In teoria il modello dovrebbe essere quello della Bbc che punta tutto sulla qualità; ma molti pensano che le risorse messe a disposizione dall’erario non saranno sufficienti a garantire trasmissioni di pregio e che dunque France 2 e France 3 nell’arco di qualche mese vedranno crollare l’audience, diventando di fatto marginali o di nicchia. Insomma, la rivoluzione annunciata da Sarkozy non sembra favorire il pluralismo né una migliore qualità televisiva. Da qui tanti dubbi e non poche polemiche; in un momento peraltro di grande crisi del settore editoriale.
Sono infatti sempre più i giornali in difficoltà e il governo francese ha convocato gli Stati Generali per elaborare misure di rilancio. Ne è scaturito un dossier con novanta raccomandazioni, che però contiene poche idee nuove, se non su aspetti tecnici come una rimodulazione dell’ Iva o delle tariffe postali. Il messaggio complessivo è però chiaro: gli editori francesi sperano che sia lo Stato ad alleviare le loro sofferenza, ad esempio varando massicce campagne persuasive su temi di utilità sociale e riservate ai media tradizionali; insomma, un’iniezione di denaro fresco in un’epoca in cui il mercato pubblicitario risente della recessione; oppure sovvenzioni ai giornalisti in esubero.
È questa la strada che anche l’ Italia si appresta a intraprendere. Il governo Berlusconi ha deciso di stanziare dieci milioni di euro all’anno per i prepensionamenti al fine di alleviare l’ Inpgi, la Cassa pensioni dei giornalisti, che altrimenti non riuscirebbe a sopportare i costi. E si prevede che saranno 1500 nei prossimi due anni i professionisti in uscita, soprattutto dalle grandi testate che soffrono in modo particolare la riduzione dei budget pubblicitari da parte dei grandi inserzionisti. I dati sono impietosi: tutti i principali quotidiani hanno perso copie nel 2008, mentre i giornali locali hanno resistito meglio, anche sul fronte pubblicitario, sebbene siano rare le testate in crescita o comunque non in perdita. La lettura dei siti dei giornali su internet invece è in continua crescita, il problema è che per ora questa pioggia di contatti non è stata sufficiente ad attirare pubblicità.
E fino a quando non verrà trovato un nuovo equilibrio tra audience e inserzioni, agli editori non resta che fare appello al vecchio Stato, poco tecnologico, ma molto affidabile. Anzi, provvidenziale…