Crisi e banche, come ne hanno parlato i giornali

12 Maggio 2014 • Giornalismo sui Media, Libertà di stampa • by

Se le banche funzionassero bene, queste dovrebbero essere invisibili agli occhi dei media e gli articoli che le riguardano dovrebbero essere nascoste nelle ultime pagine dei quotidiani maggiori, riservate all’attenzione degli shareholder e degli investitori. Negli ultimi anni, al contrario, le banche sono state molto visibili sulla stampa, occupando spessissimo le prime pagine, mentre cadevano vittime del peso dei debiti, pagavano benefit poco oculati e cercavano garanzie dai governi per sopravvivere. Il settore bancario, insomma, è stato sotto la luce dei riflettori.

Il Reuters Institute for the Study of Journalism ha collaborato con l’agenzia di comunicazione Prime Research per studiare il coverage finanziario in Europa sia stato bilanciato e adeguato. Lo studio, “Media coverage of banking and financial news” ha analizzato come i media hanno trattato delle banche tra il gennaio 2007 e la fine di dicembre 2013 nel Regno Unito, in Francia, Germania e in Italia. I ricercatori si sono concentrati su come i maggiori giornali in questi paesi abbiano coperto il settore bancario e finanziario e hanno anche svolto delle analisi in profondità su storie specifiche, dedicate a singole banche in particolare. In totale, sono stati messi sotto la lente d’ingrandimento 140mila articoli. Il periodo di tempo interessato ha consentito di guardare alla situazione sia prima che dopo il collasso della Lehman Brothers nel 2008.

Il risultato più chiaro è uno: le opinioni secondo le quali i media, tra il 2007 e il 2013, hanno operato per colpire duramente le banche sono esagerate. I risultati dello studio contraddicono infatti le opinioni di alcuni negli ambienti finanziari e accademici per cui i giornalisti siano stati particolarmente negativi o eccessivamente critici nei confronti delle istituzioni bancarie e finanziarie durante il periodo analizzato. Nonostante la portata della crisi finanziaria ed economica e il numero di scandali bancari scoperti, infatti, solo un quarto (25%) del coverage complessivo è stato giudicato “negativo”. Una percentuale simile (24%) è definibile invece come “positiva“. Il 3%, invece, è stato giudicato “misto”. Per la parte di studio che ha interessato il Regno Unito nello specifico, si è riscontrato anche come le banche, una volta che incontrano dei guai, hanno una probabilità assai maggiore di finire sulle prime pagine rispetto a qualsiasi altra azienda dell’indice Ftse e dei relativi settori. In questo caso, inoltre, il coverage negativo si è spinto oltre la frenesia mediatica iniziale, esponendo le aziende al rischio del danno di reputazione a lungo termine, scrivono i ricercatori.

risjQuasi la metà del coverage complessivo, pari al 48% del totale, è stato giudicato “neutrale”. I ricercatori hanno anche tracciato il volume delle notizie di business, la loro predominanza e le fonti utilizzate. Inoltre, lo studio si è concentrato su alcuni reporter di punta per studiarne l’evoluzione del tono utilizzato nel corso del periodo in analisi. I ricercatori concludono che il volume di notizie dedicate a questi temi è cresciuto nel corso del tempo e che il tono utilizzato si sia fatto via via più negativo. Le banche che hanno generato le notizie più negative sono state anche quelle più coperte dai media. L’incremento di notizie di business più vistoso è avvenuto nel primo quadrimestre del 2008. Il salvataggio delle banche Usa ha portato a una crescita del 30% nel coverage delle notizie di questo tipo in paragone all’anno precedente. La ricerca ha rivelato anche un altro picco nel numero di notizie finanziare nel 2012, in seguito all’uscita di un’ondata di diversi scandali in questo settore.

Robert G. Picard, docente e Direttore del Reuters Institute, commenta: “quando le cose vanno bene, i media sono più propensi a pubblicare buone notizie. La Royal Bank of Scotland, ad esempio, ha ricevuto un coverage molto positivo prima che incontrasse delle difficoltà. La nostra ricerca suggerisce che i media non vedono il loro ruolo né come sostenitori degli affari in tempi difficili né con l’essere troppo critici”. Quello che è chiaro è che quando le istituzioni  bancarie soffrono gravi perdite, diventano finanziariamente instabili, sono soggetti a interventi regolatori o diventano bersaglio di scandali o problemi legali, le notizie finanziarie diventano improvvisamente notizie da prima pagina. L’ammontare di coverage riservato cresce, infatti, e con un tono sempre più negativo. Quello che mostra la ricerca è che questa negatività può restare nell’orbita del coverage mediatico per mesi o anni, anche quando un’istituzione non sta più attirando il medesimo livello di attenzione mediatica.

Nello studio sono state analizzati gli articoli delle seguenti testate:
Uk (Financial Times and The Times); Germania (Frankfurter Allgemeine Zeitung, Handelsblatt); Italia (La Repubblica, La Stampa); Francia (Le Monde, Les Echos); pubblicazioni europee (Wall Street Journal Europe, Financial Times Europe, International Herald Tribune/International New York Times, The Economist). I contenuti relativi alle singole banche, invece, sono stati estratti dalle seguenti testate: The Times, Financial Times London, Wall Street Journal Europe, Financial Times Europe, The Economist, Daily Telegraph, International Herald Tribune, Financial News, The Banker, Reuters, Breakingviews.

Il report completo è disponibile qui, sul sito del Reuters Institute for the Study of Journalism.

Meera Selva è una degli autori dello studio. Il Reuters Institute for the Study of Journalism è parte del network dell’Ejo, nel Regno Unito. Una versione precedente di questo articolo è stata pubblicata originariamente sul sito del Risj, 29 April 2014.

Photo credit: EU Social / Flickr Cc