Corriere del Ticino, 04.11.2008
Secondo l’opinione dichiarata dai media americani a vincere sarà il candidato democratico.
Se dipendesse dai media americani Barack Obama senza dubbio sarebbe il grande trionfatore delle elezioni in corso. Questo almeno è quanto emerge dall’ultima analisi condotta dal «Progetto per l’eccellenza giornalistica» (Project for Excellence in Journalism ) che ha seguito da vicino la maratona elettorale.
Se le notizie date dai media su Obama sono sempre state equilibrate, bilanciando statements negativi e positivi, non è stato lo stesso per John Mc Cain che nelle ultime sei settimane di campagna elettorale ha raccolto notizie negative in misura tre volte superiore a quelle positive. Solo su un punto è riuscito a raggiungere il suo rivale: la copertura mediatica che inizialmente si era concentrata quasi esclusivamente su Obama.
Anche Sarah Palin che in un primo momento era riuscita a concentrare su di sè l’attenzione dei mezzi di informazione, nelle ultime settimane ha evidentemente perso il suo smalto. Se non altro però, rispetto al candidato alla vicepresidenza Joe Biden, ha raccolto il triplo dell’attenzione. Questo il quadro che emerge osservando i suggerimenti elettorali di quest’anno.
Diversamente che in Germania o in Italia dove gli endorsements elettorali dati dal Financial Times Deutschland o dal Corriere della Sera sono stati recepiti come delle gag da marketing prive di gusto, in America il fatto che i quotidiani si schierano pubblicamente è una tradizione. Secondo la rivista specializzata «Editor & Publisher » fino ad ora gli endorsements a favore di Obama sarebbero 240 e solo 114 quelli per Mc Cain. Persino gli opinion leader come il New York Times e il Washington Post sono scesi in campo in favore del candidato democratico. Ricordiamo però come nella scorsa battaglia elettorale John Kerry conduceva con 213 endorsements su George W. Bush che ne contava 205.
Si dice che gli endorsements non abbiano alcuna influenza sulle notizie che riportano i giornali. E tra i miti del giornalismo americano c’è quello della netta separazione della notizia dal commento: «Facts are sacred, comments are free» dice la formula magica – «i fatti sono sacri, i commenti sono liberi». Ma ad un’attenta osservazione si evince anche un’altra realtà. Riccardo Puglisi (Libera Università di Bruxelles) e James Snyder (MIT) durante il recente Workshop internazionale organizzato dall’ Università di Zurigo, che ha visto riuniti molti economisti dei media, hanno infranto il mito. Analizzando 200 giornali americani in cui si raccontava di 35 diversi scandali politici, i due ricercatori hanno riscontrato un’elevata concordanza tra il numero degli endorsements e quello degli scandali.
In altre parole hanno scoperto che quei giornali che riportano endorsements a favore di candidati democratici più spesso riportano di scandali di politici repubblicani, e viceversa. Ad ogni modo sembra che i giornali analizzati, per quanto riguarda gli scandali locali che rientrano nella loro area di copertura, nel dare le notizie abbiano tenuto conto anche delle preferenze politiche del loro lettorato.
Dunque sono i lettori e le lettrici a dettare la linea politica del giornale – e non viceversa.