Serbia: un piccolo mercato con tanti problemi

21 Febbraio 2012 • Etica e Qualità, Libertà di stampa • by

Milica Jevtic e Marko Nedeljkovic in Ethics & Quality, Media Policy, 12 gennaio 2012

Sebbene in Serbia vivano solo sette milioni di persone, ci sono ben 610 organi di stampa e 456 piattaforme digitali di news. La mancanza di trasparenza rispetto alla proprietà dei giornali, la limitata libertà di stampa, l’ingerenza del governo sono alcuni dei problemi con i quali i media serbi sono confrontati. Nonostante queste difficoltà, l’introduzione di nuove tecnologie potrebbe rivelarsi un possibile rimedio.

IL MERCATO

La stampa: uno dei maggior problemi della stampa nazionale è l’enorme concorrenza che domina il settore. Secondo i dati forniti dalla “ Serbian Business Registers Agency” sono presenti sul mercato non meno di 610 organi di stampa, tra cui 20 quotidiani e 83 settimanali. La maggior parte di questi sono diffusi su tutto il territorio nazionale. Secondo i dati forniti dall’Associazione dei giornalisti indipendenti serbi (NUNS) nel 2009 gli inserzionisti hanno investito 36 milioni di euro in annunci pubblicitari negli organi di stampa registrati, ciò significa che mediamente ogni singola pubblicazione deve sopravvivere con solo 72000 euro, ovvero 6000 euro al mese (NUNS: Media Dossier No. 32, 2010 / NUNS: Dosije o medijima broj 32, 2010). Gli organi di stampa, che sono più della metà dei media del paese, ricevono solo il 22 per cento della somma globale spesa in pubblicità.

Gli imprenditori  preferiscono investire in pubblicità televisiva. Secondo l’ International Television Expert Group tre anni fa la Serbia deteneva il primato mondiale di tempo trascorso davanti allo schermo. Il cittadino serbo medio passa 302 minuti al giorno guardando la TV, ossia più di cinque ore. In confronto il cittadino medio americano trascorre 298 minuti al giorno davanti allo schermo. Se consideriamo il fatto che solo il sette per cento degli utenti di internet legge l’edizione online dei giornali, diventa evidente che la stampa fatica a sopravvivere.

I media elettronici: secondo i dati raccolti dalla Republic Broadcasting Agency, in Serbia sono registrate 134 stazioni televisive (sei delle quali con copertura nazionale, 30 regionale e 98 locale) oltre a 322 stazioni radiofoniche (cinque con copertura nazionale, 48 regionale, una provinciale e  268 locale). In Serbia sono presenti due emittenti di servizio pubblico, la Televisione pubblica Serba (Radio-televizija Srbije/Radio-Television Serbia – RTS) con due stazioni televisive e tre canali radiofonici, e la Televisione pubblica della Vojvodina (Radio–televizija Vojvodine/Radio-Television Vojvodina – RTV) con altrettanti canali televisivi e radiofonici. Attualmente una delle sfide maggiori è la digitalizzazione dei programmi televisivi. La transizione dal sistema analogico a quello digitale, prevista inizialmente per il 4 aprile 2012, slitterà alla fine del 2012 e verrà completata solo nel giugno del 2015.

Internet: Secondo i dati forniti dall’Agenzia di statistica della Repubblica serba, il 41,2% delle famiglie serbe è collegato a Internet, il 42,2% per cento dei cittadini ha fatto uso di Internet negli ultimi tre mesi, più di 1’900’000 accedono a   Internet  quasi giornalmente e solo il 53 per cento non ne ha mai fatto uso. I social network sono usati dal 91,8 per cento della popolazione tra i 16 e i 24 anni, una percentuale unica al mondo. Facebook, il social network più affermato nel mondo, ha  in Serbia più di 3’120’000 profili (fonte: Socialbakers).

Associazioni di giornalisti: Ci sono due associazioni di giornalisti in Serbia, l’Associazione dei giornalisti serbi / Udruzenje novinara Srbije (UNS), fondata nel 1981, che conta più di 6000 membri, e l’Associazione indipendente dei giornalisti serbi / Nezavisno udruzenje novinara Srbije (NUNS), di cui fanno parte 3300 membri, fondata nel 1994 da giornalisti insoddisfatti dei risultati raggiunti dall’UNS. Sin dalla separazione ci sono stati conflitti tra queste due associazioni , che ostacolano la solidarietà tra giornalisti. Secondo i dati più recenti sono circa 10000 i giornalisti che lavorano per i media serbi. Si noti che il  Press Council ha iniziato le sue attività sono nel settembre 2011.

