Corriere del Ticino, 10.03.2009
La notizia ha lasciato il segno: la maggior parte degli esperti di comunicazione è stata infatti colta di sorpresa quando, il 3 marzo, Tamedia e Edipresse hanno annunciato l’intenzione di unire i due gruppi editoriali.
Sebbene, nel contesto di incertezza determinata dall’attuale congiuntura economica, molti avessero previsto ulteriori fusioni aziendali di questo genere, questa è giunta inaspettata. Per la prima volta la Svizzera, che vanta una pluralità di media nel proprio territorio senza paragone in nessun altro paese europeo, vede la nascita di un impero editoriale che attraversa l’intera Confederazione: dai confini orientali fino alle sponde più occidentali del lago di Ginevra, con la sola eccezione della Svizzera italiana.
Nel Canton San Gallo, Tamedia è presente con il quotidiano gratuito 20 Minuten e nel vicino Turgovia con la Thurgauer Zeitung. Ginevra e Losanna sono invece il regno di Edipresse che qui distribuisce Le Temps, Tribune de Geneve, Le Matin, 24 Heures ed il giornale gratis Le Matin Bleu, che presto verrà combinato a 20 Minuten. A Zurigo, dove si trova la casa madre del gruppo, Tamedia la fa da padrona con la pubblicazione di 20 Minuten, Tages-Anzeiger, Sonntagszeitung, Tele-Züri e Radio 24. A prima vista, potrebbe essere considerata un’imponente manovra di concentrazione che, non a caso, è stata vista come una possibile minaccia per la pluralità d’informazione in Svizzera. Ad un’osservazione più attenta, queste preoccupazioni non hanno ragione di esistere: da un lato, Tamedia ha sempre lasciato, fino ad ora, ampio spazio al pluralismo al suo interno, di conseguenza, non ci si aspetta che i due leader alla guida del gruppo, Piero Supino e Martin Kall, attuino un’omogeneizzazione politica dell’impero mediatico, simile a quanto avvenuto con Berlusconi o Murdoch. Dall’altro, considerando soltanto la barriera linguistica, è difficile immaginare che, in futuro, Le Temps possa essere redatto dagli stessi giornalisti che scrivono per il Tages-Anzeiger: i costi di traduzione dei singoli articoli sarebbero da soli più elevati dell’onorario corrisposto dalla redazione a un giornalista libero professionista che lavora nella propria lingua madre. Piuttosto che a livello editoriale, quindi, le sinergie verranno create probabilmente nel «backstage», come vuole la corrente terminologia manageriale. In base alle stime del capo di Tamedia, Martin Kall, si potrebbero raggiungere risparmi annuali pari a circa 30 milioni di franchi, ad esempio, dividendo le spese per la carta, ottimizzando l’utilizzo delle tipografie, attuando una gestione congiunta delle operazioni pubblicitarie e tramite la fusione di alcuni dipartimenti, come quello informatico. La creazione di un’unica impresa presente quasi in tutto il territorio della Confederazione, consentirà soprattutto di essere più preparati a fronteggiare giganti come Google o Microsoft, ma anche i gruppi telefonici e perfino le Poste, che si fanno pericolosamente largo sul mercato.
Nonostante tutti gli ovvi rischi insiti in questo matrimonio tra colossi, il passo compiuto da Tamedia e Edipresse è stato senza dubbio coraggioso: Daimler e Chrysler o Dresdner Bank e Allianz non sono state le uniche a scoprire, a poche settimane dalla luna di miele, la poca compatibilità delle rispettive culture aziendali. Recentemente, in occasione di una conferenza di settore svoltasi in Svizzera, Robert Picard, uno dei più noti analisti dei meccanismi economici del mondo dei media nel panorama europeo, ha elencato alcuni casi in cui i sogni di convivenze felici si sono dissolti nell’aria. Lo studioso ha menzionato gli esempi eccellenti di AOL-Time Warner, di Vivendi Universal e di Bertelsmann e non sarebbe stato affatto difficile proseguire la lista. Picard ha auspicato una maggiore «coopetizione», un neologismo creato dall’unione delle parole «cooperazione » e «competizione», ossia l’attuazione di una stretta e costante collaborazione tra rivali, che continuano tuttavia a rimanere indipendenti. Solo il tempo potrà dimostrare, se questa sarebbe stata la soluzione migliore anche nel caso di Tamedia ed Edipresse.
Per saperne di più rimandiamo all’intervista rilasciata dal Prof. Russ-Mohl, Direttore dell’Osservatorio, a swissinfo.ch
Intervista di Claudia Checcacci