L’ascesa e crescita delle collaborazioni tra advocacy e giornalismo

5 Ottobre 2020 • Etica e Qualità, Più recenti, Ricerca sui media • by

Mentre la pandemia da COVID-19 continua a devastare le industrie di tutto il mondo, i mezzi di informazione già vulnerabili non sono stati risparmiati. L’epidemia ha intensificato lo sconvolgimento tecnologico e le altre sfide che il settore si trova ad affrontare, causando un ulteriore calo dei ricavi, già drammaticamente ridotto, ed esacerbando la sfiducia nel suo operato. È probabile che ciò aumenti la tendenza dei finanziamenti dei donatori, poiché le organizzazioni giornalistiche sono costrette a considerare nuovi modi di operare all’interno di budget sempre più ridotti.

Lavorando in collaborazione con la Bill & Melinda Gates Foundation, il nostro team di studenti della Columbia University ha pubblicato un report che esamina il rapporto tra giornalisti e gruppi di advocacy. “Calling for Coalitions: Building Partnerships between Journalists and Advocates” studia e cerca di fornire le migliori pratiche e raccomandazioni mirate a queste sempre più comuni partnership finanziate da donatori.

Una storia in quattro paesi
Il rapporto prende in esame quattro importanti casi di studio:

  • L’organizzazione di fact-checking Africa Check e il suo approccio collaborativo pionieristico per affrontare l’aumento della disinformazione sanitaria in Nigeria.
  • La partnership di Nation Media Group con il Fuller Project mirato a evidenziare lo squilibrio di genere nei media e creare un desk di genere presso il più grande giornale del Kenya.
  • Il centro di giornalismo ambientale investigativo africano, Oxpeckers e il suo progetto data-driven #MineAlert, che si batte per pratiche minerarie migliori in Sudafrica.
  • Il team giornalistico di IDL Reporteros che collabora con giornalisti e gruppi della società civile per combattere la corruzione del governo in Perù. Questa collaborazione ha contribuito a scoprire il più grande scandalo di corruzione politica nella storia dell’America Latina.

Attraverso decine di interviste a giornalisti, organizzazioni della società civile, accademici, donatori e funzionari governativi, siamo stati in grado di identificare alcuni degli ingredienti chiave di una partnership di successo e di trarre insegnamenti preziosi dai nostri casi di studio.

Come far funzionare queste collaborazioni
Ecco cosa abbiamo scoperto su queste collaborazioni:

  • Sebbene non esista una regola o un modello unico per le partnership tra i media e i gruppi di advocacy, quasi sempre queste si basano su relazioni e/o fiducia preesistenti tra le organizzazioni coinvolte.
  • La formazione è un punto di partenza efficace per le partnership formali. Questo tipo di collaborazione non solo è facile da definire e implementare, ma fornisce anche il miglior ritorno sugli investimenti e nuove opportunità per future alleanze.
  • La condivisione delle informazioni e l’estensione del raggio d’azione dei media attraverso il cross-publishing è l’area più comune delle collaborazioni informali.
  • È difficile misurare l’impatto giornalistico, e le idee dei giornalisti su ciò che costituisce l’impatto sono talvolta in contrasto con quelle dei donatori e delle organizzazioni della società civile.
  • I giornalisti e le loro testate dichiarano spesso di non essere sostenitori di se stessi, ma l’interdipendenza tra advocacy e giornalismo sta sfumando questa linea di demarcazione un tempo chiara.

Ecco alcune raccomandazioni per partnership di successo che non compromettono gli standard giornalistici:

  • In qualsiasi collaborazione, per quanto informale, ci dovrebbe essere sempre una piena comprensione e accordo sui ruoli e sui confini.
  • La formazione è un ingrediente importante nelle partnership formali, ma ci sono anche modi più indiretti per i gruppi di advocacy e i donatori di assistere i giornalisti. Un esempio è il rafforzamento del giornalismo investigativo, migliorando l’accesso alle informazioni e ai dati affidabili nei Paesi in cui questo è limitato.
  • I gruppi di advocacy dovrebbero fare ciò che i giornalisti non possono fare. I giornalisti devono lavorare per scoprire i problemi e informare il pubblico. I gruppi di sostegno dovrebbero concentrarsi sulla ricerca di soluzioni a questi problemi e mobilitare il pubblico ad agire.

Crediamo che la nostra ricerca possa aiutare a indicare la strada da seguire per molte organizzazioni no-profit. Ci auguriamo che il nostro lavoro possa fornire una guida e un quadro di riferimento per future collaborazioni che aiutino, piuttosto che ostacolare, gli obiettivi dei network indipendenti e dei gruppi di sostegno, permettendo ad entrambi di rimanere fedeli alla loro missione.

Il rapporto “Building Partnerships between Journalists and Advocates” è stato curato dagli studenti della Columbia Journalism School e della School of International and Public Affairs, Yi Chen, Gregory Francois, Ritubhan Guatam, Shruti Kedia, Michelle Meza, Mingqi Song, Jack Truitt ed Emily Wymer, sotto la supervisione della professoressa Anya Schiffrin.

Articolo tradotto dall’originale inglese

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