LA PROPRIETÀ

La struttura proprietaria dei media serbi è caratterizzata da una chiara mancanza di trasparenza anche per ciò che concerne la partecipazione statale. Lo stato è proprietario dell’agenzia di stampa Tanjug  e possiede un pacchetto azionario sia del più vecchio quotidiano dei Balcani Vecernje novosti, sia di Politika, sia di Dnevnik di Novi Sad. Le agenzie di stampa  Beta, FoNet e Infobiro sono invece in mani private.  Attualmente ci sono cinque stazioni radiofoniche a diffusione nazionale, TV Avala, TV B92, TV Prva, TV Pink e TV Happy.  A queste si aggiungono due canali, RTS1  e RTS2, che appartengono al servizio pubblico. Le emittenti televisive Pink e Happy sono le uniche a diffusione nazionale che sono completamente di proprietà di cittadini fisicamente e legalmente residenti in Serbia. Un rapporto redatto dal Consiglio anti-corruzione evidenzia il fatto che nel periodo 2008-2010 non meno di 18 dei media più importanti (12 quotidiani, 7 settimanali, 6 stazioni televisive e 5 stazioni radio)  erano in mani sconosciute.

La presenza massiccia di compagnie offshore nelle società detentrici delle azioni serve il più delle volte a nascondere i reali proprietari. Sempre secondo il Consiglio anti-corruzione,  la TV Prva, la RTV B92, la Radio Index, come pure i giornali Vecernje novosti e Press sono di proprietà di società registrate a Cipro, mentre la TV Avala e la TV Standard sono di proprietari austriaci sconosciuti.  Di conseguenza è impossibile risalire ai veri padroni e il pubblico associa frequentemente alcuni organi di stampa con l’uomo d’affari dietro a queste compagnie offshore.  Per esempio il giornale Vecernje novosti  si presume sia di Milan Beko, proprietario di tre società all’estero.

Essendo impossibile stabilire a chi appartenga veramente questo o quell’organo di stampa, non è possibile escludere violazioni alla legge che vieta la concentrazione dei media nelle stesse mani.

Il quotidiano più popolare del paese, il Blic, e il più vecchio settimanale della Serbia, la Nedeljne informativne novine (NIN), sono in mano a editori come  Ringier Axel Springer. Ringier pubblica, oltre al Blic e alla NIN, due quotidiani, un settimanale e numerose pubblicazioni specializzate.

FORMAZIONE

In Serbia i futuri professionisti dei media sono formati presso diverse facoltà pubbliche e private. La più antica facoltà di giornalismo è a Belgrado, la facoltà di scienze politiche, fondata nel 1968. Anche alla facoltà di filosofia a Novi Sad e alla facoltà di filosofia di Nis si tengono corsi di pubblicistica. Il settore dei media viene trattato anche alla facoltà di media e comunicazione all’università di Singidunum, alla facoltà di cultura e media all’università Megatrend, alla facoltà di scienze sociali a Novi Pazar. Anche l’Accademia dell’arte di Belgrado offre corsi nel settore dei media. Alla facoltà di sport ed educazione fisica a Belgrado  si possono frequentare corsi di giornalismo sportivo.

Secondo l’ultima ricerca condotta tra il luglio 2010 e del 2011 dal Centro Media della facoltà di scienze politiche dell’Università di Belgrado,  Centar za medije i medijska istraživanja,  e diretta dal Prof. Dr. Miroljub Radojkovic e dalla Prof. Dr. Snjezana Milivojevic la maggior parte dei giornalisti ha un alto livello di formazione. Secondo le statistiche, il 73 per cento dei giornalisti è in possesso di una laurea, il rimanente 27 per cento ha un diploma di scuola superiore. La ricerca precedente condotta nel 2002 mostrava che solo il 56 per cento dei giornalisti era laureato.

CONCLUSIONI

Mentre il resto del mondo discute il futuro della professione giornalistica e le sue trasformazioni sotto l’influenza delle nuove tecnologie, i giornalisti serbi sono preoccupati della loro insoddisfacente situazione finanziaria e della poca stima di cui godono. Nel sottosviluppato mercato serbo, domina il giornalismo urlato. A causa della pressione esercitata dalla spietata competizione nel settore, la maggior parte dei media ha rinunciato a ricerche e articoli di approfondimento. Nessuna sorpresa quindi che a dominare siano il giornalismo scadente e i contenuti da tabloid.

I media locali si ritrovano in una situazione particolarmente difficile poiché sono esposti alle forti pressioni esercitate dagli uomini di potere locali. Spesso da loro dipendono le risorse necessarie alla sopravvivenza di questi organi di stampa. In una tale situazione, per i lettori è impossibile valutare l’attendibilità delle informazioni e per i giornalisti è difficile offrire una copertura neutrale.

Inoltre, un numero sempre maggiore di scuole di giornalismo offre una formazione veloce e superficiale a studenti non formati al rispetto di standard etici e professionali. Gli  sforzi volti a far progredire la professione ne soffrono.  La lotta per la sopravvivenza sarà una tra le grandi sfide che i media locali dovranno affrontare negli anni a venire, ma non la sola.

Traduzione dall’inglese “Small Market, Many Problems” a cura di Alessandra Filippi

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