I media polacchi sono sempre più divisi, polarizzati e tribali. Una nuova ricerca, basata su interviste con alcuni tra i maggiori giornalisti del Paese, ha rilevato che il principio dell’oggettività viene progressivamente rimpiazzata da un nuovo “giornalismo identitario”, caratterizzato da storie ideologizzate che puntano a rafforzare una comunità di lettori con mentalità simile, introdotto e sviluppato dai media di destra.
Queste novità riflettono le recenti trasformazioni del panorama mediatico polacco, un cambiamento accelerato dalla vittoria elettorale del partito conservatore e populista Legge e Giustizia (PiS). Negli ultimi due anni il governo guidato dal PiS ha preso il controllo delle emittenti nazionali e ha annunciato il passaggio da media “pubblici” a media “nazionali”. Recentemente, inoltre, l’ente regolatore dei media polacchi, il Consiglio nazionale delle trasmissioni, ha multato l’emittente televisiva privata TVN24, di proprietà statunitense, per 1,48 milioni di zloty (circa 350mila euro) per la sua copertura delle proteste fuori dal Parlamento, avvenute nel 2016. TVN24 è stata accusata di “promuovere attività illegali e di incoraggiare comportamenti che minacciano la sicurezza”.
L’ascesa della stampa di destra polacca
Il mio paper, “Is there a chance for non-partisan media in Poland?”, sostiene che il panorama mediatico polacco abbia iniziato a cambiare dopo il disastro aereo di Smolensk del 2010, dove trovò la morte Lech Kaczyński, allora Presidente del Paese. Kaczyński era anche fratello gemello di Jaroslaw Kaczyński, attuale leader del PiS. Basato su interviste con sei grandi giornalisti polacchi – tre di organizzazioni mediatiche liberal (Gazeta Wyborcza, Polityka Weekly e Onet.pl), e tre di organizzazioni conservatrici (Wnet Radio, Sieci Weekly e Belsat TV) – il report descrive come la stampa di destra, politicamente insignificante fra il 1989, dopo il tracollo del comunismo, e il 2010, sia diventata ora altamente visibile e schierata, a partire proprio dall’incidente di Smolensk.
Il cambiamento è stato in parte guidato da Internet, che ha rimosso le barriere del mercato mediatico, incoraggiando così un’economia guidata dai social media, dalla velocità e dalla semplificazione. Da allora la partigianeria e la presa di posizione esplicita sono diventati beni ricercati: in questo nuovo ordine dei media, l’incidente di Smolensk ha fornito un potente catalizzatore per la resurrezione delle vecchie divisioni pre-1989 che ancora vivono nel profondo della società polacca. Dal 2015 le mosse del partito Legge e Giustizia per riformare il sistema mediatico del Paese, insieme ai vasti cambiamenti apportati al sistema giudiziario e al modo in cui funziona la società civile, hanno suscitato molte critiche internazionali.
I media di stato, ora largamente controllati dal governo, hanno spostato la propria copertura smaccatamente a destra e il loro messaggio è ora molto pro-governativo (e non è una sorpresa). Nel polarizzato e politicizzato mondo dei media polacchi, chi si trova più destra nello spettro politico vede questo processo come un cambiamento positivo, che abbraccia il pluralismo e dà voce alle sezioni sottorappresentate della società conservatrice polacca. A sinistra, invece, questo mutamento è visto come un attacco alla libertà dei media e alla democrazia.
Cosa penano i giornalisti polacchi del panorama mediatico della Polonia?
Tutti i giornalisti intervistati condividono la convinzione che dovrebbe esserci una maggiore distanza fra politica e giornalismo in Polonia. Ma in un Paese dove il confine fra i due ambiti è storicamente labile, la fine della crisi giornalistica e politica ancora non sembra delinearsi all’orizzonte. L’oggettività – di cui tuttavia si sente il bisogno – non sembra più essere l’obiettivo finale dei giornalisti polacchi, mentre il sostegno e il coinvolgimento nella politica continuano a dominare il panorama mediatico del paese.
Articolo tradotto dall’originale inglese da Giulia Quarta. Il report completo è disponibile qui.
Tags:libertà di stampa, polarizzazione, politica, Polonia, Reuters Institute for the Study of Journalism