La pandemia da Sars-CoV-2 che ci ha colpiti nell’ultimo anno ha portato all’attenzione di tutti, anche dei non addetti ai lavori, l’importanza non solo scientifica ma eminentemente sociale di tre aspetti: la serietà dei metodi con cui vengono raccolti i dati sanitari, l’accessibilità delle loro fonti, la loro comunicazione trasparente e consapevole.
I dati sono uno strumento attraverso cui possiamo conoscere più a fondo la realtà e riuscire a interpretare la complessità che ci circonda: per questo è necessario che chi li tratta sia in grado di comprenderli grazie a competenze solide. Il “dato”, infatti, non è mai soltanto un numero, ma una rappresentazione di persone, storie di malattia, guarigioni, decessi, una sorta di “lingua” che “parla” a chi la sa leggere e ne conosce le regole. Un errore “di traduzione” e la sua replicazione sui mezzi d’informazione genera un equivoco che, in una materia tanto delicata come la nostra salute, ha effetti sulla vita di un’intera comunità.
Sulla base di queste considerazioni abbiamo quindi ritenuto necessario impegnarci in prima persona per la formazione e la divulgazione anche fuori dal contesto strettamente accademico affinché alcuni concetti basilari delle scienze statistiche diventino appannaggio di tutti, specialmente dei più giovani e di chi si occupa di divulgazione scientifica. Di qui l’idea di dare vita a una breve Winter School in Data Journalism presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, aperta a tutti, dal 25 febbraio al 19 marzo, in cui il nostro Centro Universitario di Statistica per le Scienze Biomediche, grazie all’aiuto di giornalisti esperti e psicologi sociali, conta di offrire una bussola per orientarsi con senso critico ed evidenza scientifica nel mare magnum dei dati sanitari.
Tutte le informazioni sulla Winter School e le modalità di partecipazione sono disponibili qui.
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