Libertà di stampa sotto assedio in Ucraina

3 Ottobre 2012 • Libertà di stampa • by

Stop alla censura!

Mentre l’Ucraina ha ospitato il 64esimo World Newspaper Congress (WNC) a inizio settembre, il suo instabile sistema mediatico ha attirato l’attenzione della comunità internazionale. Le proteste hanno avuto inizio durante la cerimonia di apertura dell’evento quando un gruppo di giornalisti ucraini si è alzato in piedi all’improvviso sollevando alcuni manifesti che condannavano la censura in Ucraina proprio mentre il Presidente Viktor Yanukovych assicurava gli ospiti stranieri sul fatto che il suo paese avesse compiuto “il suo percorso dalla censura totale verso una società aperta”.

Yanukovych non ha reagito alla protesta silenziosa dei giornalisti, ma al contrario la sicurezza è riuscita a impedire loro l’ingresso e a sequestrare i manifesti. Le proteste, comunque, sono state immediatamente twittate dai partecipanti al congresso, generando centinaia di citazioni in Rete e un conseguente gran numero di tweet che hanno fatto muovere anche i maggiori media internazionali, compreso il New York Times, il Washington Post, Deutsche Welle e i molti altri che hanno coperto la notizia. La decisione di scegliere il congresso come sede per la protesta pacifica, infine, ha ricevuto anche la benedizione dei membri dello Stop Censorship Movement, un’organizzazione di giornalisti ucraini che si occupa di rispondere alla censura nel paese che si affaccia sul Mar Nero. In seguito alle proteste il Presidente Yanukovych ha affermato che le discussioni sulla mancanza di libertà di espressione in Ucraina riflettono stereotipi fuorvianti e le conseguenze di un’informazione non obiettiva. Molte Ong locali e internazionali che si occupano di media e informazione, però, hanno stilato una lunga lista di violazioni alla libertà d’espressione in Ucraina che hanno avuto inizio proprio dopo l’elezione di Yanukovych, avvenuta nel febbraio del 2010.

La situazione, se possibile, è persino peggiorata nel 2011 e nel 2012, periodo in cui la censura si è rafforzata a tal punto che Freedom House ha dovuto modificare la definizione dell’Ucraina da “libera” a “parzialmente libera”. Anche IREX ha registrato nel suo Media Sustainability Index del 2011 una crescente ostilità contro la libera stampa e Reporters Without Borders ha classificato Kiev al 116esimo posto (su 179) nel suo annuale Press Freedom Index.

L’Institute of Mass Information, una ong ucraina, si occupa di tenere memoria delle violazioni alla libertà dei media da molti anni: solo per il 2012 ha registrato 35 attacchi e minacce contro i giornalisti e 35 casi di ostruzione dell’attività professionale e censura. In modo piuttosto eclatante, il canale televisivo TVi, una delle poche emittenti che ancora critica il governo di Kiev, si è vista colpire più volte dai tentativi censori delle autorità. La sua indipendenza ha portato la rete tv a scontrarsi con l’opposizione del governo in varie occasioni, come nel 2010 quando TVi si vide sottrarre la sua frequenza o come in occasione del raid della polizia fiscale che portò a una lunga investigazione contro il presidente del canale per crimini legati alle tasse.

Le compagnie che gestiscono la tv via cavo ora cercano di escludere TVi dalle loro offerte o la inseriscono in pacchetti molto più costosi: secondo l’ufficio stampa dell’emittente sarebbero oltre 80 le aziende che aderiscono a questo boicottaggio non ufficiale. Fortunatamente, però, questa pratica sleale non è passata inosservata e molti giornalisti ucraini, insieme a una vasta fetta di pubblico, ha reagito organizzando proteste nelle immediate vicinanze del World Newspaper Congress. Ma mentre quelle manifestazioni gradualmente uscivano dall’agenda dei media, il governo non ha perso occasione per gettare altra benzina sul fuoco, promuovendo una nuova legge che criminalizza la diffamazione: dal 18 settembre scorso in Ucraina si può finire in carcere – fino a 5 anni di reclusione – per questo reato.

La legge, che dovrà essere approvata una seconda volta dal parlamento ed essere poi controfirmata dal Presidente, introduce sanzioni molto strette contro chiunque venisse giudicato colpevole di “disseminazione intenzionale di false informazioni che diffamano l’onore e la dignità di qualcuno o ne colpiscono la reputazione degli affari”. La legge in esame propone anche pene pecuniarie fino a 25mila grivini ucraini – circa 2500 euro -, lavori socialmente utili per due anni e, appunto, i cinque anni di carcere per i casi più gravi.

La legge è un grande passo indietro perché l’Ucraina aveva depenalizzato la diffamazione già nel 2001, una scelta che era stata salutata come un importante step verso una più ampia democratizzazione. Il tentativo di reintrodurre per via parlamentare le pene detentive per la diffamazione cade, non a caso, nelle immediate vicinanze delle elezioni di ottobre, coincidenza che non è passata inosservata e ha causato proteste nella comunità internazionale; Dunja Mijatovich, Rappresentante dell’OSCE per la Libertà dei Media, ha recentemente chiesto alle autorità ucraine di ritirare questa legge: “Chiedo a tutti i membri del parlamento di respingere l’emendamento proposto perché rappresenterebbe un grave attacco alla libertà dei media nel paese. Criminalizzare la libera espressione in una democrazia moderna significa indebolirne il dibattito e proteggere gli ufficiali pubblici da ogni forma di critica e potrebbe portare alla censura autoindotta per i media stessi”.

I giornalisti ucraini, dal canto loro, hanno unito le forze per protestare contro la legge. Il gruppo Facebook “Say No to the Libel Bill. It concerns everyone” ha già attirato 2500 membri, compresi alcuni giornalisti di spicco. Nella presentazione del gruppo si può leggere: “I giornalisti ucraini sono convinti che questa legge sarà utilizzata in modo selettivo contro chi criticherà le autorità. Questi scenari possibili, se attuati, distruggeranno la libera informazione in Ucraina perché molti cronisti rinunceranno alla critica del governo per paura di possibili condanne”.

Al momento, il futuro della legge non è ancora scritto, ma questi esempi forniscono uno spaccato più che chiaro sullo stato di salute della libertà di stampa in Ucraina e del suo lento deteriorarsi. Più le autorità insistono nel negare questo genere di libertà e i principi fondamentali della democrazia, più i giornalisti saranno costretti a cercare il supporto della comunità internazionale.

Traduzione dall’inglese “Media Freedom Threatened in Ukraine” a cura di  di Philip Di Salvo