Valzer fotografici, parole, discorsi e aree tematiche: sin dai tempi del duo Merkozy, passando per le elezioni presidenziali di Francia, sulla stampa le coordinate nazionali e quelle internazionali si intersecano sempre più. Cronaca nazionale ed estera si sono fuse e, in questi giorni che seguono alla vittoria di Hollande, conquistano con costanza la prima pagina in Europa. Una presa in carico delle dinamiche sovranazionali che non riguarda solo il caso di quotidiani come Le Monde, i quali da sempre e per tradizione prestano particolare attenzione a ciò che avviene fuori confine. In un precedente approfondimento pubblicato su Ejo, abbiamo valutato gli indizi che lasciavano supporre un avanzamento nella costruzione di una opinione pubblica europea. La elezione francese di questa primavera appariva come l’esatto converso del referendum sulla Costituzione europea svoltosi oltralpe nel 2005: tanto europei i discorsi dominanti del più recente confronto elettorale nazionale, quanto nazionali le dinamiche che sancirono sette anni fa il “no” francese alla carta europea. Abbiamo però anche segnalato alcuni elementi controversi. Uno fra questi è il carattere ciclico con cui sulla stampa prende piede il processo di integrazione delle opinioni. Inoltre, a suggerire interpretazioni meno monolitiche sulla costruzione di una “voce europea”, rimaneva ingombrante il ruolo che la dinamica tra potenze continuava a mantenere sulla stampa.
Gli sviluppi più recenti alimentano questa lettura dei fatti (mediatici). Proprio sulla stampa era stato coniato il termine “Merkozy”, e la rappresentazione che questa ha dato del presunto divorzio tra Francia e Germania non fa che corroborare la rilevanza, tuttora, delle dinamiche tra Stati e tra potenze.
La dimensione europea continua ad essere fortemente segnata dagli equilibri intergovernativi, fra Germania e Francia in primis. I rapporti diplomatici si rispecchiano sulla stampa attraverso una danza ininterrotta dove gli attori cambiano posizioni e muta anche il gioco complessivo, ma continua a mancare una opinione pubblica che parla il linguaggio dell’Europa, di una identità comune e di una narrazione propria. A questo riguardo risulta particolarmente interessante sfogliare i quotidiani europei prestando attenzione al materiale iconografico.
BACI E ALLEANZE: LE ICONE
Quando l’asse Merkozy dominava ancora le cronache, la comunione di intenti veniva fatta risaltare attraverso l’uso dell’immagine. I nasi che si sfiorano nell’abbraccio tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy è diventato una icona, ha ribadito attraverso le immagini ciò che la stampa scriveva a parole, ovvero il forte coordinamento politico tra i due governi. Dopo la vittoria al primo turno di Hollande, alcuni quotidiani italiani hanno utilizzato quel simbolo rovesciandolo. Su Repubblica lunedì 30 aprile sono comparsi, vicini, i nasi di Angela Merkel e stavolta di Mario Monti. Anche in questo caso le fotografie selezionate narravano più delle parole la rappresentazione che la stampa dava dei nuovi equilibri tra i governi europei. Le parole e le immagini erano l’una la rima dell’altra: il bacio italo-tedesco, dopo quello franco-tedesco, era accompagnato dal titolo “Piano segreto Monti-Merkel”. Sempre a fine aprile, sullo stesso quotidiano, la scelta delle parole conferiva al premier italiano il ruolo di mediatore necessario tra Merkel e resto d’Europa. “La Cancelliera tedesca Merkel ha contattato il premier italiano Monti per rilanciare l’economia”, scriveva Repubblica in prima pagina il 26 aprile. Cambiando scatto fotografico e passando allora dalle intese alle divergenze, Merkel e Hollande camminavano invece paralleli senza abbracci né incontri di nasi nella foto scelta dal Corriere il 16 maggio. E ancora una volta una fotografia, quella della stretta di mano e dei sorrisi tra François Hollande e Barack Obama, narrava su Le Monde del 20 maggio l’intesa tra Francia e Stati Uniti. “Une alliance pour la croissance”, titolava il quotidiano in prima pagina accanto alla foto. Nel caso della stampa francese, poi, assume particolare rilevanza anche l’immagine declinata nel suo versante satirico. Tre giorni dopo il secondo turno francese, compariva ad esempio a pagina 5 di Le Monde una vignetta che rappresentava Merkel e Hollande sorridenti vis-à-vis, ma con alle spalle squadre di tifosi armati di guantoni come su un ring di pugilato. Dietro la Merkel, comparivano anche borse con i cordoni tirati e i lucchetti ben chiusi. Il titolo dell’articolo parlava poi non a caso di “prova di forza” tra i due.
