Giornaliste e blogger spesso vittime di cyber-stalking

13 Dicembre 2012 • Digitale, Giornalismi • by

Intervista a Loredana Lipperini

I tempi sono cambiati, i media si sono evoluti eppure la situazione della donna in Italia continua ad essere difficile sotto molti aspetti.  Durante la conferenza “Donne, media e società” tenutasi presso l’Università della Svizzera Italiana a Lugano, Loredana Lipperini è tornata ad affrontare il tema sottolineando, ancora una volta, quanto sia difficile essere donna nel bel Paese. La difficoltà si percepisce anche nella rete, dove il cyber-stalking è all’ordine del giorno. Nessuno, però ne parla. In Italia, infatti, «ci si accorge dei problemi solo quando le cose sono già successe» commenta la giornalista, convinta che la formazione e l’educazione siano l’unica via efficace per cambiare davvero le cose.

Loredana Lipperini è una giornalista e scrittrice Italiana che si occupa principalmente di cultura. Durante la sua carriera ha scritto per importanti testate giornalistiche e dal 1990 collabora con Repubblica. Conduttrice radiofonica, è tra le voci di Fahrenheit, un programma culturale in onda, in Italia, su Radio Tre. Nel tempo ha fatto dei media, dalla carta stampata a quelli più tecnologici, uno strumento di riflessione e di dialogo, cercando di lasciare da parte le faziosità e i “cori da stadio”. Nel suo blog Lipperatura affronta ogni giorno i temi più svariati, con sempre un occhio di riguardo per la donna. La Lipperini è infatti prima di tutto una donna che da anni lotta e si batte perché i diritti del sesso femminile siano rispettati, tanto nei media quanto nella società.

«La questione femminile è rimasta nell’occhio del ciclone finché è servita a mandare via Berlusconi, poi ce ne si è dimenticati» incalza fin da subito la giornalista. «Se – infatti – la rappresentazione della donna nel contesto televisivo sembra negli ultimi tempi un po’ cambiata, come immaginario rimaniamo comunque indietro, soprattutto nel marketing e nella pubblicità, dove volgarità e ammiccamenti sono all’ordine del giorno». Il problema di fondo secondo lei, è che, in Italia, manca un codice etico che regoli questi aspetti e che aiuti la scomparsa di parole discriminatorie. «Esiste infatti un grave problema di linguaggio giornalistico, quando nei media si parla di femminicidi nel 90% si usa definirlI “delittI passionali”, o “tragedie famigliari” ma in un delitto non c’è nulla di passionale».

Il linguaggio giornalistico, così come la reificazione del corpo femminile non sono però l’unico sopruso che la donna deve subire. Le donne Italiane studiano di più e sono più formate della controparte maschile, eppure la loro considerazione rimane molto bassa, fanno fatica a trovare lavoro e sono retribuite meno. Tutto ciò accade anche nel mondo giornalistico: «Nel tempo mi sono resa conto che le scrittrici e le giornaliste culturali erano considerate un po’ più cretine dei colleghi maschi. La percezione sottopelle, anche se gli uomini non lo ammetteranno mai, è che ti guardassero dicendo “ecco: parla la donna”.»

A differenza di quanto si possa però pensare, anche nei nuovi media le cose non sono cambiate. Anzi sostiene la Lipperini: «è molto più difficile per una donna far passare determinati messaggi, le donne che hanno un blog sono molto più attaccate e soggette a cyber-stalking rispetto ai colleghi maschi. Io, ad esempio, sono sei anni che ogni giorno ricevo critiche violentissime contro di me, contro la mia famiglia.» Il pregiudizio maschilista è sopravvissuto anche se i mezzi per comunicarlo sono cambiati: «Le donne che fanno dei ragionamenti culturali e politici danno un fastidio terribile ancora adesso.» «Il problema del cyber-stalking era stato posto in America almeno dieci anni fa.», prosegue la Lipperini, mentre in Italia si tende ancora a non parlarne o a minimizzare il problema: «Io non credo alle leggi sul Cyber-stalking, credo invece alla presa di coscienza del problema. Uno dei motivi, ad esempio, per cui sul mio blog non linko più “nazione Indiana” è che uno dei suoi fondatori, quando continuavo ad essere perseguitata da queste persone, ha sminuito il problema definendolo parte della “ democrazia della rete”». Manca perciò «Una presa di consapevolezza da parte di tutti, uomini e donne che lo stalking, anche in rete, è una cosa seria. Ci deve essere la consapevolezza che non è una cosa su cui farsi una risata.»

Ma è solo uno dei problemi che la donna Italiana, la giornalista, la blogger devono affrontare. I dati Inps mostrano come la retribuzione di una donna sia nettamente inferiore rispetto a quella maschile, e come le donne siano ancora relegate alle posizioni professionali più basse e intermedie. «Le leggi per la parità salariale sono senza dubbio uno strumento» commenta la Lipperini. «Per quanto invece riguarda le quote rosa d’istinto e teoricamente sarei anche contraria, ma in una situazione come quella italiana, dove le donne lavorano molto poco e guadagnano molto meno rispetto agli uomini, io credo che siano necessarie.» Serve però un cambiamento vero, non solo un palliativo. «Le quote sono – infatti – solo un rimedio di emergenza, bisogna poi cominciare a ragionare sulla lunga scadenza e, di conseguenza, sulla formazione. Bisogna investire nella formazione della donna e dei ragazzi. Sono infatti anche convinta che non esista quella che viene definita “la differenza del pensiero femminile” perché ad esempio Elsa Fornero, che è un ministro donna, credo abbia distrutto, e stia distruggendo tutti i diritti delle donne.»

Non si può infatti nascondere come in tutto questo ci sia una parte di responsabilità della donna, intrappolata, ancora, nella sindrome di Eva contro Eva. «Come diceva sempre Simone de Beauvoir – continua la Lipperini – “I peggiori nemici delle donne possono essere le stesse donne”. Dopotutto quando si è state prigioniere per tanti secoli spesso la reazione può essere quella della rabbia.» In tutto ciò però la condizione della donna in Italia è ancora più particolare: «C’è anche un problema prettamente Italiano da tenere in considerazione, cioè il fatto di non riconoscere l’esistenza di un problema finché quel problema non tocca te e forse questo è il punto più grave. Io infatti non credo a una differenza femminile per natura, io credo alla cultura. È perciò opportuno che tutti, sia uomini che donne, prendano coscienza dei problemi e siano educati ad affrontarli.»

Essere donna in questo contesto non è perciò semplice, e, come consiglia la giornalista: «Bisogna tenere la guardia alta, perché è ancora vero per le donne che per raggiungere una posizione bisogna lavorare due volte di più, bisogna essere due volte più brave, due volte più attente e sicuramente bisogna impegnarsi due volte di più.»

Elisabetta Baronio è Studentessa all’ultimo anno del Master of Science in Corporate Communication presso l’Università della Svizzera italiana