Corriere del Ticino
È sicuramente buon segno. Soprattutto quando a darlo sono otto nomi eccellenti del panorama giornalistico francese provenienti dal mondo della carta stampata, di Internet, radio e Tv. In un documentario su Arte – dal titolo Frankreichs Meinungsmacher packen aus , in italiano «Le grandi firme francesi dicono la loro» -Axel Ganz (fondatore di Prisma Press), Eric Fottorino (direttore di Le Monde), Franz-Olivier Giesbert (direttore di Point), Arlette Chabot (direttrice dell’informazione di France2), Philippe Val (direttore di France Inter), David Pujadas (direttore del Tg in prima serata di France2), Jean-Pierre Elkabbach (giornalista politico), Edwy Plenel (fondatore di Mediapart) hanno espresso riflessioni, dubbi e speranze su quello che poco tempo fa era ancora considerato il ‘mestiere più bello del mondo’.
Un segnale importante che dimostra come il giornalismo di qualità oggi si metta in discussione perché ha la voglia e l’energia per credere ancora nel suo ruolo di servizio pubblico, di cane da guardia della democrazia e, soprattutto, nella sua indipendenza. Non solo dai poteri forti o dai proprietari dei gruppi editoriali. Piuttosto dalla cattiva abitudine di anteporre le opinioni ai fatti. Di dare notizie che non sono verificate, approfondite e accertate in nome della concorrenza con gli altri media, del lettore che vuole tutto e subito. Di non prendersi il tempo, un diritto sacrosanto che la nostra società sembra avere dimenticato, di riflettere se una notizia è una notizia. Di rincorrere gli altri media nella banalizzazione e nell’amplificazione della stessa, seguendo l’onda. Atteggiamento per cui i giornali guardano alla Tv, la Tv alla radio….riproponendo in un circolo vizioso non solo le stesse tematiche, ma spesso anche lo stesso punto di vista con il quale è stata data un’informazione, lo stesso sentimento con il quale è stato fatto un commento. Con la conseguenza che i lettori, soprattutto i più giovani, non credono più nell’informazione dei media tradizionali, ai quali preferiscono il web e le news gratuite, convinti che il ruolo del giornalista, oggi, sia semplicemente superfluo. Cosa fare, dunque?
Perché avvenga un cambiamento sostanziale è necessario che i giornalisti ricerchino in loro stessi le cause dei problemi. Smettano di avere il complesso del web e rincorrere le notizie a ogni costo. «Troppa informazione uccide l’informazione». “La nostra società vive un’esplosione dell’informazione in cui tutti hanno la presunzione di sapere tutto più o meno nello stesso momento in cui accade’ (Axel Ganz). Non solo. La categoria deve smettere di pensare la politica come una lotta tra le forze del bene e del male. Di predicare libertà e indipendenza quando poi chiede sovvenzioni allo Stato (Jean Pierre Elkabbach). Inoltre è necessario tornare a dare ascolto al proprio istinto, alla curiosità insita nel giornalista mantenendo fede ai principi e alle regole del mestiere senza farsi mettere da parte (David Pujadas). Soprattutto non lasciarsi intimidire dai poteri forti, anche se in un momento di crisi come quello attuale, in cui si rischia di chiudere e ogni aiuto è una manna dal cielo, è più facile a dirsi che a farsi. Nessun industriale avrebbe mai chiamato Eric Fottorino per lamentarsi. In compenso lo avrebbe fatto il presidente Nicolas Sarkozy dicendo di non meravigliarsi del calo delle vendite del quotidiano vista la pessima linea redazionale del giornale. Alla sua trionfale visita in Spagna avrebbe, infatti, dedicato solo un breve articolo, e non lo spazio e l’attenzione che a suo dire meritava.
Ma lui, il direttore, non si sarebbe fatto intimidire. Certo, ha ammesso, sarebbe stato diverso se a chiamarlo fossero stati Lagardère o Bolloré che hanno interessi diretti all’interno della testata.
Insomma il giornalismo francese, quello serio, pare non abbia nessuna intenzione di soccombere alle difficoltà. Al contrario ha raccolto la sfida e si è messo in discussione. Con un occhio al futuro e uno al passato, in nome di un giornalismo dei fatti, di quei valori e quei principi che in passato lo hanno reso un bene indispensabile per i suoi lettori, i suoi cittadini e la democrazia. Chapeau!