività che stimola l’autocoscienza professionale e arricchisce anche il nostro stesso lavoro. Inoltre, grazie a questo training, una volta tornati al lavoro, i partecipanti hanno un impatto maggiore all’interno delle loro redazioni e riescono persino a dare un’impronta significativa allo sviluppo del giornalismo nel loro paese”.
Per i propri anniversari, entrambe le organizzazioni hanno preparato qualcosa di originale, utile anche per i giornalisti e per chi si interessa di media: Il Nieman Center, ad esempio, ha recuperato dalla sua biblioteca alcuni tesori e li ha resi accessibili di nuovo offrendoli come “letture per le ferie” sul suo sito. Si tratta di vecchi testi di critici dei media, che non hanno perso nulla della loro attualità. Mentre il Reuters Institute for the Study of Journalism ha introdotto Mark Thomson, attuale Ceo della New York Times Company e precedentemente direttore generale della Bbc come keynote speaker.
Il coraggioso salto nel futuro digitale del giornalismo è stato portato avanti però per ora in altri luoghi, ovvero nella Silicon Valley. Per questa ragione, un paio di anni fa, la Stanford University ha completamente rivoluzionato i campi di interesse delle sue Knight Fellowship. Presso questa istituzione i giornalisti hanno ora l’opportunità di mettere alla prova il loro talento imprenditoriale sviluppando per un intero anno progetti che hanno lo scopo di trovare risposte alla spinosa domanda sui futuri modelli economici che permetteranno al giornalismo di sopravvivere. A questo scopo, sulla pagina Web della Knight Fellowship vengono presentati i risultati di lavori particolarmente sorprendenti. Qui su Ejo, abbiamo parlato di alcuni tra i più interessanti e recenti.
In Germania programmi simili della durata di un anno, come a Oxford o all’università di Harvard, si posso frequentare già da qualche tempo anche alla Freie Universität di Berlino. Negli Stati Uniti, oltre alle già citate Standfort e Harvard, si possono frequentare corsi di perfezionamento in giornalismo presso la University of Michigan, la University of Maryland, al Mit di Boston, con programmi per i giornalisti scientifici e alla Columbia University per i giornalisti economici. Nonostante importanti istituzioni statunitensi come la University of Chicago, la Yale Law School e la Princeton University abbiano sospeso i loro corsi già anni fa, si può dire che gli Stati Uniti siano da questo punto di vista ancora molto più avanti rispetto all’Europa.
Nel vecchio continente, con l’eccezione del programma dell’università di Oxford, non si è riusciti a istituzionalizzare un’offerta che regga il confronto con quanto avviene dall’altra parte dell’Atlantico. In questo ambito vi è certamente un ampio e importante spazio di manovra per le fondazioni, o per per le istituzioni europee, che potrebbero investire in infrastrutture a favore del giornalismo.
Il Reuters Institute for the Study of Journalism è parte del network dello European Journalism Observatory.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato sulla Neue Zuercher Zeitung il 10 Settembre 2013 e tradotto dall’originale tedesco da Alessandra Filippi
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