Il Corriere del Ticino, 20.07.2007
Nel mercato editoriale svizzero stiamo assistendo ad un «terremoto di intensità 12»: così l’editore della Basler Zeitung, Matthias Hagemann, commenta i recenti scossoni che hanno caratterizzato il mercato della stampa svizzera.
Tamedia – che con il Tages-Anzeiger conta il maggior numero di copie per abbonamento ed è l’editore di 20 Minuten, il quotidiano gratuito più diffuso – a fine maggio ha rilevato l’ Espace Media Groupe e, con esso, la Berner Zeitung e il Bund. Ad aumentare l’intensità di questo sisma si aggiunge la lotta per la sopravvivenza nello strasaturo segmento di prodotti editoriali d’élite che, tra le prime vittime, conta il settimanale economico Cash e la rivista d’informazione Facts. Non solo: anche molte altre testate di qualità e giornali regionali vedono calare la propria tiratura così come gli introiti pubblicitari. Da non dimenticare poi la vendita delle riviste TV della casa editrice Ringier a Springer e Bauer, due grandi protagonisti stranieri dell’editoria.
Intanto nel panorama dei giornali gratuiti si registrano forti incrementi tanto che 20 Minuten, grazie ad una crescita esponenziale, si classifica come il giornale più diffuso del paese: qualche settimana fa la tiratura ha raggiunto i 550.000 esemplari, segnando il nuovo record da battere. L’allettante profumo delle ingenti cifre che si guadagnano nel segmento di mercato dei gratuiti – nella sola Svizzera tedesca si contano circa 120 milioni di CHF realizzati grazie agli introiti pubblicitari – non ha tardato ad attirare i primi emulatori: il pomeridiano Heute e il quotidiano economico gratuti Cashdaily, due nuovi concorrenti pronti ad accaparrarsi l’attenzione dei lettori. Sulla stessa scia è previsto il lancio sul mercato di altri due gratuiti: .ch che uscirà a settembre e un nuovo prodotto di Tamedia ancora in fase di elaborazione. Gli editori, così come gli inserzionisti, sono ovviamente attirati dalla dorata tendenza dei giornali gratuiti, ma si corre il rischio che il mercato non basti a coprire il fabbisogno di altre due o addirittura tre nuove testate. Inoltre si profila il rischio che i grandi editori a causa dell’inondazione di pubblicazioni gratuite cannibalizzino i prodotti principali: le loro testate editoriali a pagamento, che vantano una qualità certamente più elevata.
Sullo sfondo di questo fermento notiamo dunque la sovrapposizione di due tendenze: da un lato assistiamo ad una concentrazione della quale approfittano anche gli investitori stranieri, ne è un esempio ulteriore la nota rivista tedesca Spiegel che qualche settimana fa ha voluto tastare il terreno svizzero con la pubblicazione di un inserto regionale di 50 pagine.
Dall’altro registriamo il vistoso calo della disponibilità dei lettori a spendere per i prodotti editoriali.
È quantomeno sorprendente che proprio un paese come la Svizzera che, anche in campo editoriale, predilige prodotti solidi e costosi, sia precursore in fatto di giornali gratuiti. Eppure la spiegazione è semplice: se in Germania, ad esempio, esiste un cartello formato dalle più grandi case editrici che salvaguarda il mercato dai giornali gratuiti, in Svizzera, il più attivo attore del mercato, Tamedia, ha occupato il segmento potenziandolo in tempi rapidissimi. Sembra dunque che la Svizzera si presti a fare da laboratorio sperimentale dell’industria dei media e che, sotto lo sguardo compiacente dei paesi confinanti, abbia tutta l’intenzione di continuare su questa strada.
Intanto nel panorama dei giornali gratuiti si registrano forti incrementi tanto che 20 Minuten, grazie ad una crescita esponenziale, si classifica come il giornale più diffuso del paese: qualche settimana fa la tiratura ha raggiunto i 550.000 esemplari, segnando il nuovo record da battere. L’allettante profumo delle ingenti cifre che si guadagnano nel segmento di mercato dei gratuiti – nella sola Svizzera tedesca si contano circa 120 milioni di CHF realizzati grazie agli introiti pubblicitari – non ha tardato ad attirare i primi emulatori: il pomeridiano Heute e il quotidiano economico gratuti Cashdaily, due nuovi concorrenti pronti ad accaparrarsi l’attenzione dei lettori. Sulla stessa scia è previsto il lancio sul mercato di altri due gratuiti: .ch che uscirà a settembre e un nuovo prodotto di Tamedia ancora in fase di elaborazione. Gli editori, così come gli inserzionisti, sono ovviamente attirati dalla dorata tendenza dei giornali gratuiti, ma si corre il rischio che il mercato non basti a coprire il fabbisogno di altre due o addirittura tre nuove testate. Inoltre si profila il rischio che i grandi editori a causa dell’inondazione di pubblicazioni gratuite cannibalizzino i prodotti principali: le loro testate editoriali a pagamento, che vantano una qualità certamente più elevata.
Sullo sfondo di questo fermento notiamo dunque la sovrapposizione di due tendenze: da un lato assistiamo ad una concentrazione della quale approfittano anche gli investitori stranieri, ne è un esempio ulteriore la nota rivista tedesca Spiegel che qualche settimana fa ha voluto tastare il terreno svizzero con la pubblicazione di un inserto regionale di 50 pagine.
Dall’altro registriamo il vistoso calo della disponibilità dei lettori a spendere per i prodotti editoriali.
È quantomeno sorprendente che proprio un paese come la Svizzera che, anche in campo editoriale, predilige prodotti solidi e costosi, sia precursore in fatto di giornali gratuiti. Eppure la spiegazione è semplice: se in Germania, ad esempio, esiste un cartello formato dalle più grandi case editrici che salvaguarda il mercato dai giornali gratuiti, in Svizzera, il più attivo attore del mercato, Tamedia, ha occupato il segmento potenziandolo in tempi rapidissimi. Sembra dunque che la Svizzera si presti a fare da laboratorio sperimentale dell’industria dei media e che, sotto lo sguardo compiacente dei paesi confinanti, abbia tutta l’intenzione di continuare su questa strada.