CRESCITA E RIGORE: LE PAROLE INCROCIATE
Il susseguirsi delle immagini rappresenta quindi l’accompagnamento insostituibile della narrazione giornalistica in queste settimane dove gli equilibri interni all’Europa sono fluidi e trapelano soprattutto attraverso i rapporti tra i Presidenti dei Paesi più influenti. Chiaramente anche la parola viene utilizzata dai quotidiani per segnalare l’evoluzione dei rapporti e delle politiche in Europa. Sulla stampa è stata ad esempio costruita e rafforzata con costanza nel tempo la alleanza semantica tra la figura di Hollande e la parola crescita da un lato, Merkel e il termine rigore ovvero austerity dall’altro. Una accoppiata talmente inestricabile da poter essere evocata pur omettendo uno dei termini. Gli esempi sono svariati. Su Repubblica del 26 aprile, Hollande: “Non sono antitedesco ma serve meno austerity”. Il 29 aprile, “Europa alle urne per un referendum sul rigore tedesco”. E ancora il 14 maggio, “Crolla la Merkel, bocciata l’austerity”. “L’austerità vuota dell’Europa tedesca” è l’editoriale del Corriere del giorno prima. E se le distanze tra il nuovo Presidente francese e la Cancelliera tedesca possono essere misurate attraverso le due parole incrociate, altrettanto vale per i riavvicinamenti. Così i titoli avvertono che “crescita, Merkel dà un segnale” (Corriere) per rappresentare Germania e Francia che stringono le distanze. Anche il ruolo di mediatore tra Francia e Germania assegnato perlomeno da certa stampa a Mario Monti si misura su queste due parole: “Monti, ora la crescita con l’equità”, recita Repubblica del 12 maggio.
INFLUENZE E PERSONAGGI
E’ insomma la distanza oppure il riallineamento tra Francia e Germania a dominare il discorso della stampa italiana – e non solo – sull’Europa. Di Paese in Paese, di giornale in giornale, possono cambiare i protagonisti o la rilevanza attribuitagli. Sulla stampa francese ad esempio, più che in Italia o in Germania, l’attenzione è declinata non solo sul rapporto franco-tedesco ma anche sui rapporti di Hollande con Obama oppure con altri Paesi europei come il Belgio. La stampa tedesca a sua volta è concentrata sul consenso di Merkel e delle sue politiche, anche a seguito del contraccolpo subito con le elezioni nei land. Consenso interno ed esterno si interfacciano ad esempio nell’analisi di Bernd Ulrich, caporedattore del settimanale Die Zeit, pubblicata il 10 maggio con il titolo “Wie lange noch?”, “Fino a quando?”. La coppia franco-tedesca rimane comunque al centro dell’attenzione sulla stampa tedesca, francese, italiana. C’è chi mette in rilievo le possibili sintonie (come Le Figaro) e chi invece ritiene la cavalcata di Hollande per la crescita un bluff (come il Tageszeitung, che sospetta un compromesso tra Merkel e Hollande). Comunque si osservino le dinamiche, è certo però che la stampa europea si concentra sui protagonisti, sui leader di governo più influenti. Personaggi, politiche e direzione di marcia per l’Unione finiscono a tal punto per identificarsi, nella rappresentazione data dai giornali, che in certi casi la narrazione degli equilibri intraeuropei si accompagna a descrizioni dei personaggi tutt’altro che asettiche. E’ il caso ad esempio di Repubblica del 15 maggio, che a pagina 10 mette una foto a mezzo busto di Merkel e accanto, a pagina 11, quella di Hollande, per poi segnalare nell’info grafica alcune caratteristiche dei due. Ed è singolare osservare come quelle sulla persona siano accostate a quelle prettamente politiche: “Merkel ama il blazer con il pantalone nero e non si cura dei chili di troppo” mentre “Hollande è uno che parla alla gente con semplicità”. Lei “non vuole l’aumento del deficit”, lui sostiene che “troppa austerità soffochi la crescita”. Accade così che la narrazione dell’Europa in movimento avvenga attraverso la contrapposizione linguistica, la diversità dei personaggi rappresentata a tratti persino folkloristici, i valzer fotografici. In ogni caso, è l’Europa dei protagonisti prima ancora che dei popoli, perlomeno per come la racconta la stampa.